sabato 30 gennaio 2010

Tra Cassandre e la realtà

Davanti alla crisi il Presidente della Camera ha invitato tutti a stare in guardia dalle "Cassandre" che si divertono ad annunciare catastrofi. Se l'Italia fosse una vera nazione, l'espressione sarebbe ineccepibile, invece purtroppo siamo solo una somma di individui e la tanto decantata "unità nazionale", oltre a non esistere, non si è mai manifestata con dei fatti oggettivi. Tanto per fare un banale esempio potrebbe essere utile ricordare come si è comportata questa maggioranza quando, tra il 2006 ed il 2008, era all'opposizione. Non mi pare che Berlusconi andasse in giro a spargere ottimismo, anzi era il primo a soffiare sui focolai di disagio sociale e si divertiva a descrivere le disgrazie di un paese caduto in miseria. Qualche elettore del PdL potrebbe anche obiettare che Berlusconi faceva il suo dovere perché quella situazione era migliorabile, ma allora perché deve essere denigrato al ruolo di "Cassandra" chi critica l'operato del Governo del fare? Non è che qualcuno pensa di imporre la sua visione opprimendo il dissenso?

Chi non ha votato questo Governo ha il diritto di criticarne l'operato e semmai spetterà ai cittadini dimostrare di essere maturi, valutando i fatti e distinguendo il populismo propagandistico dalle situazioni oggettive.

Lo scorso 10 agosto il Presidente del Consiglio aveva detto queste parole:"dagli ultimi segnali che provengono dalle istituzioni internazionali vedo che il nostro Paese è quello che va meglio in Europa e questo mi dà ulteriore fiducia". Molto probabilmente all'epoca eravamo quelli messi meno peggio, ma i nuovi dati del FMI dimostrano che l'Italia non trainerà la ripresa europea. E nel pensarlo non trovo alcun motivo di gioia, ma solo la rabbia di chi viene preso quotidianamente in giro da una classe dirigente troppo preoccupata della sua sopravvivenza per poter attuare le riforme strutturali di cui il paese ha bisogno.

Siamo carenti sulle infrastrutture. Abbiamo una macchina statale costruita secondo una logica clientelare e le battaglie di Brunetta sarebbero ancora più credibili se l'esecutivo iniziasse a dare l'esempio. Troppo facile tagliare migliaia di insegnanti, mentre poi questo Governo continua a creare nuovi Ministeri, nuove commissioni, nuovi enti (che si sovrappongono a realtà già esistenti), ecc. Si risparmia su alcuni servizi essenziali e poi si strapagano i gabinetti dei Ministeri con promozioni a raffica di vassalli vari. Così non va.

Infatti mentre c'è un'Italia che gode per le gentili concessioni del Sultano, ce ne è un'altra che si preoccupa dell'andazzo. E' un'impresa epica quella di sminuire i dati del FMI alla voce "Cassandre" (o anti italiani), ma l'evidenza dimostra che l'Italia non sta sfruttando l'opportunità di operare una profonda ristrutturazione al fine di guadagnare competitività. Nel 2010 faremo un +1%, nel 2011 saliremo del +1,3% e queste performance sono in linea con l'andamento dell'Europa (+1% e +1,6%). Nel frattempo la Francia si prevede che salirà del +1,4% e +1,7%. La Germania +1,5% e +1,9%. Anche il deriso Regno Unito crescerà più velocemente (con buona pace di chi rideva quando si parlava di rimbalzo britannico) di noi, con un +1,3% e +2,0%. Solo la Spagna sta peggio di noi. Per Zapatero si annuncia una stagione travagliata con un deficit PIL all'11%, una disoccupazione al 20% e una nuova contrazione del PIL. Sì, perché il PIL non sarà un indicatore perfetto, ma rispecchia l'andamento economico di un paese ed è sempre preferibile alle fesserie di Tremonti su indicatori alternativi di dubbia utilità (qualità del paesaggio, numero di auto, numero di cellulari). Poi se qualcuno scambia il PIL per un livello di qualità della vita è lui a commettere la leggerezza di travisare il significato dell'indicatore.

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Ferrara sollevato dall'incarico, arriva Zaccheroni

Dopo un'agonia durata due mesi, la dirigenza della Juventus ha finalmente deciso di dare un segnale e ha sollevato Ciro Ferrara dal suo incarico. L'ex (grande) difensore dei bianconeri ha pagato l'inesperienza ed è anche stato poco aiutato dalla buona sorte. Di certo ha anche avuto colpe specifiche e l'impostazione tattica della squadra mi ha spesso lasciato perplesso. In tutta questa metà di stagione la Juventus ha giocato con uno schema troppo offensivo rispetto all'evidente fragilità della retroguardia. Forse Ferrara avrebbe avuto maggiore successo se la dirigenza avesse comprato altri difensori sul mercato, ma i Blanc / Secco non han saputo far altro che ascoltare i consigli di Lippi.

Gli acquisti di Cannavaro e Grosso sono uno dei fallimenti della dirigenza. Bisogna constatare che i due campioni del Mondo non stanno facendo fare alcun salto di qualità ai bianconeri e, a mio parere, sono due giocatori inutili per un progetto di medio termine, mentre i tanto criticati Melo e Diego possono essere recuperati se si inizia a costruire una squadra in cui si prova a dare un senso alla parola equilibrio, combinando giocatori complementari.

La Juventus degli ultimi anni stava in piedi grazie all'entusiasmo degli ultratrentenni. Ranieri aveva trovato un buon equilibrio difensivo. Purtroppo alcune gare venivano perse per un fuorigioco esasperato, ma la squadra aveva un gioco, e la tecnica di Del Piero (quest'anno sempre infortunato), Camoranesi e Nedved, creava un bel mix perché si coniugava con una coppia di centrali muscolari. La Juventus di oggi ha molto meno smalto, ha meno capacità tecnica nell'undici titolare ed è ormai attanagliata dalla paura di sbagliare.

La gara di Coppa con l'Inter è stata emblematica. Nessuno si muoveva senza palla. La coppia di telecronisti poi si ostinava a ricordare il digiuno di Amauri, ma è un po' difficile produrre qualcosa se nessun giocatore attacca gli spazi. Nel complesso era evidente l'assenza di un centrocampista "intelligente" perché quella Juve, con un Nedved al posto di De Ceglie (purtroppo non migliora!) sarebbe stata una discreta squadra.

Il compito del nuovo allenatore bianconero è arduo. Zaccheroni non ha fatto bene nelle sue ultime esperienze, ma qualche attenuante deve essergli riconosciuta. All'Inter e alla Lazio ha fatto il traghettatore, mentre il Torino della gestione Cairo pare essere anarchia allo stato puro. Ora Zac può riscattarsi alla Juventus. L'obiettivo Champions è fattibile perché, Roma a parte, le altre pretendenti non sembrano essere in grado di tenere questo ritmo, ma di certo alla Juve serve una sterzata a partire dall'atteggiamento dei giocatori rispetto alle partite. Poi, Champions o no, entro fine anno bisognerà anche esplicitare un giudizio sui dirigenti, il cui operato pare indifendibile.

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Crisi Juve: se non cambi non migliori. Qualcuno li cacci

La Juve ha perso pure con la Roma. Ranieri ha consumato la sua vendetta e sottoscrivo la sua scelta di non salutare la ciurmaglia di pseudo esperti che guida la gestione sportiva della Juventus. L'anno scorso il club bianconero era in lotta in campionato (avrà avuto almeno dieci punti in più), in corsa per la Champions e, udite, udite, anche l'anno scorso c'erano infortuni a palate. Bastò una sciagurata primavera per ascoltare i consigli di Lippi. Ranieri, a furor di popolo, fu esonerato, e Ferrara pareva una soluzione temporanea, ma due fondamentali vittorie nel calcio di maggio furono più che sufficienti per trasformare un rimedio in scelta progettuale.

Quello che è cambiato tra un anno e l'altro si deve solo riassumere nelle scelte operate da chi ha potere di firma. Bisogna sempre premettere che la Juventus paga l'inopportuna scelta di entrare nel listino di Borsa Italiana: crea un'ambiguità di fondo perché l'esasperata ricerca del risultato economico non si concilia con quello sportivo. Ma la storia del calcio insegna che si può vincere tutto con club che, da un punto di vista economico, sono disastrati, mentre è difficile avere il contrario (bei bilanci se non ottieni risultati).

Blanc e Secco non capiscono nulla di calcio, e le campagne acquisti lo testimoniano. Potranno fare un bello stadio e nascondersi dietro un bilancio decente, ma se il valore del club (come si misura? boh) includesse anche il potenziale dei giocatori, allora saremmo in pesante rosso. La difesa è emblematica. Due anni fa Criscito fu linciato dopo il suo primo errore a Roma, quando Totti segnò in fuorigioco. Molinaro è stato messo in croce perché non sa crossare, ma ora abbiamo invece quel fenomeno di Grosso (over 30!) che anche ieri ha causato un rigore. Purtroppo quello non è un terzino, e ogni partita crea almeno un'occasione colossale per gli avversari. Cannavaro (over 35) è stato preso per garantire esperienza, ma, oltre al fatto che è un ex-giocatore, non era meglio puntare per davvero su un giovane? La linea verde è solo di facciata perchè i giovani sono solo dei rincalzi.

