sabato 30 gennaio 2010

Tra Cassandre e la realtà

Davanti alla crisi il Presidente della Camera ha invitato tutti a stare in guardia dalle "Cassandre" che si divertono ad annunciare catastrofi. Se l'Italia fosse una vera nazione, l'espressione sarebbe ineccepibile, invece purtroppo siamo solo una somma di individui e la tanto decantata "unità nazionale", oltre a non esistere, non si è mai manifestata con dei fatti oggettivi. Tanto per fare un banale esempio potrebbe essere utile ricordare come si è comportata questa maggioranza quando, tra il 2006 ed il 2008, era all'opposizione. Non mi pare che Berlusconi andasse in giro a spargere ottimismo, anzi era il primo a soffiare sui focolai di disagio sociale e si divertiva a descrivere le disgrazie di un paese caduto in miseria. Qualche elettore del PdL potrebbe anche obiettare che Berlusconi faceva il suo dovere perché quella situazione era migliorabile, ma allora perché deve essere denigrato al ruolo di "Cassandra" chi critica l'operato del Governo del fare? Non è che qualcuno pensa di imporre la sua visione opprimendo il dissenso?

Chi non ha votato questo Governo ha il diritto di criticarne l'operato e semmai spetterà ai cittadini dimostrare di essere maturi, valutando i fatti e distinguendo il populismo propagandistico dalle situazioni oggettive.

Lo scorso 10 agosto il Presidente del Consiglio aveva detto queste parole:"dagli ultimi segnali che provengono dalle istituzioni internazionali vedo che il nostro Paese è quello che va meglio in Europa e questo mi dà ulteriore fiducia". Molto probabilmente all'epoca eravamo quelli messi meno peggio, ma i nuovi dati del FMI dimostrano che l'Italia non trainerà la ripresa europea. E nel pensarlo non trovo alcun motivo di gioia, ma solo la rabbia di chi viene preso quotidianamente in giro da una classe dirigente troppo preoccupata della sua sopravvivenza per poter attuare le riforme strutturali di cui il paese ha bisogno.

Siamo carenti sulle infrastrutture. Abbiamo una macchina statale costruita secondo una logica clientelare e le battaglie di Brunetta sarebbero ancora più credibili se l'esecutivo iniziasse a dare l'esempio. Troppo facile tagliare migliaia di insegnanti, mentre poi questo Governo continua a creare nuovi Ministeri, nuove commissioni, nuovi enti (che si sovrappongono a realtà già esistenti), ecc. Si risparmia su alcuni servizi essenziali e poi si strapagano i gabinetti dei Ministeri con promozioni a raffica di vassalli vari. Così non va.

Infatti mentre c'è un'Italia che gode per le gentili concessioni del Sultano, ce ne è un'altra che si preoccupa dell'andazzo. E' un'impresa epica quella di sminuire i dati del FMI alla voce "Cassandre" (o anti italiani), ma l'evidenza dimostra che l'Italia non sta sfruttando l'opportunità di operare una profonda ristrutturazione al fine di guadagnare competitività. Nel 2010 faremo un +1%, nel 2011 saliremo del +1,3% e queste performance sono in linea con l'andamento dell'Europa (+1% e +1,6%). Nel frattempo la Francia si prevede che salirà del +1,4% e +1,7%. La Germania +1,5% e +1,9%. Anche il deriso Regno Unito crescerà più velocemente (con buona pace di chi rideva quando si parlava di rimbalzo britannico) di noi, con un +1,3% e +2,0%. Solo la Spagna sta peggio di noi. Per Zapatero si annuncia una stagione travagliata con un deficit PIL all'11%, una disoccupazione al 20% e una nuova contrazione del PIL. Sì, perché il PIL non sarà un indicatore perfetto, ma rispecchia l'andamento economico di un paese ed è sempre preferibile alle fesserie di Tremonti su indicatori alternativi di dubbia utilità (qualità del paesaggio, numero di auto, numero di cellulari). Poi se qualcuno scambia il PIL per un livello di qualità della vita è lui a commettere la leggerezza di travisare il significato dell'indicatore.

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