"Della sua figura si discute molto, c'è chi vorrebbe dedicargli una strada e chi si oppone. Chi lo considera un grande uomo e chi un mezzo delinquente, ma è arrivato il momento di guardare alla sua vicenda con gli occhi della storia. Craxi è stato trasformato nel capro espiatorio di un sistema che era stato l'ultimo residuo della guerra fredda. Una democrazia costosa (questa è geniale!) permise al paese di restare per cinquant'anni nel mondo libero, da un lato i partiti che governarono la prima Repubblica coi loro pregi e difetti, da un lato il più grande partito comunista occidentale coi suoi rapporti con l'URSS. Con la caduta del muro di Berlino, per il solito paradosso italiano, i vincitori, quelli che erano sempre stati dalla parte giusta, invece di ricevere una medaglia furono messi alla sbarra. Basti pensare che il reato portante di Tangentopoli, cioè il finanziamento illecito ai partiti, era stato oggetto di un'amnistia appena due anni prima, un colpo di spugna che preservò alcuni e dannò altri. La verità è che ad un problema politico fu data una soluzione giudiziaria e l'unico che ebbe il coraggio di porre la questione in questi termini, cioè Craxi, fu spedito alla ghigliottina. Per questo Craxi non volle mai vestire i panni dell'imputato. E' di quegli anni il vulnus che alterò l'equilibrio nel rapporto tra politica e magistratura, un vulnus che per quasi un ventennio ha fatto cadere Governi per inchieste che spesso non hanno portato da nessuna parte, e che ha lanciato nell'arena politica i magistrati che ne erano stati protagonisti, e già per questo avrebbero dovuto dimostrare di non essere di parte. Ecco perché non ha bisogno di nessuna riabilitazione l'uomo che: accettando coraggiosamente e da socialista - riformista gli euromissili contribuì, insieme a Reagan e a Papa Wojtyla, a mettere in crisi l'URSS; disse no agli americani nella crisi di Sigonella e affrontò il referendum sulla scala mobile. Il destino di Craxi, la sua carriera fatta di luci e di ombre, è comune a molti dei personaggi di quel periodo complesso, addirittura Helmut Kohl riunì le due Germanie e poi finì sotto processo, ma per la storia Craxi va già ricordato oggi come uno statista"
Con queste parole Minzolini ha deliziato i fortunati telespettatori del tg1. Voglio subito chiarire che, secondo me, il direttore del tg1 ha il diritto di andare in televisione a dire quello che gli pare, ma siccome non è infallibile, deve anche mettere in conto la possibilità di subire delle critiche da coloro che non condividono le sue opinioni. E quando subisce le critiche non deve atteggiarsi da martire, o lasciare che qualche berluscones parli di "aggressioni verbali" e cazzate simili: i martiri sono ben altra cosa, e certi atteggiamenti da perseguitati non li hanno mai avuti neppure quei giornalisti che hanno subito aggressioni con armi da fuoco.
La lezioncina di storia (o volo pindarico, o "supercazzola") di Minzolini è ben lontana dall'essere una verità assoluta, e semmai mostra alcuni degli schemi mentali che usiamo tutti noi per autogiustificare la nostra mediocrità. Il discorso di Minzolini prova a contestualizzare lo schema dell'Italia post seconda guerra mondiale, e siccome questo giornalista sa fare analisi storiche di cinquant'anni in meno di due minuti (ha il dono della sintesi o è superficiale?), l'Italia post fascista si riduce alla sola contrapposizione tra partito comunista (i cattivi) e le forze del bene. Questa dicotomia è già un falso storico, ma serve a Minzolini per introdurre un senso d'urgenza, cioè il pericolo dei comunisti (e qualcuno prende i voti solo con questa motivazione nel 2010!). La causa di forza maggiore giustifica ogni porcata, come ad esempio il finanziamento illecito, che quindi cade in secondo piano davanti alla gravità della minaccia sovietica.
A mio modesto parere in realtà tutto questo è fumo negli occhi. Siamo sicuri che ci fosse una relazione diretta tra il finanziamento illecito (e le tangenti personali) e il pericolo comunista? O meglio, se in Italia avesse trionfato la legalità, e quindi non ci sarebbe stato il finanziamento illecito, saremmo passati al blocco sovietico? Per Minzolini la risposta è disarmante ed è un indecente sì, perché il direttore del tg1 dice che "una democrazia costosa permise al paese di restare per cinquant'anni nel mondo libero". Adesso, va bene tutto, ma questa è un'emerita cazzata perché in questo modo giustifichiamo chi si faceva i propri interessi alle spalle dei cittadini, e anzi, Minzolini invita i cittadini a lasciarsi fregare col sorriso sulle labbra, in nome di un bene superiore comune (ma anche personale!!). Tra minaccia comunista e "democrazia costosa" non vedo un nesso diretto, ma avverto un'insopportabile puzza di fregatura.