La prima Juve di Moggi era andata a pescare Ferrara, che non era un bambino, ma neppure un ex giocatore all'epoca. E poi i Montero, Iuliano, mica fenomeni, ma per quelli si era pazientato. Poi ci sono i disastri in serie in mezzo al campo, di cui ho già scritto. Le sontuose plusvalenza segnate con Marchionni e Zanetti faranno gongolare gli investitori gonzi (perché ad investire nella Juve si è tali). E' un vero peccato che queste strabilianti scelte contabili verranno spazzate via dai mancati ricavi della Champions League. Nel complesso Blanc e Secco hanno fallito su un punto fondamentale: manca la spina dorsale, sebbene abbiano recuperato le risorse economiche per fare mercato tutti gli anni. Si è puntato su giocatori sopravvalutati, ma il cui habitat naturale è la squadretta, e la partenza dei giocatori di sostanza ha svuotato gli equilibri della squadra. Si sono comprati dei comprimari scambiandoli per giocatori di carattere. Un errore da Inter degli anni '90.

Poi c'è anche il capitolo della gestione tecnica. Col Milan tre gol subiti da corner. Per intenderci le squadre di Capello ne subivano tre all'anno in media. Poi vi sono pure gli errori in serie. Col Catania gol in contropiede al novantesimo, ieri l'espulsione di Buffon è nata da un calcio d'angolo a favore. E' la stessa situazione vista con gli etnei e la cosa dimostra quanto sia inadeguata la gestione tecnica. L'anno scorso Ranieri fu criticato per il gol in contropiede subito al novantesimo col Genoa, ma all'epoca si lottava per lo scudetto ed era giusto rischiare, ora la media è da serie B.

La verità è che la Juve di Ranieri, anche nei momenti difficili, dava l'impressione di essere una squadra, la squadra di Ferrara ha invece paura della sua ombra. Ma è anche tardi per cambiare allenatore. Si poteva prendere Spalletti, ma ora è allo Zenit e certe pressioni sono servite a qualcosa; si poteva pazientare con Ranieri, ma c'era a rischio il fondamentale secondo posto (per la cronaca ora siamo quinti); si parlava del Mancio, ma ora è al City. Sul mercato c'è solo Hiddink e alla Juve serve un vero allenatore. Poi a giugno ci sarà anche da togliere le cariche ai due cervelloni, ma quello è un altro discorso.

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sabato 23 gennaio 2010

Robin Hood e la lotta all'evasione

Quando nel 2006 Prodi vinse le elezioni che sancirono la scomparsa del centro sinistra italiano, non si riusciva a capire chi l'avesse votato. Era tutto un prendere le distanze dal Governo dei "comunisti" e dei Ministri impopolari, e il centro sinistra ha commesso l'enorme delitto di subire passivamente questo linciaggio mediatico senza proporre un'adeguata risposta. Forse i cervelloni dei DS, della Margherita e della sterminata miriade di partiti che componevano l'allegra "Armata Brancaleone", pensavano che gli italiani fossero immunizzati al populismo, ma si sbagliavano.

La rivolta di Berlusconi & co poggiava su due cardini: l'attacco (giusto) ad alcuni Ministri di dubbia capacità e il populismo di quarta categoria in campo economico. L'operato dei Pecoraro Scanio, Ferrero, Diliberto & co, ha creato un enorme malcontento nella popolazione moderata (anche di centro sinistra), e questi signori hanno compiuto il miracolo di far sparire i veri comunisti dal Parlamento italiano ed europeo. Il tutto in meno di due anni. Complimenti. Ma l'aspetto che più preme è la gestione della questione economica.

I 5 anni di Governo "liberale" (Berlusconi) hanno segnato una crescita economica imbarazzante, a maggior ragione se consideriamo l'ultimo triennio (2004/06). In quei tre anni l'Italia ha segnato un complessivo +3,42% (+1,5%; 0%; +1,9%). Nello stesso periodo la Germania ha fatto +4,35%, la Francia +4,36%, UK +6,66% e Spagna +11,19%. Insomma si reggeva il confronto solo con Germania e Francia, mentre il resto d'Europa cresceva a velocità doppia (e ora ci esaltiamo per qualche decimo di recessione in meno!). Contemporaneamente il deficit galoppava in libertà. La soglia del 3% era sfondata in tutta tranquillità, e poco importa se avremmo già dovuto centrare l'obiettivo del pareggio di bilancio (previsto dal trattato di Maastricht), tanto pure Francia e Germania erano in deficit, seppur più leggero, e le rigorose norme europee erano state corrette in modo da accontentare i due giganti.

Nell'Aprile 2006 si sapeva che chiunque vincesse avrebbe poi dovuto fare i conti col bilancio pubblico. Padoa Schioppa ha compiuto un mezzo miracolo. In un solo anno ha riportato il deficit sotto il 2%, e forse bisognerebbe ringraziarlo. Quell'inversione di rotta ha permesso alla nave di non affondare sotto le cannonate di una crisi futura mai vista prima. E' stata una scelta previdente che si è declinata in un lieve aumento della pressione fiscale e in un forte rafforzamento della lotta all'evasione. Ma i futuri democratici non si sono preoccupati di spiegare al popolo il significato dell'espressione "responsabilità politica", ed è stato abbastanza facile trasformare un tentativo di aggiustamento dei conti pubblici in un'opera dei perfidi "comunisti (vampiri)" che godono nel rubare i soldi alle 60 milioni di anime pie che vivono nello stivale.

E' arrivato il Governo del fare con la sua mirabolante lotta all'evasione, culminata con la generosa sanatoria dello "scudo fiscale". Passi che siamo il paese che sta meglio al mondo, anche se non è vero. Passi pure che Tremonti è un Robin Hood, che propone la tassa contro le banche, e poi invece non muove un dito per scagliarsi contro un provvedimento che libera i "Giovanni re fasulli d'Inghilterra" (Fiorani, Tanzi, ecc..vedremo se poi sarà così). Ma sentire dire che la raccolta dell'evasione è merito di questo Governo è la più grande barzelletta del nuovo decennio.

Un controllo dell'Agenzia delle Entrate non dura due giorni, ma spesso mesi perché magari si può trattare di confrontare una dichiarazione dei redditi con uno stile di vita. Insomma, ci deve essere una presumevole certezza che il sospetto evada, e di norma non penso che vanno a chiederglielo direttamente. Ma il Governo del "fare" ha il pregio dell'istantaneità, fanno una legge e dopo un giorno si sentono già gli effetti. Un sessuologo lo potrebbe definire un effetto Viagra. Allora cosa dovremmo dire del D.L. 112 "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria" in cui il limite dei pagamenti in contante passava da 5.000 a 12.500 euro, spariva l'obbligo di mettere il codice fiscale sugli assegni in "forma libera", saliva il limite per gli assegni e per i libretti di deposito al portatore. Anche queste norme rientravano nella lotta all'evasione?

Il vice di Feltri ci ha spiegato a Ballarò che le norme sulla tracciabilità dei pagamenti sono "norme da Stato di polizia in odore di comunismo". Ma quell'uso della tecnologia forse garantirebbe quell'equità sociale che noi italiani invochiamo solo quando subiamo qualche disservizo, e Sallusti potrebbe andare dagli americani a spiegar loro che sono comunisti.

giovedì 21 gennaio 2010

L'effimera gioia per l'elezioni americane

Quando Barack Obama vinse le elezioni nel novembre 2008 ricordo che Diego Bianchi (in arte "Zoro") realizzò uno speciale in "Parla con me". Si prendevano in giro tutti i piddini italiani che avevano fatto le ore piccole per festeggiare la vittoria di Obama. Il senso del pezzo era chiaro perché si metteva in evidenza come la vittoria di Obama fosse una quesione che riguardava gli americani e non noi italiani. Poi era di una comicità senza pari vedere la Melandri che abbracciava tutti, mentre sei mesi prima aveva assistito alla Waterloo della sinistra italiana. Questione di gusti.

Ma forse sto già sbagliando. Ho usato la categoria sinistra e noi italioti ci lasciamo guidare da questa divisione in destra e sinistra per dare libero sfogo al nostro istinto da ultras. Risvegliamo la voglia di tifo ad ogni elezione straniera, va bene qualunque cosa. Può essere Aznar che perde con Zapatero, può essere Sarkozy che batte la Royal (socialista!!), può essere Brown che rischia per l'ascesa dei conservatori, e poi il tifo da stadio arriva al massimo quando si tratta dell'election day americano. Ogni anno, ogni elezione diventa motivo d'orgoglio per democratici e pidiellini che se potessero, si schiererebbero pure su chi tifare nel challenger di San Marino. Ma serve a qualcosa questa passione?

L'interesse per la politica estera è un fatto positivo, ma deve essere incanalato non in uno sterile entusiasmo, bensì deve concentrarsi nella valutazione dei temi portanti di ciascun candidato. Mentre in Italia perdiamo tempo tra amore, odio e simili, all'estero gli elettori votano per i programmi, e se qualcuno non li rispetta è punito. Non c'è crisi che tenga. Qualcuno saluta con giubilo la vittoria dei repubblicani in Massachussets, ma è bene ricordare che i repubblicani sono lontani da un esecutivo che vota una norma bislacca come il "processo breve", e beneficiano del voto di protesta del popolo americano, contro un'amministrazione che non ha ancora sanato tutte le ferite aperte dalla crisi economica.

