martedì 30 marzo 2010

Abbiamo vinto!

A sentire le dichiarazioni post elezioni han vinto tutti. Forse qualcuno esagera, ed ora provo a stilare una personale classifica.

1) Lega Nord. Ha imposto due governatori al PdL e ha vinto in entrambe le regioni. Gran parte dell'attenzione mediatica si è concentrata sulla vittoria di Cota perché era inaspettata, ma a mio avviso ha più significato quella di Zaia. La vittoria era preannunciata, ma il PD è stato doppiato, la Lega si è confermata primo partito di Governo nel Veneto e il Ministro dell'Agricoltura è stato uno dei pochi uomini di Governo a ricevere un plebiscito popolare.

2) Beppe Grillo. Ieri ho seguito lo spoglio su corriere.it (Vespa è inguardabile, ormai quel format appartiene all'archeologia della comunicazione), e sentivo gli interventi dei vari Romano, Battista, anche dell'ottimo De Bortoli. Per tutti il movimento di Grillo si riassume con l'espressione magica "voto di protesta". L'espressione non mi trova d'accordo. Grillo ha usato il web, ma lo ha usato con intelligenza, non come certi parrucconi che usano il web come se fosse la televisione. Poi va anche detto che il movimento 5 stelle avvicina elettori delusi dalla politica, ma di norma avvicina persone con un livello culturale medio alto, interessate alla politica e desiderose di vedere proposte concrete. Sul sito di Grillo c'è un programma di 11 pagine con l'elenco delle idee dominanti e mi pare molto più concreto rispetto ai discorsi fumosi (e anacranostici) della vecchia politica.
Da notare che Grillo va forte tra giovani e abitanti delle città, ovvero le avanguardie. Il 7% in Emilia Romagna resta un dato strabiliante.

3) Vendola e Polverini. Ora tutti a festeggiare con Nichi e Renata, ma quanto hanno dovuto sudare questi due per ottenere la candidatura? Ringrazio Vendola perché ha ridimensionato D'Alema e il (finto) giovane Fitto. La Polverini ha avuto la meglio sulla Bonino, e a Roma, ieri sera, c'era tutto l'entourage del PdL a festeggiare. Chissà dov'erano quando Feltri e B. mugugnavano per la sua candidatura.

5) PdL. Come sempre Berlusconi si prende i meriti della coalizione, dimenticandosi che uno spostamento di voti da PdL a Lega è sinonimo di disaffezione nei suoi confronti. Il risultato del partito dell'amore è stabile rispetto alle europee, se non in lieve calo.Il Governo del fare è il migliore tra i Governi europei, o meglio, è il più apprezzato dai cittadini. Tanto per azzardare un paragone, Sarkozy ha subito una legnata pazzesca. Ma dietro ai "p.i.g.s." non c'è la Francia, bensì l'Italia. Forse monopolizzare l'informazione serve a qualcosa?

5) UDC - IDV. Tutti han detto che Casini ha perso. A dire il vero ha perso solo in Piemonte, per il resto ha centrato parte dei suoi obiettivi. La Poli Bortone si è mostrata un'ottima candidata in Puglia, nel Lazio credo sia stato decisivo, e dove ha corso da solo non ha sfigurato (vedi Lombardia e Veneto). Non ha fatto un figurone, ma di certo non deve essere insoddisfatto. Invece Di Pietro, avendo un partito non radicato nel territorio, dovrebbe subire le elezioni locali, ma l'IDV ha arginato la presunta emorragia di voti.

6) PD. Le 7 regioni vinte sono il massimo, però resta l'impressione di un partito che non decolla. Lo metto dietro al PdL perché nel PD stanno già litigando, con la "rivolta" degli ex Margherita. In questo gruppo ci stanno pure i Radicali, scottati dalla sconfitta della Bonino.

7) Verdi, Comunisti, ecc.. Al circo.

Ma che fine ha fatto "paneecicoria" Rutelli?

sabato 27 marzo 2010

Quelli che votano scheda bianca per non sporcare?

Se c'è una cosa che la mia piccola esperienza mi ha insegnato è che è difficile aspettarsi grandi cose da persone mediocri. Grazie alle lotte dei veri paladini della libertà noi oggi viviamo in una democrazia, ma se ci guardiamo un attimo intorno capiamo in due secondi che questa massa di debosciati non si merita tanta grazia. L'italiano medio è stato ben descritto dalla canzone degli Articolo 31, e dopo più di cinque anni siamo riusciti nell'impresa di peggiorare. La vera democrazia non sta nella libertà di mettere una croce su una scheda e poi andare da Silvio a rispondere "Sìììì" o "Noooo" a comando, e non è neanche fare un comportamento duale odiando a prescindere quello che dicono i guelfi. Con buona pace di Schifani (che difatti rappresenta un' istituzione, ma non si sa quali meriti culturali abbia) la vera democrazia sta nella partecipazione attiva dei cittadini, che non devono sentirsi obbligati a fare politica, ma devono sentire il dovere morale di informarsi e di avere la piccola ambizione di elaborare un pensiero personale di senso compiuto.

In Italia abbiamo una massa enorme di analfabeti di ritorno, gente che, se la dai un articolo di giornale da leggere, non sa poi spiegarti cosa c'è scritto. Se la politica cade in basso non è solo perchè abbiamo i populisti al Governo (e anche all'opposizione), ma perché c'è un pubblico che ha la capacità cerebrale di un insetto e trova appagamento nella logica manichea. Del resto siamo tutti un po' vanitosi e ciascuno di noi si sente gratificato quando ascolta qualcosa che gli risulta comprensibile.

Le piazze riempite dai partiti sono state l'esaltazione del nulla, della politica scontro, della logica del "noi amiamo, voi odiate" o del "noi siamo onesti, voi rubate". Ma è questa la politica che avevano in mente i grandi pensatori dell'Antica Grecia? La tanto celebrata evoluzione sociale, che si è trascinata per secoli, voleva arrivare a questa dialettica?

La delegittimazione della cultura e la distruzione dell'istruzione messa in atto dal Ministro Gelmini, coi suoi tagli a pioggia, non lascia grandi previsioni per il futuro. Un paese senza cultura e senza l'amore del sapere non può essere un vero paese democratico.