Ad inizio stagione mi ero illuso di poter vedere qualche italiano nei playoff NBA, ma per come si stanno mettendo le cose sarà molto difficile che si realizzi questa possibilità. Danilo Gallinari sta ben figurando nei New York Knicks, ma la sua media di 13.1 punti a partita con il 43.6% da tre, non basta a risollevare il record di una squadra che al momento attuale vanta 3 vinte e 14 perse (terzultima nell'intera NBA). I Knicks stanno evidenziando le stesse lacune emerse nella seconda parte della scorsa stagione ed è molto probabile che realizzino un record peggiore rispetto a quello del 2008/09. Chi ha buona memoria ricorderà che il team di New York aveva un discreto record fino a quando fu organizzato una trade al fine di cedere Randolph. Non voglio di certo criticare la dirigenza per quella legittima scelta, ma dietro quella cessione si nascondeva l'evidente intento di alleggerire il salary cap per poter ambire ad almeno uno dei free agent che si libereranno la prossima estate, e si accettava chiaramente di rinunciare ad ogni ambizione di breve termine. Tutte le operazioni che i Knicks hanno svolto sul mercato sono finalizzate ad allestire un team competitivo nel 2010, peccato che però ci sia in mezzo una stagione da giocare, possibilmente in modo dignitoso. In mezzo a questo cantiere dove molti giocatori hanno già la valigia in mano, Gallinari prova a dare un senso alla sua esperienza NBA. L'anno scorso i guai fisici l'hanno limitato, mentre in questa stagione (in pratica lui è un rookie) sta dimostrando le sue qualità.
Le speranze per gli italiani sono riposte nei Toronto Raptors che però hanno perso lo smalto d'inizio stagione e, considerato che la contesa è iniziata da un mese, non c'è da essere felici. I Raptors delle prime uscite erano leggeri in difesa, ma almeno sviluppavano una manovra offensiva corale e fluida. La gara di ieri con Phoenix ha mostrato l'instabilità della pallacanestro proposta da Triano: se l'attacco non gira, la sconfitta è assicurata. I Raptors hanno avuto una percentuale dal campo del 39.1%, contro il 51.2% dei Suns, l'unica bomba di Toronto l'ha messa Bargnani (per i Raptors 1/20 da tre!). Queste statistiche non sono figlie del caso, ma del modo inconcepibile in cui gioca Toronto: pochi passaggi, poco movimento in attacco, Bosh e Turkoglu che catalizzano metà dei palloni e si prendono forzature esagerate, mentre dall'altra parte si vedeva una squadra che correva e faceva girare la palla coinvolgendo (quasi) tutti in attacco. La frustrazione dei Raptors diventava evidente quando Belinelli, perennemente ignorato dai compagni, decideva di fare tutto da solo e andava a prendersi un tiro impossibile da realizzare. Non per difendere Belinelli, che tra l'altro spesso decide di giocare 1 contro 5, ma dietro quel gesto si nascondeva la pessima gestione dei possessi offensivi operata da Toronto. Triano deve lavorare perché se i Raptors smettono di giocare come una squadra e di segnare possono perdere con chiunque.