In Italia invece ci affidiamo all'amore e all'ottimismo da fessi che pubblicizza il nostro Presidente del Consiglio. Poi è superfluo rimarcare l'atteggiamento da ebeti con cui guardiamo alla politica estera, ma qualche esempio vorrei farlo. La capacità di imitare ha trovato il suo culmine quando Veltroni ha scopiazzato il motto di Obama, dall'altra parte ora ci sarà invece una giornata dell'orgoglio repubblicano italiano ("Yes, he did it"). Scusate se non sento la musica! Ma invece ho una chiara visione sulla classe politica italiana (locale e nazionale) che si preoccupa solo di dire alla gente le cose che vuole sentirsi dire. Ai ragionamenti (costano fatica, e poi metti che il tuo interlocutore non capisce!) si preferisce la "Spritz Politik" basata sulle icone, sugli aperitivi e sulle patetiche simpatie per realtà che non ci riguardano. Ma è innegabile che sia tutto più chic.

mercoledì 20 gennaio 2010

Il processo breve passa al Senato, ma non risolverà i problemi strutturali

Mentre il PIL segna un ottimo -4,8% (siamo davanti a UK, evvai!), e per Bankitalia la disoccupazione è schizzata ben oltre il 7%, in Italia ci sono altre urgenze da affrontare, come ad esempio il problema della giustizia. In questi mesi abbiamo sempre sentito un'analisi raffinata, ma sostanzialmente di parte perché prendeva solo alcuni dati al fine di convergere l'intera opinione pubblica in una diagnosi condivisa. E' superfluo ricordare che i giornalisti del Giornale, di Libero, di Mediaset e i parlamentari pidiellini (e leghisti) si sono prodigati per convincere tutti che se la giustizia non funziona è colpa dei magistrati fannulloni. Per supportare questa semplificazione si è pure utilizzato l'escamotage manicheo, sempre utile per chi vuole raffigurare la realtà in modalità binaria per rincorrere un'apparente vittoria nei dibattiti da talk show.

Comunque lo sforzo dei soliti noti pare aver convinto buona parte degli italiani, e oggi il Senato ha approvato il disegno del processo breve. Senza entrare nel merito agli aspetti tecnici vorrei però introdurre due argomenti. Il primo è qualche spunto d'analisi del problema. Se la fase di esplorazione della realtà viene condotta in modo superficiale al fine di inseguire una tesi precostituita, sarà poi difficile risolvere alla radice il problema. Il secondo aspetto, che tra l'altro spiego subito, riguarda i mille modi con cui possiamo giustificare un'azione. Anche ieri l'onnipresente Sallusti ha usato il tormentone de "il ddl Finocchiaro era uguale, quindi il PD dovrebbe essere d'accordo col PdL". Ma se il ddl Finocchiaro è rimasto sulla carta vorrà pur dire qualcosa, e comunque una stupidata è tale anche se la fanno in tanti.

L'aspetto su cui più mi dilungo è sull'analisi del fenomeno giustizia. Anche ieri Sallusti ha tuonato dicendo che in Italia si spende più che all'estero, e sia la spesa assoluta che quella pro-capite sono superiori a quelle degli altri paesi europei. Ma prima di prendere i numeri per dare un tono di verità alle parole sarebbe buona cosa valutare la precisione dei dati e il loro legame con il problema (che è quello dei tempi medi del processo). Un confronto tra Italia, Francia, Germania, UK, ecc, può essere fatto se il contesto giuridico è simile e ciò è determinato dall'insieme di leggi in vigore che influenzano il numero di reati contestati e i tempi tecnici dei processi. Se il contesto differisce, l'analisi cruda dei dati assoluti non solo è poco precisa, ma può essere addirittura fuorviante.

A tal proposito vorrei fare un esempio per capire quanto il contesto influenza la lettura dei dati. Facciamo finta di essere una società che produce lettini abbronzati. L'UE (o giù di lì) ha consigliato di non dotarli di una potenza superiore a 0,3 W/m^2, ma spetta poi ai paesi decidere cosa fare del consiglio. Poniamo che Sarko trasforma il consiglio in divieto, mentre Silviò non mette alcun divieto. La nostra azienda produce lettini con una potenza di 0,5 e a fine anno scopriamo, dopo aver fatto un lungo viaggio ai Caraibi, che il responsabile francese ha venduto 0 lettini, mentre l'italiano ne ha venduti mille. Che si fa? Se mutuiamo la logica dell'indicatore assoluto verrebbe da dire che abbiamo un genio (in Italia), e un cretino (in Francia), ma forse è più cretino chi produce prodotti invendibili per il mercato francese. Insomma, il contesto non è un di più, ma la base del ragionamento.

Facciamo finta che tra Italia, Francia, Germania, Uk non ci siano differenze e possiamo confrontare i dati senza farci troppe remore (in realtà il nostro sistema è strutturalmente predisposto per essere il più lento). Un articolo de "La Stampa" comparava i diversi paesi, e i risultati sono strabilianti. L'indicatore assoluto non spiega la velocità, e lo stesso vale per l'indicatore relativo (se al denominatore ci infilo il numero di abitanti). Se la tesi da dimostrare è che i magistrati sono fannulloni, allora ha più senso considerare quante risorse economiche spendo per processo. E' lì che posso avere un'analisi oggettiva perché un servente (dall'accettazione negli ospedali, al magistrato) lavora sul singolo processo / richiesta e in questo modo posso capire quante risorse sono destinate al singolo processo.

Il rapporto Cepej indicava che la spesa del sistema giudiziario, al netto del patrocinio legale gratuito, era di: 4 mld di euro in Italia, 8,2 mld la Germania, 3,32 mld UK, 2,8 mld la Spagna e 3 mld la Francia. Questa spesa annuale andrebbe poi a soddisfare la coda di processi da smaltire e le nuove cause, poniamo che sia spalmate sulle cause in corso. Incrociando numero di processi e budget annuale si può determinare lo stanziamento medio per processo. In Italia erano pendenti 9 mln di processi. I processi civili nelle corti di prima istanza erano 3,68 mln, contro i 1,16 mln della Francia, 554k Germania, 781k Spagna. Se andiamo nelle cause penali di primo grado l'Italia è capofila con 1,2 mln di processi, mentre Germania, Francia e UK assieme fanno circa 500k.

Insomma, la spesa complessiva è alta, ma lo stanziamento annuo per processo è molto basso (siamo in un ordine di grandezza inferiore!) e quindi bisognerebbe valutare se è solo questioni di soldi o se non sarebbero invece necessarie delle leggi che velocizzano i processi senza per questo ammazzarli. La ratio del processo breve (tralasciando lo schermo di facciata) è un po' quella di far finta di non sapere, mentre qui servirebbe la voglia di copiare dai paesi stranieri quegli automatismi che rendono più veloce il dibattito, eliminando, ad esempio, il concetto della prescrizione del processo perché determina una divergenza di obiettivi tra le parti in causa, con un'accusa che vuole andare in fondo e una difesa che vuole tirarla per le lunghe. E' questo il vero dramma dell'Italia perché crea una situazione in cui le finalità di magistrati e avvocati non coincidono, e ciò non si concilia con l'obiettivo sbandierato di ridurre i tempi.

martedì 19 gennaio 2010

Mentre la Juve sprofonda, il Milan risorge

Come sono lontani quei bei tempi in cui i milanisti non parlavano più di calcio. Sembra sia passata una vita, ma eravamo solo nello scorso mese di agosto (5 mesi fa) e per il Milan sembrava iniziare un calvario in cui l'allenatore pareva essere un buon manichino incapace di motivare i giocatori. A quei tempi il Milan era imbarazzante e la sconfitta nel derby aveva mostrato l'enorme gap che pareva esserci tra le due rose.

Resto sempre dell'idea che l'Inter sia superiore al Milan, ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, e bisogna riconoscere a Leonardo i suoi enormi meriti. Ha saputo creare "allegria" (anche se qualcuno vorrebbe che usasse la parola "amore", chissà perché?) in una squadra sfiduciata e sulle gambe, ha saputo rigenerare i due brasiliani più pagati dal club rossonero (Dida e Ronaldinho) coprendo in modo più che decoroso quel vuoto lasciato da Kakà e, soprattutto, ha sistemato la difesa. Sento molte critiche favorevoli a questo Milan e la maggior parte dei giornalisti si è sperticata in elogi al modulo offensivo, ma a mio modesto parere bisognerebbe esaltare la coppia di centrali rossoneri. Thiago Silva era un'enigma e ora si migliora gara dopo gara, mentre Nesta è tornato ai suoi livelli e al Mondiale farebbe comodo.

Nel complesso emerge una squadra che si è risollevata dalla crisi iniziale e ora sembra poter addirittura competere con la corazzata nerazzurra. In chiave scudetto vedo favorita l'Inter, ma il Milan potrà pensare di insidiarla se nel derby saprà sfruttare le assenze dei cugini.

Nel frattempo continua la via crucis bianconera. La sconfitta col Chievo ha portato la Juventus fuori dalla zona Champions, ma non ha portato all'esonero di Ferrara. Sulle capacità dell'allenatore napoletano ho molti dubbi, ma di certo non può essere considerato l'unico colpevole. Oltre alle logiche responsabilità imputabili a chi l'ha scelto bisognerebbe anche analizzare le scelte operate sul mercato. In un mio post (fazioso) avevo esaltato l'autonomia finanziaria della Juve, quel concetto resta sempre valido, ma qui si tratta di valutare cosa si è fatto dei quattrini investiti, e, purtroppo, le note sono dolenti. L'unico reparto che si salva è quello dei portieri, per il resto la situazione è da circo, e non può che migliorare (si spera).