Ma il Minzolo non si ferma qui e passa a rivisitare Tangentopoli. E' ormai chiaro che le porcate sono assodate, il finanziamento illecito e l'arricchimento personale ci sono stati, ma il direttore del tg1 non analizza il problema dalla prospettiva del cittadino italiano che ha visto il boom del deficit e un'inefficienza pubblica spaventosa (guardarsi i costi al Km della metropolitana di Milano), bensì da quella del dietrologo. Costruisce un'ipotesi sul ruolo della magistratura priva di fondameto perché possiamo anche credere ai deliri di chi parla di vendette comuniste, ma i fatti ci dicono che prima delle vendette politiche c'erano alcune azioni illecite da punire, e se le ipotesi sono opinabili lo stesso non possiamo dire per i fatti emersi nei processi. Dopo si prova a sminuire l'importanza del finanziamento illecito perché:1) così fan tutti,2) due anni prima era stato oggetto d'amnistia. Ma se era veramente un reato di poco conto perché non è stato depenalizzato in via definitiva ed è stata votata solo un'amnistia temporanea? E poi, possiamo accettare di vivere in un paese dove il finanziamento dei partiti può anche avvenire per vie traverse? Ma soprattutto, proviamo ad applicare la logica nei giorni nostri. L'esecutivo in carica ha varato lo scudo fiscale, ma tale provvedimento non autorizza i cittadini ad evadere in futuro! Amnistie e condoni sono provvedimenti una tantum e chi ne beneficia avrà una fedina penale pulita rispetto ai delinquenti sfortunati, ma in ogni caso nè l'uno e neppure l'altro possono essere elevati come modelli da imitare.
Caro Minzolini, la vera democrazia ha un costo, e non è la mazzetta, ma l'integrità morale. E se nessuno è degno di entrare in questa categoria possiamo ordinare le vie con codici numerici, invece di arrampicarci sui muri provando a nascondere i vizi ed esaltando le gesta di uomini che sono tutto fuorché statisti da ammirare o eroi da celebrare. Un politico che si lascia corrompere, anche per il più nobile dei motivi, può essere un esempio solo in un paese di mediocri.
La lezioncina di storia (o volo pindarico, o "supercazzola") di Minzolini è ben lontana dall'essere una verità assoluta, e semmai mostra alcuni degli schemi mentali che usiamo tutti noi per autogiustificare la nostra mediocrità. Il discorso di Minzolini prova a contestualizzare lo schema dell'Italia post seconda guerra mondiale, e siccome questo giornalista sa fare analisi storiche di cinquant'anni in meno di due minuti (ha il dono della sintesi o è superficiale?), l'Italia post fascista si riduce alla sola contrapposizione tra partito comunista (i cattivi) e le forze del bene. Questa dicotomia è già un falso storico, ma serve a Minzolini per introdurre un senso d'urgenza, cioè il pericolo dei comunisti (e qualcuno prende i voti solo con questa motivazione nel 2010!). La causa di forza maggiore giustifica ogni porcata, come ad esempio il finanziamento illecito, che quindi cade in secondo piano davanti alla gravità della minaccia sovietica.
A mio modesto parere in realtà tutto questo è fumo negli occhi. Siamo sicuri che ci fosse una relazione diretta tra il finanziamento illecito (e le tangenti personali) e il pericolo comunista? O meglio, se in Italia avesse trionfato la legalità, e quindi non ci sarebbe stato il finanziamento illecito, saremmo passati al blocco sovietico? Per Minzolini la risposta è disarmante ed è un indecente sì, perché il direttore del tg1 dice che "una democrazia costosa permise al paese di restare per cinquant'anni nel mondo libero". Adesso, va bene tutto, ma questa è un'emerita cazzata perché in questo modo giustifichiamo chi si faceva i propri interessi alle spalle dei cittadini, e anzi, Minzolini invita i cittadini a lasciarsi fregare col sorriso sulle labbra, in nome di un bene superiore comune (ma anche personale!!). Tra minaccia comunista e "democrazia costosa" non vedo un nesso diretto, ma avverto un'insopportabile puzza di fregatura.
Ma il Minzolo non si ferma qui e passa a rivisitare Tangentopoli. E' ormai chiaro che le porcate sono assodate, il finanziamento illecito e l'arricchimento personale ci sono stati, ma il direttore del tg1 non analizza il problema dalla prospettiva del cittadino italiano che ha visto il boom del deficit e un'inefficienza pubblica spaventosa (guardarsi i costi al Km della metropolitana di Milano), bensì da quella del dietrologo. Costruisce un'ipotesi sul ruolo della magistratura priva di fondameto perché possiamo anche credere ai deliri di chi parla di vendette comuniste, ma i fatti ci dicono che prima delle vendette politiche c'erano alcune azioni illecite da punire, e se le ipotesi sono opinabili lo stesso non possiamo dire per i fatti emersi nei processi. Dopo si prova a sminuire l'importanza del finanziamento illecito perché:1) così fan tutti,2) due anni prima era stato oggetto d'amnistia. Ma se era veramente un reato di poco conto perché non è stato depenalizzato in via definitiva ed è stata votata solo un'amnistia temporanea? E poi, possiamo accettare di vivere in un paese dove il finanziamento dei partiti può anche avvenire per vie traverse? Ma soprattutto, proviamo ad applicare la logica nei giorni nostri. L'esecutivo in carica ha varato lo scudo fiscale, ma tale provvedimento non autorizza i cittadini ad evadere in futuro! Amnistie e condoni sono provvedimenti una tantum e chi ne beneficia avrà una fedina penale pulita rispetto ai delinquenti sfortunati, ma in ogni caso nè l'uno e neppure l'altro possono essere elevati come modelli da imitare.
Caro Minzolini, la vera democrazia ha un costo, e non è la mazzetta, ma l'integrità morale. E se nessuno è degno di entrare in questa categoria possiamo ordinare le vie con codici numerici, invece di arrampicarci sui muri provando a nascondere i vizi ed esaltando le gesta di uomini che sono tutto fuorché statisti da ammirare o eroi da celebrare. Un politico che si lascia corrompere, anche per il più nobile dei motivi, può essere un esempio solo in un paese di mediocri.
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