domenica 17 gennaio 2010

Prima le intenzioni e poi i fatti

Il pasticcio di Berlusconi sull'IRPEF dimostra l'ingenuità del nostro Presidente del Consiglio. Lui è buono, è il capo del Partito dell'Amore, e vorrebbe regalarci felicità e gioia, ma purtroppo una brutta crisi (comunista) non gli consente di attuare i suoi buoni propositi. Maledizione! Ma si può ritenere competente e affidabile un Presidente del Consiglio che parla di riforme fiscali senza prima consultare il Ministro dell'Economia e senza prima informarsi sulla situazione dei conti pubblici? Come dobbiamo valutare tutte le sparate berlusconiane sulle riforme economiche? Ormai, esclusi i feticisti del salame sugli occhi, sono classificabili come "uscite incaute", parole al vento con il comune denominatore del "vorrei, ma non posso". Purtroppo in politica questa categoria dovrebbe essere inclusa alla voce demagogia, e chi ne abusa, per illudere le persone, dovrebbe almeno essere redarguito da stampa ed elettori.

In Italia viviamo però in una situazione di rimbecillimento collettivo e la presa di posizione di Feltri, che ha giustamente parlato di "pasticcio sulle tasse", sarà incomprensibile per buona parte dei fedeli berlusconiani. Per loro Feltri non ha capito che in Italia non contano i fatti, ma le intenzioni, e se Silvio usa il "vorrei, ma non posso", non lo fa per opportunismo politico, bensì per ribadire la sua bontà.

Nel frattempo siamo entrati nel 2010, anno in cui la locomotiva italiana trascinerà fuori dalla crisi il mondo intero. Per chi non se ne fosse accorto questo Governo del (far finta di) fare ha gettato le basi per un futuro radioso e da primi della classe. Bankitalia prevede per il 2010 e per il 2011 una crescita del +0,7% e del +1,0%. L'Inghilterra resterà al palo nel 2010 (+0,2%), mentre la Francia e la Germania segneranno nel 2010 un +1,5%. Il tutto andrà ad inserirsi nel quadro dei conti pubblici italiani. Il nostro debito pubblico, anche grazie agli sforzi compiuti dai grandi statisti degli anni '80, veleggia da anni sopra il 100% e ciò riduce i margini di manovra per Tremonti, che non può pensare di risollevare il paese facendo leva sul debito (come invece potrebbe avvenire in Francia e Germania dove il debito è circa al 70% del PIL).

L'Italia deve seguire la linea del rigore, ma c'è modo e modo per attuare questo principio e ogni settore ha le sue peculiarità. I tagli degli enti inutili, il cavallo di battaglia di Calderoli, sono ancora una bella idea non applicata, mentre lo stesso principio è stato messo in pratica nel settore dell'istruzione, cioè in un ambito che definisce il futuro del paese. Sarkozy ha agito in modo opposto rispetto al Governo di centro destra italiano e la nostra Ministro Gelmini ha attuato dei tagli indiscriminati che sono inutili come il loro duale dei sovvenzionamenti a pioggia. Questa linea politica sembra tagliare le gambe del paese e si scontra con le affermazioni degli stessi Ministri. Scajola ha parlato di incentivi per chi investe nell'innovazione e nella ricerca, ma è coerente con la politica di un Governo che, con la scusa della giusta lotta ai fannulloni, finisce però per depotenziare l'intero comparto dell'istruzione?

P.S. ho letto della lotta alla crisi del Governo del "fare". Se prendiamo i dati del PIL dal primo trimestre 2008 al secondo trimestre 2009 vediamo che non siamo i capofila. L'Italia segna un bel -6,5%, la Germania -6,3%, UK -5,6%, Spagna -4,2%, USA -3,5% e Francia -3,3%. In aggiunta i dati della crescita degli ultimi due trimestri e le previsioni del 2010 - 2011 dimostrano la velleità di certe affermazioni, che come sempre si basano sulle impressioni e non sui fatti.

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