In difesa i consigli per gli acquisti di Lippi hanno trasformato una discreta retroguardia in un groviera. Cannavaro è inguardabile, mentre Grosso non ha fatto fare alcun salto di qualità e lascia sempre scoperta la sua posizione. Sul fatto che l'eroe del Mondiale sia un difensore atipico ci sono pochi dubbi, ma le prestazioni di questi due campioni del Mondo ultratrentenni fanno quasi rimpiangere Legrottaglie e Molinaro. Entrambi sono tecnicamente meno dotati dei nuovi, ma Molinaro difendeva meglio (e crossava peggio, molto peggio), mentre Legrottaglie era ben affiatato con Chiellini. In definitiva, ad oggi, Cannavaro e Grosso hanno deluso, quasi quanto il tanto fustigato Felipe Melo.

Ma è per la strategia su centrocampo e attacco che la premiata ditta Secco - Blanc dovrebbe andarsene perché non ne hanno azzeccata mezza. I due super manager hanno sacrificato Marchionni e Zanetti per scrivere a bilancio plusvalenze ridicole, e se il beneficio contabile è trascurabile lo stesso non può essere detto per la perdita tecnica. Ora la Juve si trova con una trafila di centrocampisti centrali che sbagliano pure gli appoggi, ma non c'è da stupirsi se tieni i piedi fini di Melo, Sissoko e Poulsen, e contemporaneamente cedi Zanetti e parte Nedved. Nella Juve di Ferrara c'è una notevole carenza di qualità dovuta alle operazioni effettuate e all'età di alcuni giocatori cardine, ma molte cose erano prevedibili. Il tanto vituperato Ranieri aveva rispolverato Marchionni e l'alternativa a Camoranesi (in calo pauroso) era già pronta in casa, ma in nome di un nuovo progetto sono sparite le ali (ritiro di Pavel e cessione di Marchionni), salvo poi scoprire a metà stagione che la Juve non ha gioco sugli esterni.

In attacco invece c'è stato un disastro sfiorato. Gli intoccabili sono le due punte che stanno rendendo meno. Del Piero ha l'attenuante di arrivare da un lungo periodo di inattività, mentre Amauri resta un buon attaccante incapace di segnare con continuità. Ma l'assurdo è che per mesi, e anche di recente, si è parlato di vendere le altre due punte, che però hanno garantito punti e risultati (fino a quando non si sono infortunate). Trezeguet, quando sta bene, ha sempre segnato (7 gol), mentre Iaquinta è l'unico a mettere un po' di grinta, e col suo dinamismo rende un po' imprevedibile il gioco bianconero. Se vendono anche questi due la Juve rischia seriamente di finire la stagione fuori dalla zona Champions

domenica 17 gennaio 2010

Prima le intenzioni e poi i fatti

Il pasticcio di Berlusconi sull'IRPEF dimostra l'ingenuità del nostro Presidente del Consiglio. Lui è buono, è il capo del Partito dell'Amore, e vorrebbe regalarci felicità e gioia, ma purtroppo una brutta crisi (comunista) non gli consente di attuare i suoi buoni propositi. Maledizione! Ma si può ritenere competente e affidabile un Presidente del Consiglio che parla di riforme fiscali senza prima consultare il Ministro dell'Economia e senza prima informarsi sulla situazione dei conti pubblici? Come dobbiamo valutare tutte le sparate berlusconiane sulle riforme economiche? Ormai, esclusi i feticisti del salame sugli occhi, sono classificabili come "uscite incaute", parole al vento con il comune denominatore del "vorrei, ma non posso". Purtroppo in politica questa categoria dovrebbe essere inclusa alla voce demagogia, e chi ne abusa, per illudere le persone, dovrebbe almeno essere redarguito da stampa ed elettori.

In Italia viviamo però in una situazione di rimbecillimento collettivo e la presa di posizione di Feltri, che ha giustamente parlato di "pasticcio sulle tasse", sarà incomprensibile per buona parte dei fedeli berlusconiani. Per loro Feltri non ha capito che in Italia non contano i fatti, ma le intenzioni, e se Silvio usa il "vorrei, ma non posso", non lo fa per opportunismo politico, bensì per ribadire la sua bontà.

Nel frattempo siamo entrati nel 2010, anno in cui la locomotiva italiana trascinerà fuori dalla crisi il mondo intero. Per chi non se ne fosse accorto questo Governo del (far finta di) fare ha gettato le basi per un futuro radioso e da primi della classe. Bankitalia prevede per il 2010 e per il 2011 una crescita del +0,7% e del +1,0%. L'Inghilterra resterà al palo nel 2010 (+0,2%), mentre la Francia e la Germania segneranno nel 2010 un +1,5%. Il tutto andrà ad inserirsi nel quadro dei conti pubblici italiani. Il nostro debito pubblico, anche grazie agli sforzi compiuti dai grandi statisti degli anni '80, veleggia da anni sopra il 100% e ciò riduce i margini di manovra per Tremonti, che non può pensare di risollevare il paese facendo leva sul debito (come invece potrebbe avvenire in Francia e Germania dove il debito è circa al 70% del PIL).

L'Italia deve seguire la linea del rigore, ma c'è modo e modo per attuare questo principio e ogni settore ha le sue peculiarità. I tagli degli enti inutili, il cavallo di battaglia di Calderoli, sono ancora una bella idea non applicata, mentre lo stesso principio è stato messo in pratica nel settore dell'istruzione, cioè in un ambito che definisce il futuro del paese. Sarkozy ha agito in modo opposto rispetto al Governo di centro destra italiano e la nostra Ministro Gelmini ha attuato dei tagli indiscriminati che sono inutili come il loro duale dei sovvenzionamenti a pioggia. Questa linea politica sembra tagliare le gambe del paese e si scontra con le affermazioni degli stessi Ministri. Scajola ha parlato di incentivi per chi investe nell'innovazione e nella ricerca, ma è coerente con la politica di un Governo che, con la scusa della giusta lotta ai fannulloni, finisce però per depotenziare l'intero comparto dell'istruzione?

P.S. ho letto della lotta alla crisi del Governo del "fare". Se prendiamo i dati del PIL dal primo trimestre 2008 al secondo trimestre 2009 vediamo che non siamo i capofila. L'Italia segna un bel -6,5%, la Germania -6,3%, UK -5,6%, Spagna -4,2%, USA -3,5% e Francia -3,3%. In aggiunta i dati della crescita degli ultimi due trimestri e le previsioni del 2010 - 2011 dimostrano la velleità di certe affermazioni, che come sempre si basano sulle impressioni e non sui fatti.

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giovedì 14 gennaio 2010

Supercazzola pubblica - Minzolini e Craxi

Così recitò Silvio Berl..scusate Augusto Minzolini.
"Della sua figura si discute molto, c'è chi vorrebbe dedicargli una strada e chi si oppone. Chi lo considera un grande uomo e chi un mezzo delinquente, ma è arrivato il momento di guardare alla sua vicenda con gli occhi della storia. Craxi è stato trasformato nel capro espiatorio di un sistema che era stato l'ultimo residuo della guerra fredda. Una democrazia costosa (questa è geniale!) permise al paese di restare per cinquant'anni nel mondo libero, da un lato i partiti che governarono la prima Repubblica coi loro pregi e difetti, da un lato il più grande partito comunista occidentale coi suoi rapporti con l'URSS. Con la caduta del muro di Berlino, per il solito paradosso italiano, i vincitori, quelli che erano sempre stati dalla parte giusta, invece di ricevere una medaglia furono messi alla sbarra. Basti pensare che il reato portante di Tangentopoli, cioè il finanziamento illecito ai partiti, era stato oggetto di un'amnistia appena due anni prima, un colpo di spugna che preservò alcuni e dannò altri. La verità è che ad un problema politico fu data una soluzione giudiziaria e l'unico che ebbe il coraggio di porre la questione in questi termini, cioè Craxi, fu spedito alla ghigliottina. Per questo Craxi non volle mai vestire i panni dell'imputato. E' di quegli anni il vulnus che alterò l'equilibrio nel rapporto tra politica e magistratura, un vulnus che per quasi un ventennio ha fatto cadere Governi per inchieste che spesso non hanno portato da nessuna parte, e che ha lanciato nell'arena politica i magistrati che ne erano stati protagonisti, e già per questo avrebbero dovuto dimostrare di non essere di parte. Ecco perché non ha bisogno di nessuna riabilitazione l'uomo che: accettando coraggiosamente e da socialista - riformista gli euromissili contribuì, insieme a Reagan e a Papa Wojtyla, a mettere in crisi l'URSS; disse no agli americani nella crisi di Sigonella e affrontò il referendum sulla scala mobile. Il destino di Craxi, la sua carriera fatta di luci e di ombre, è comune a molti dei personaggi di quel periodo complesso, addirittura Helmut Kohl riunì le due Germanie e poi finì sotto processo, ma per la storia Craxi va già ricordato oggi come uno statista"

Con queste parole Minzolini ha deliziato i fortunati telespettatori del tg1. Voglio subito chiarire che, secondo me, il direttore del tg1 ha il diritto di andare in televisione a dire quello che gli pare, ma siccome non è infallibile, deve anche mettere in conto la possibilità di subire delle critiche da coloro che non condividono le sue opinioni. E quando subisce le critiche non deve atteggiarsi da martire, o lasciare che qualche berluscones parli di "aggressioni verbali" e cazzate simili: i martiri sono ben altra cosa, e certi atteggiamenti da perseguitati non li hanno mai avuti neppure quei giornalisti che hanno subito aggressioni con armi da fuoco.

La lezioncina di storia (o volo pindarico, o "supercazzola") di Minzolini è ben lontana dall'essere una verità assoluta, e semmai mostra alcuni degli schemi mentali che usiamo tutti noi per autogiustificare la nostra mediocrità. Il discorso di Minzolini prova a contestualizzare lo schema dell'Italia post seconda guerra mondiale, e siccome questo giornalista sa fare analisi storiche di cinquant'anni in meno di due minuti (ha il dono della sintesi o è superficiale?), l'Italia post fascista si riduce alla sola contrapposizione tra partito comunista (i cattivi) e le forze del bene. Questa dicotomia è già un falso storico, ma serve a Minzolini per introdurre un senso d'urgenza, cioè il pericolo dei comunisti (e qualcuno prende i voti solo con questa motivazione nel 2010!). La causa di forza maggiore giustifica ogni porcata, come ad esempio il finanziamento illecito, che quindi cade in secondo piano davanti alla gravità della minaccia sovietica.

A mio modesto parere in realtà tutto questo è fumo negli occhi. Siamo sicuri che ci fosse una relazione diretta tra il finanziamento illecito (e le tangenti personali) e il pericolo comunista? O meglio, se in Italia avesse trionfato la legalità, e quindi non ci sarebbe stato il finanziamento illecito, saremmo passati al blocco sovietico? Per Minzolini la risposta è disarmante ed è un indecente sì, perché il direttore del tg1 dice che "una democrazia costosa permise al paese di restare per cinquant'anni nel mondo libero". Adesso, va bene tutto, ma questa è un'emerita cazzata perché in questo modo giustifichiamo chi si faceva i propri interessi alle spalle dei cittadini, e anzi, Minzolini invita i cittadini a lasciarsi fregare col sorriso sulle labbra, in nome di un bene superiore comune (ma anche personale!!). Tra minaccia comunista e "democrazia costosa" non vedo un nesso diretto, ma avverto un'insopportabile puzza di fregatura.

Ma il Minzolo non si ferma qui e passa a rivisitare Tangentopoli. E' ormai chiaro che le porcate sono assodate, il finanziamento illecito e l'arricchimento personale ci sono stati, ma il direttore del tg1 non analizza il problema dalla prospettiva del cittadino italiano che ha visto il boom del deficit e un'inefficienza pubblica spaventosa (guardarsi i costi al Km della metropolitana di Milano), bensì da quella del dietrologo. Costruisce un'ipotesi sul ruolo della magistratura priva di fondameto perché possiamo anche credere ai deliri di chi parla di vendette comuniste, ma i fatti ci dicono che prima delle vendette politiche c'erano alcune azioni illecite da punire, e se le ipotesi sono opinabili lo stesso non possiamo dire per i fatti emersi nei processi. Dopo si prova a sminuire l'importanza del finanziamento illecito perché:1) così fan tutti,2) due anni prima era stato oggetto d'amnistia. Ma se era veramente un reato di poco conto perché non è stato depenalizzato in via definitiva ed è stata votata solo un'amnistia temporanea? E poi, possiamo accettare di vivere in un paese dove il finanziamento dei partiti può anche avvenire per vie traverse? Ma soprattutto, proviamo ad applicare la logica nei giorni nostri. L'esecutivo in carica ha varato lo scudo fiscale, ma tale provvedimento non autorizza i cittadini ad evadere in futuro! Amnistie e condoni sono provvedimenti una tantum e chi ne beneficia avrà una fedina penale pulita rispetto ai delinquenti sfortunati, ma in ogni caso nè l'uno e neppure l'altro possono essere elevati come modelli da imitare.

Caro Minzolini, la vera democrazia ha un costo, e non è la mazzetta, ma l'integrità morale. E se nessuno è degno di entrare in questa categoria possiamo ordinare le vie con codici numerici, invece di arrampicarci sui muri provando a nascondere i vizi ed esaltando le gesta di uomini che sono tutto fuorché statisti da ammirare o eroi da celebrare. Un politico che si lascia corrompere, anche per il più nobile dei motivi, può essere un esempio solo in un paese di mediocri.

domenica 10 gennaio 2010

Le parole ignorate

Paolo Borsellino era un magistrato scomodo che lottava quotidianamente contro una delle più grandi organizzazioni criminali del mondo. Oggi, a più di 17 anni dalla sua tragica scomparsa, stiamo facendo enormi passi indietro, grazie ad una politica che è sempre pronta a ricordare le vittime di mafia, ma poi si dimentica di metterne in pratica i principi.

L'attuale responsabile della Giustizia, Angelino Alfano, espone con orgoglio i dati sulle confische e sugli arresti, ma la politica continua a tradire l'invito all'auto-pulizia interna che le veniva rivolto 20 anni fa. Recentemente il Parlamento ha respinto la richiesta a procedere contro Nicola Cosentino. Non è nelle mie intenzioni affermare che l'onorevole del PdL sia certamente colpevole, ma il comportamento dei parlamentari si può definire ostruzionista rispetto al lavoro di quei magistrati che provano ad accertare la verità dei fatti.

Buona parte dei parlamentari del PdL si sono stracciati le vesti quando si scoprì che Marrazzo ospitava dei transessuali e ne hanno (giustamente) chiesto le dimissioni, ma non vedo un comportamento paragonabile quando si tratta di reagire ad accuse ben più gravi, come ad esempio la contiguità coi mafiosi. Il reato di "concorso esterno in associazione mafiosa" è stato più volte messo in discussione da Berlusconi, che però non può pensare di essere un esperto in materia, o almeno non può illudersi di saperne di più rispetto a chi ha fatto dell'antimafia la sua ragione di vita.

Ad ogni sospetto abbiamo una chiusura a riccio della Casta, che ormai non stupisce. Nessuno, tranne quei comunistacci di Travaglio, Gomez, ecc, ha gridato allo scandalo quando alcuni giornalisti hanno costruito le solite trasmissioni negazioniste sul caso Cosentino.

Sarebbe bello confrontare l'atteggiamento di questi signori con le parole di quel giudice che tutti dicono di ammirare e a cui tutti dicono di ispirarsi. E' arrivata l'ora di mettere in pratica certi proclami, per dare un senso a tutte quelle commemorazioni che altrimenti sono prive di significato.

sabato 9 gennaio 2010

La penisola che non c'è

Augusto Minzolini è stato duramente (e giustamente) criticato per i suoi sermoni faziosi e superficiali, ma la cosa che dovrebbe stupire sono le rare critiche al prodotto / servizio di cui è responsabile. E' chiaro che costruire un telegiornale capace di accontentare tutte le sensibilità è un'impresa ardua, si tratta di condensare in trenta minuti un'enorme vastità di notizie e stati d'animo, ma quello che succede su Raiuno sfiora i limiti del ridicolo. Mentre il paese va a rotoli e si è stimato che circa 400.000 persone hanno perso il lavoro nel 2009, mi aspetterei che un telegiornale approfondisca questi temi, dando ampio risalto alle evidenti ed immaginabili conseguenze sociali. E non è un compito del servizio pubblico, ma un preciso dovere attribuibile a qualunque testata giornalistica che si propone di operare a livello nazionale.

Il minzolinismo si sta invece trasformando nella concezione di un tg radical chic, in cui la crisi poche volte è associata a facce e storie umane perché si preferisce raccontarla attraverso fredde tabelle dell'Istat, dell'OCSE, ecc. Come è noto, anche a chi non ha studiato la statistica, la crisi sta creando una situazione di disuguaglianza sociale e questa cosa l'aveva pure detta, seppur implicitamente, il Ministro Brunetta. In occasione di una delle sue rare interviste, l'ex socialista aveva manifestato un concetto lapalissiano, che però evidenzia bene l'impatto sociale di una crisi occupazionale. Brunetta aveva detto che, se escludiamo i 400.000 nuovi cassa integrati, gli altri cittadini hanno aumentato il loro potere d'acquisto. A rigor di logica quest'affermazione è vera ed è proprio attorno a questa constatazione che si gioca la partita della coesione.

Queste 400.000 persone, che hanno perso una fonte stabile di reddito, possono avere a carico altre persone, e soprattutto vanno ad aggiungersi all'insieme già folto dei poveri italiani. Nel 2008 l'Istat stimava che 2.737.000 famiglie italiane vivessero in una condizione di povertà, e quindi la fascia dei più deboli comprendeva il 13,6% della popolazione. Il tutto si inserisce in un contesto di grande equità, infatti l'operaio dichiara al fisco più dell'albergatore..

Tutto questo per dimostrare che la crisi sta minando la coesione sociale del paese e sta creando due (o più) Italie, accentuando quelle differenze storiche che venivano ritenute "normali". La crisi richiede un'immediata revisione di alcuni adeguamenti salariali perché, crescendo la variabilità, gli indicatori medi (come il paniere Istat) finiscono per immaginare un italiano medio che non esiste. E queste cose le ha dette pure il prof. Zamagni (Bocconi), che ha parlato di una società che si rappresenta con una clessidra.

In mezzo a questo scenario emerge la coerenza della descrizione del tg1. Mentre alla Omnia Network chiudono i dirigenti in azienda (visto che non pagano gli stipendi da qualche mese) e il mondo delle PMI rischia di uscire ridimensionato e con le ossa rotte, ecco che il fido Minzolini ci propone la sua visione del paese. Nel tg1 di giovedì 7 gennaio abbiamo visto: un servizio per raccontarci che se ti ammali durante le feste rischi per la tua salute perché gli ospedali non sono a pieno organico (il titolo era emblematico "Mai ammalarsi durante le feste"); un pezzo sul traumatico ritorno a scuola degli studenti, con interviste agli "eroi" e interrogazioni filmate per capire se gli studenti hanno fatto i compiti; il tormentone sulla dieta dopo le abbuffate natalizie; un altro super classico su come riciclare i regali indesiderati ed infine un pezzo d'antologia sui dilemmi degli sciatori (Cortina o Madonna di Campiglio?). 5 (cinque) servizi che hanno occupato un terzo del telegiornale. Evidentemente sono questi i problemi del paese..

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mercoledì 6 gennaio 2010

Pensieri (pochi) e bamba

Riporto le illuminanti affermazioni di Feltri sulla Polverini.
"Ora la candidata nel Lazio è un’amica di Fini, la Polverini. Su di lei ho avuto anche una polemica con Daniela Santanchè: lei dice che è una donna e va incoraggiata. Io non mi ero accorto che fosse una donna, per questo non sono stato cavaliere. Siccome è amica di Fini - ha aggiunto Feltri - tutti i giornali della sinistra sono felicissimi. Poi per la sua campagna elettorale si è presa un signore che si chiama Velardi che è sempre stato con D’Alema" (fonte corriere)

Ritengo sia necessario battersi per far sì che Vittorio Feltri salga sul palco di Zelig, realizzando così il sogno di una vita. Il comico ha una buona predisposizione per la goliardia, e se allenato può anche arrivare ad un senso dell'umorismo degno di un "Natale a..". Del resto anche solo questa dichiarazione credo sia più che sufficiente per ambire alla carica di cabarettista. Le influenze sono nobili: va ad esempio lodato il tentativo di copiare la celebra battuta del più grande comico degli ultimi 150 anni, quel mr B. che apostrofò Rosy Bindi con la folgorante esclamazione "sei più bella che intelligente".

Poi un altro tratto da comico e l'esaltazione del fanciullino di pascoliana memoria, così diventano humour anche gli schemi mentali usati dai bambini dell'asilo. La penultima frase riporta in auge il tormentone della celeberrima proprietà transitiva delle amicizie (con in questo caso l'aggravante di avere amici incensurati), e in fondo c'è la ciliegina sulla torta con l'evidente stoccata a tutti gli specialisti del salto della barricata (tipo Capezzone, Mastella, ecc). Vai Vittorio ce la puoi fare, forse però ti dovrai accontentare del Bagaglino

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Ma l'opposizione non governa..

Berlusconi avrebbe confidato ai suoi più stretti collaboratori di dubitare sulle capacità del leader democratico di partecipare ad un dialogo isolando i "bastian contrari", ma chi continua a dare fiato a questo tema mi sembra che commetta la grave leggerezza di valutare in modo errato gli attuali rapporti di forza. Berlusconi e i suoi fedelissimi del PdL continuano a scaricare tutte le responsabilità sulla controparte politica, ma si dimenticano di avere un'ampia maggioranza sia alla Camera che al Senato. Con questi numeri i pidiellini hanno ricevuto un'investitura popolare che non può essere usata solo per dire "il popolo è con noi", ma rappresenta una responsabilità per migliorare il paese, di cui bisogna rispondere. Se il paese è ingessato ad ogni livello (imprenditoria, università, politica) c'è un concorso di colpe attribuibili anche ai governi passati, ma non dobbiamo dimenticare che solo l'esecutivo attualmente in carica ha la possibilità di cambiare questa situazione, e se non lo cambia, accetta, condivide le scelte passate. Se l'Italia non si trasformerà resterà l'eterna incompiuta e la rigidità sociale, che in tempi di crisi attenua la recessione, tornerà ad essere un ostacolo alla crescita. Se non cambieremo, quando l'economia tornerà a regime saremo ancora la Cenerentola del G8.

Più che un maestoso Ponte sullo Stretto l'Italia ha altre criticità basilari e, ad esempio, è bastata una nevicata di 20 cm per comprendere quanto sia inadeguata la nostra rete dei trasporti. Più che provvedimenti transitori e diseducativi come lo scudo fiscale l'Italia avrebbe bisogno di norme che incentivano l'iniziativa sana dei nuovi imprenditori, che invece nella società più ingessata dell'Occidente non trovano finanziamenti e finiscono soffocati tra una burocrazia allucinante che disincentiva ogni nuova iniziativa. Se manca iniziativa imprenditoriale e latita il dinamismo non è solo colpa delle banche restie a concedere prestiti. Il Robin Hood dei tempi moderni (Tremonti) ci ha insegnato a scaricare tutte le colpe sugli istituti di credito, ma non l'ho mai sentito fare un'analisi accurata sul contesto italiano. Il deficit d'infrastrutture e la rigidità sociale sono la vera zavorra del paese, sono due delle principali motivazioni che spiegano la maggiore prudenza del sistema creditizio italiano rispetto agli altri sistemi occidentali.

Quando Veltroni si candidò a premier aveva promesso di impegnarsi per ridurre i tempi burocratici necessari per avviare una nuova impresa, ed è molto interessante osservare come un'ex comunista proponga queste idee, mentre una maggioranza di anti comunisti auto proclamatisi liberali non ha mai fatto nulla per snellire certi meccanismi che bloccano il paese. L'Italia ha retto benino alla crisi, ma i facili entusiasmi da mediocri (perché comunque la crisi c'è e consola poco l'esser i meno peggio) devono lasciare spazio ad una rivoluzione culturale, capace di incentivare la libera iniziativa. Questa cosa non solo avrebbe degli impatti positivi a livello economico, in particolare perché migliorerebbe l'attrattività del paese, ma sarebbe pure una risposta concreta ad un'intera generazione di giovani che sono soffocati da quei parrucconi che si conquistano la fiducia per difendere i loro privilegi.

Questa semplice riforma renderebbe più dinamico ed equo il sistema. Fino ad oggi l'unica proposta attuata è quella di una flessibilità che piace alle imprese perché non mette in discussione il loro potere e scarica tutti i rischi sulla forza lavoro. Una riforma che favorisce la libera iniziativa deve passare attraverso una modernizzazione del paese, associata ad uno snellimento dei processi burocratici. Questo creerebbe una nuova flessibilità capace di sorridere anche a quei meritevoli e capaci, che però non hanno santi in paradiso.

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martedì 5 gennaio 2010

Una via a Craxi? No, grazie

Troppe volte sento bei discorsi, vedo facce compiacenti, ma poi mi tocca constatare come le stesse persone che prima annuivano, finiscano poi per agire in maniera opposta. E' di questi giorni il patetico e grossolano tentativo messo in atto da Letizia Moratti per una frettolosa rivalutazione di Bettino Craxi, dopo che per anni sentiamo parlare di un tal premier che ha "portato la moralità nella politica". Il partito che non ama il prossimo, ma al massimo se stesso (adepti inclusi) ha provato a buttare la provocazione di istituire una via per Bettino dentro il calderone delle "riforme condivise". A parte che non si è ancora capito quali sono le riforme, e soprattutto quali siano quelle condivise visto che ad oggi si è parlato solo di modifiche ad personam della giustizia o della Costituzione.

La trovata di usare la via Craxi come dimostrazione del dialogo tra le opposte forze politiche dimostra chiaramente quanto siano usate a sproposito alcune parole. Cosa c'entra il dialogo con la rivalutazione di un personaggio politico? Craxi non può essere usato come pedina di scambio, e se fosse vivo credo che preferirebbe avere una rivalutazione che si fonda sui fatti e non su una sterile serie di celebrazioni imposte dall'alto. Poi, tra le altre cose, sarebbe pure bello vedere chi voterà per istituire una via a Craxi, e magari si potrebbe anche andare a ripescare certe dichiarazioni del periodo di Tangentopoli. Durante quell'epoca il pool di Mani Pulite non era mica isolato come oggi. Lavorava sospinto dalla folla inferocita, buona parte della classe politica provava a gettarsi nel populismo e talvolta i magistrati venivano accusati di esser troppo indulgenti. Poi le cose sono cambiate e molti lanciatori di monetine sono ben disposti oggi ad alzare la manina per intitolare ciò che decidono i super boss (della politica).

Di certo Craxi non è stato un santo, ma è stato un personaggio politico che ha fatto la storia di Italia. Nel bene e nel male ha rappresentato vizi e virtù degli italiani. Tutti noi siamo capaci di gesti straordinari e poi siamo le stesse persone che non aspettano altro che fregare il prossimo. Angeli a L'Aquila ed evasori fiscali, volontari Avis e falsi invalidi, spesso queste apparenti contraddizioni possono convivere nella stessa persona. Qualcuno diceva che "chi è senza peccato scagli la prima pietra", e per giustificare la propria mediocrità molte persone interpretano questa frase (che fa parte dell'inconscio nazionale) senza mai considerare l'invito forte all'esame di coscienza personale al fine di migliorarsi. Dobbiamo quindi avere il coraggio di pretendere di più da noi stessi e dagli altri, e in una società "manichea" come le nostra possono essere considerati dei modelli solo le persone che hanno rifiutato la strada dell'illegalità. Craxi sarà pur stato un grande statista, ma le vicende di Tangentopoli sono più che sufficienti per non elevarlo a modello da imitare. Ogni paragone fatto tra Bettino e Giordano Bruno dimostra poi la raffinata cultura dell'ex Ministro dell'Istruzione.

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domenica 3 gennaio 2010

Farefuturo le canta a Feltri

Bisogna riconoscere ai vari Minzolini, Mimum, Feltri, Belpietro, ecc, di essere fantasiosi. Ho sempre pensato che fossero una combriccola di comprimari pronti a tessere le lodi del capo di turno, ma devo ammettere che hanno creatività e stile. Poi in questi ultimi tempi sono pure impegnati nel realizzare la più grande opera del secolo. No, tranquilli non sto parlando del Ponte sullo Stretto, ma del tentativo di descrivere una realtà bucolica che non esiste.

Per questi scienziati (o b.r.a.) non servono macro indicatori e competenze economiche - scientifiche, del resto studiare e comprendere i fenomeni economici richiede tempo, fatica ed intelligenza. Poi viviamo pure in un paese dove si incentivano i vassalli, mentre la critica sensata è indistintamente additata come ostruzionismo a oltranza, fanatismo o addirittura terrorismo mediatico (come ha detto l'ex P2 Cicchitto). Questi cantori del Governo più permaloso della storia hanno perciò ideato lo stratagemma più semplice e viscido: la mistificazione della realtà. Ma come vedremo lo fanno con stile e furbizia. Se andassimo ad un bar a parlare di avanzo primario, deficit pubblico e differenza tra andamento congiunturale e tendenziale, non so quante persone capirebbero questi concetti. Essere ignoranti non costa nulla e diventa una cosa fantastica in un paese dove si premia prima il servilismo e poi l'intelligenza. Partendo da questo semplice assunto, la compagnia dei falsari non fa altro che alzare sul piedistallo ogni massaia, ogni persona che guarda il tg o legge il giornale. Non serve studiare o aver studiato, si parla un linguaggio semplice sotto tutti i punti di vista (soprattutto quello logico) e si usano osservazioni a caso che mistificano la realtà sfruttando l'ignoranza diffusa.

Tre settimane fa quei comunistacci di Confindustria hanno elaborato la previsione sul PIL 2009 e segna un confortante -4,7%. Ma ci sono tante belle notizie per rallegrarsi di questo successo del Governo del (far finta di) fare. Intanto ci sono quelli che stanno peggio, gli inglesi se la passano male, poi c'è la speranza di un futuro migliore. Il 2010 si annuncia con un +1%, che però è insufficiente per tornare ai valori di inizio 2008 (maledetta matematica comunista). Il debito pubblico sfonda la barriera dei 1.800 mld di euro, ma abbiamo di che rallegrarci perché qualche facoltoso evasore ha fatto rientrare 95 mld di euro. Il 5% di tale somma andrà a mettere una pezza nei conti pubblici, molto probabilmente sarà l'equivalente dei maggiori oneri sul debito dovuti alla gestione Tremonti, ma possiamo pensare positivo e far finta che quei 5 mld scarsi andranno a finanziare qualche fantastica opera. Chiaramente se qualcuno pensa che vendere la legalità per 5 mld è una porcata, allora passa per fiancheggiatore di quegli evasori che oggi, coi loro 95 mld, potranno tranquillamente beneficiare dei saldi di Borsa, dove chi comanda e compra controlla il paese. Ma non preoccupatevi, non spremete le meningi perché il Governo del fare ha previsto pure l'anonimato per lo scudo, almeno nessuno saprà dove e come nasceranno certe storie imprenditoriali.

I dati sono deprimenti, la disoccupazione è a livelli spaventosi (8,2% a ottobre), il tutto mentre una generazione di sfigati vive in una condizione di sfiducia e instabilità, grazie ad una generazioni di padri che fa la morale e non guarda ai disastri che ha combinato. Ma se la situazione è quello che è, c'è sempre la possibilità di mischiare particolare e generale per ribaltare la realtà. Il 26 dicembre 2009 il Sole ha detto che si sono persi 100 trimestri di produzione industriale, ma come potete ben immaginare questi dati pessimisti sono lontani dalla vita delle persone. Per Feltri è facile confutare i dati di qualunque ente perché lui parla il linguaggio degli stupidi o come dice qualche politico, parla il linguaggio della gente. Non si fa informazione per elevare e spiegare, ma per giustificare e persuadere, e se la crisi non ti tocca è facile illuderti che non esiste. Basta sostituire l'Istat e Confindustria col Giornale e Libero. Come può esserci una crisi se c'è una corsa ai saldi? E' il bello è che qualcuno legge queste stupidate e ci crede pure, forse la storia della media del pollo l'hanno ascoltata in tanti e compresa in pochi.

Feltri parla di "esigua minoranza di sfigati". Ci ha talmente abituato alla sua cafonaggine che ormai nessuno si stupisce dell'uso di certi termini, ma  dobbiamo riflettere sulle dimensioni della crisi. Si parla di 10 mln di poveri in Italia, 10 mln di sfigati e magari qualcuno di essi sarà veramente scansafatiche e parassita, ma ciò non deve mai far cessare l'impegno per migliorare (realmente) la situazione garantendo una possibilità a tutti. Poi è superfluo dire che il dato sulla ricchezza media non spiega la distribuzione del reddito tra la popolazione, e in un paese che si illude di comprendere la realtà senza studiare si può così far passare l'idea che tutto è sotto controllo e la situazione è buona.

L'articolo di farefuturo è qui riportato. Facci ha scritto "farefuturo o fare niente", nel suo caso non ci sono dubbi (è la seconda).
Farefuturo attacca Feltri

La rivoluzione in Formula 1

Come è ormai consuetudine ogni nuovo anno cambiano le regole della formula1. Queste modifiche continue rispondono all'esigenza di garantire maggiore interesse verso una disciplina che offre uno spettacolo modesto, ma è bene sperare che i regolamenti siano scritti in modo chiaro al fine di evitare quelle situazioni paradossali che hanno caratterizzato la stagione 2009. La Brawn Gp ha infatti adottato un'interpretazione dei regolamenti "borderline", ha costruito un'auto che implementava alcune soluzioni tecniche che altri team consideravano irregolari, e ciò ha determinato un vantaggio competitivo nella prima parte di stagione, culminato nel titolo piloti di Jenson Button e nel titolo costruttori.

Le modifiche fondamentali del 2010 riguardano l'abolizione dei rifornimenti e delle termocoperte, oltre che l'innalzamento del limite di peso delle vetture. Il pit stop non prevederà più alcun rifornimento di carburante e questa modifica determinerà un ritorno alle vecchie qualifiche. La formula delle qualifiche sarà quella delle tre manches con le eliminazioni, ma quest'anno, in occasione del terzo round, non sarà più necessario girare con la vettura carica con la benzina necessaria per percorrere la prima parte di gara. L'altra grande novità riguarda il limite di peso portato da 605 a 620 Kg.

Le novità più interessanti riguardano la griglia di partenza. Il campione del mondo, Jenson Button, affiancherà Lewis Hamilton alla McLaren. La Mercedes (ex Brawn Gp) schiererà Nico Rosberg e Michael Schumacher. Il ritorno di Schumi viene visto come un tradimento alla Ferrari, ma bisogna anche dire che il team di Maranello ha riacceso la voglia di competere del pilota di Kerpen. Quando Massa ebbe il suo terribile incidente in Ungheria la Ferrari pensò di sostituire il brasiliano con il suo uomo immagine, e forse questo tentativo, che poi non è andato a buon fine per problemi al collo del tedesco, ha risvegliato lo spirito agonistico dell'atleta. Più che un tradimento, la scelta di Schumi, ha il sapore della sfida contro una nuova generazione di piloti.

La Red Bull, vera rivelazione tecnica del 2009, ha confermato Vettel e Webber. La Ferrari schiera Massa e Alonso, mentre ha salutato, non senza qualche polemica, Raikkonen. Il trattamento riservato al finlandese testimonia la confusione che c'è stata in casa Ferrari. Kimi è arrivato nel 2007 per ereditare la leadership di Schumacher e al primo anno ha subito vinto un incredibile titolo. All'epoca tutti noi ferraristi festeggiavamo, ma oggi qualche voltagabbana prova a sminuire il valore di quel titolo andando a cercare qualche patetica scusa nella spy story (l'arte della dietrologia è sempre buona per confutare i fatti). Di certo Raikkonen ha deluso nel 2008, ma in pochi ricordano i disastri della nuova gestione tecnica e le occasioni buttate al vento da Massa che non ha mai vinto un Mondiale in 5 anni di Ferrari. Purtroppo Felipe ha avuto la sua occasione, ma ha perso il Mondiale 2008 e quando perdi gli errori commessi nei precedenti gran premi diventano decisivi. Del resto se Hamilton avesse vinto il Mondiale 2007 oggi guarderemmo alla gara di S.Paolo '07 in modo diverso.

A Maranello puntano forte su Alonso che dovrà garantire un extra contributo per lo sviluppo della macchina. Qualche manager della Ferrari ha giustificato la cacciata di Raikkonen cercando scuse nella sua scarsa loquacità e nel piccolo contributo che dava allo sviluppo della vettura. Ma la Ferrari del 2009 aveva anche altri piloti e viste le prestazioni deprimenti pare molto ingeneroso (e di pessimo gusto) caricare  tutte le responsabilità su una persona.

La Williams si presenta con Barrichello e Hulkenberg, la Renault punterà forte su Kubica, la Toro Rosso ha confermato Buemi, la Force India schiererà Liuzzi e Sutil, mentre la Sauber ha assicurato un posto a Kobayashi. Oltre ai soliti team (la Sauber rileva la BMW) vi sono alcune new entry. La Lotus presenterà Trulli e Kovalainen, la Campos garantirà un posto a Bruno Senna, la Virgin  a Di Grassi e Glock, mentre sulla US F1 Team non si sa molto.

sabato 2 gennaio 2010

Il buonsenso (stucchevole) di fine anno

Giorgio Napolitano ha tenuto il tradizionale discorso di fine anno. Dopo aver ascoltato le parole del Presidente della Repubblica molti esponenti di maggioranza e opposizione hanno manifestato entusiasmo. In quella parte del PdL che è più fedele a Berlusconi hanno fatto piacere gli apprezzamenti che Napolitano ha rivolto al Governo (gestione della crisi?, delle calamità naturali?), mentre quella parte di opposizione che esprime volontà "inciuciste" ha applaudito per le parole sull'unità nazionale.

Ma l'unità del paese non può essere solo un'espressione buonista, altrimenti unisce perché ciascuno si sente libero di interpretarla come meglio crede e diventa qualcosa di terribilmente vuoto. L'unità nazionale deve essere preceduta dalla condivisione di alcune regole necessarie per una democratica convivenza civile. L'appello di Napolitano mi è parso troppo astratto, al punto tale che tutti potevano immedesimarsi in quelle parole (e nessuno è così nel torto), il che stride con le dichiarazioni di mezzo Parlamento.

Al tempo stesso non ho per nulla condiviso le parole sulla crisi e sui giovani. I ricercatori italiani fuggono da questo paese perché nessun Governo ha il coraggio di investire nella cultura e nella ricerca scientifica. In tutte le classifiche OCSE siamo l'ultimo dei paesi occidentali per la spesa nella ricerca e mentre in Francia il Governo ha alzato gli investimenti, in Italia il Ministro dell'Istruzione si è resa disponibile a tagliare la cultura rafforzando in questo modo i baroni che invece (a parole) vorrebbe combattere. E' sempre bello sentire le solite ovvietà sui giovani e sull'intraprendenza positiva, ma sarebbe più utile vedere una società che, a partire dalla politica, cambia mentalità e inizia a dare fiducia investendo nei giovani meritevoli. Purtroppo è invece grazie a questa classe dirigente che il paese è immobile, il mondo dei media ha costruito dei modelli vincenti alternativi (in genere hanno il sedere in bella vista durante l'ora di cena) e chi opera nella cultura è ignorato dal resto della società. Del resto i super stipendi per calciatori e veline esistono anche negli altri paesi, ma vogliamo provare a paragonare lo stipendio reale di un ricercatore italiano con uno americano? E agli occhi della società quale è l'immagine che associamo a insegnanti, professori, ecc?

La sfiducia nasce spesso in chi ha poca forza di volontà e percepisce di vivere in una realtà tristemente cristallizzata, dove è impossibile modificare il proprio destino perché in Italia manca l'ascensore sociale. Svilendo il ruolo sociale di chi studia o "eroga" istruzione, non si fa altro che dare credito ad una società vuota, fondata sull'apparire e non in grado di riconoscere i meriti di chi contribuisce al suo reale progresso. Ed è proprio grazie a questo meccanismo che qualcuno prova a difendere quelle posizioni di rilievo che occupa, ma non merita.

venerdì 1 gennaio 2010

Per il S.I.R. "le tv hanno esagerato con la caduta del Papa"

"Forse (soltanto) adesso si sta cominciando a placare l’eco del salto della transenna da parte della giovane che ha trascinato a terra il Papa durante la processione della messa di Natale. La notizia, insomma, c’era tutta e le testate che l’hanno documentata hanno fatto il loro dovere. Ma nemmeno stavolta i media hanno evitato i soliti eccessi, in riferimento alle immagini dell’accaduto. E così lo spezzone del filmato in cui si vede la ragazza scavalcare le transenne e agguantare la veste del Santo Padre trascinandolo giù, mentre veniva fermata dagli uomini della scorta, sono state proposte e riproposte per più di tre giorni di fila, non soltanto su internet ma anche e soprattutto in televisione. E ancora una volta si è rischiata l’overdose.

Moltissimi spettatori hanno assistito all’evento durante la diretta di RaiUno, ma chi non era davanti al televisore durante la telecronaca è stato spinto dalla curiosità a cercare di capire cosa fosse successo. I quotidiani online hanno immediatamente reso disponibili le immagini nei loro siti e su Youtube i filmati ufficiali e amatoriali sono stati “cliccatissimi”. Chi avesse voluto vedere con i suoi occhi quel che era accaduto, non avrebbe avuto che l’imbarazzo della scelta. Nonostante ciò, tutti i telegiornali hanno mostrato ripetutamente, in tutte le edizioni e per più giorni, le immagini, anche quando i contorni della notizia erano compiutamente delineati. A quale scopo tanta ridondanza e tale insistita ripetizione?

Fatte salve le esigenze informative di cui sopra, non c’è dubbio che si sia ecceduto. La ripetizione ossessiva del filmato ha finito per rafforzare la voglia di mettersi in evidenza dei soliti gruppi di esagitati che su Facebook e su altri social network hanno inneggiato all’autrice del salto, una giovane con problemi psichici certificati ed evidenti. E non si può escludere che qualche altro individuo mentalmente disturbato possa provare a emulare il gesto della ragazza, anche soltanto per finire sotto i riflettori, proprio in forza della presunta “facilità” con la quale si può arrivare a tu per tu con il Papa, secondo quanto le immagini hanno documentato. In fondo, ci piaccia o no, gli squilibrati alimentano la loro tendenza a gesti insani anche in ragione della spettacolarizzazione che possono ottenere, come se i mezzi di comunicazione certificassero in qualche modo la loro esistenza al mondo immortalandoli a futura memoria (visiva).

A fronte delle immagini dell’episodio mostrate all’eccesso, altre invece sono state impropriamente relegate in secondo piano. Un trattamento mediatico ben diverso, infatti, è stato riservato al pranzo natalizio del Papa con i poveri, svolto presso la mensa della Comunità di Sant’Egidio. Come ha sottolineato il presidente e fondatore della Comunità, Andrea Riccardi, è stata la prima volta che un Pontefice si è seduto a pranzare con gli ospiti della Sant’Egidio. Anche in occasione della visita alla mensa dei poveri, Benedetto XVI non si è sottratto al bagno di folla per salutare le persone che lo aspettavano, soprattutto i bambini assiepati dietro le transenne.

Già, le transenne… Evidentemente non tutte suscitano lo stesso l’interesse mediatico."

L'articolo è stato rilasciato dalla S.I.R. ed è a firma di Marco Deriu. Il punto di vista espresso dal Servizio Informazione Religiosa è pacato e razionale, e la cosa stride rispetto alle reazioni esagitate di parlamentari (Cicchitto) e giornalisti (Sallusti) dell'attuale maggioranza.

La cosa più strana in questa differenza di stile tra Chiesa e (parte) del centro destra è contenuta nelle dichiarazioni dei personaggi e nell'atteggiamento tenuto dai protagonisti nei confronti dell'opinione pubblica. In uno Stato normale la politica non dovrebbe mai comprendere tutti quegli elementi emotivi che invece riempiono il dibattito politico italiano. L'amore e l'odio sono spesso i benefici e gli effetti collaterali di cui godono le persone carismatiche, ma è indubbio che una divisione politica basata su queste motivazioni è la vera zavorra del paese perché spegne ogni dibattito razionale, il quale sarà soffocato dalle grida di fan e anti fan. In Italia accettiamo questa situazione e la consideriamo normale, difatti ben pochi commentatori si sono stupiti davanti alle sparate di qualche berluscones (i cacciatori di mandanti morali) e alle panzane su un immaginario Partito dell'Amore.

Il caso ha voluto che dopo due settimane il Papa ha rischiato di subire un'aggressione. Nel caso del Pontefice la sorveglianza si è mostrata molto più preparata, ma ciò che più deve far riflettere è la reazione del Vaticano. L'istituzione religiosa più importante d'Italia non ha reagito lanciando anatemi e non si è persa nella sterile ricerca di mandanti morali. Nessuno si è sognato di accusare coloro che prendono in giro il Papa e nessuno ha parlato di "terroristi mediatici".

Il tutto è alquanto sintomatico sullo stato del paese. La politica reagisce parlando di amore e cattivi maestri, mentre la Chiesa non usa il gesto per invocare una chiamata alle armi.