mercoledì 6 gennaio 2010

Ma l'opposizione non governa..

Berlusconi avrebbe confidato ai suoi più stretti collaboratori di dubitare sulle capacità del leader democratico di partecipare ad un dialogo isolando i "bastian contrari", ma chi continua a dare fiato a questo tema mi sembra che commetta la grave leggerezza di valutare in modo errato gli attuali rapporti di forza. Berlusconi e i suoi fedelissimi del PdL continuano a scaricare tutte le responsabilità sulla controparte politica, ma si dimenticano di avere un'ampia maggioranza sia alla Camera che al Senato. Con questi numeri i pidiellini hanno ricevuto un'investitura popolare che non può essere usata solo per dire "il popolo è con noi", ma rappresenta una responsabilità per migliorare il paese, di cui bisogna rispondere. Se il paese è ingessato ad ogni livello (imprenditoria, università, politica) c'è un concorso di colpe attribuibili anche ai governi passati, ma non dobbiamo dimenticare che solo l'esecutivo attualmente in carica ha la possibilità di cambiare questa situazione, e se non lo cambia, accetta, condivide le scelte passate. Se l'Italia non si trasformerà resterà l'eterna incompiuta e la rigidità sociale, che in tempi di crisi attenua la recessione, tornerà ad essere un ostacolo alla crescita. Se non cambieremo, quando l'economia tornerà a regime saremo ancora la Cenerentola del G8.

Più che un maestoso Ponte sullo Stretto l'Italia ha altre criticità basilari e, ad esempio, è bastata una nevicata di 20 cm per comprendere quanto sia inadeguata la nostra rete dei trasporti. Più che provvedimenti transitori e diseducativi come lo scudo fiscale l'Italia avrebbe bisogno di norme che incentivano l'iniziativa sana dei nuovi imprenditori, che invece nella società più ingessata dell'Occidente non trovano finanziamenti e finiscono soffocati tra una burocrazia allucinante che disincentiva ogni nuova iniziativa. Se manca iniziativa imprenditoriale e latita il dinamismo non è solo colpa delle banche restie a concedere prestiti. Il Robin Hood dei tempi moderni (Tremonti) ci ha insegnato a scaricare tutte le colpe sugli istituti di credito, ma non l'ho mai sentito fare un'analisi accurata sul contesto italiano. Il deficit d'infrastrutture e la rigidità sociale sono la vera zavorra del paese, sono due delle principali motivazioni che spiegano la maggiore prudenza del sistema creditizio italiano rispetto agli altri sistemi occidentali.

Quando Veltroni si candidò a premier aveva promesso di impegnarsi per ridurre i tempi burocratici necessari per avviare una nuova impresa, ed è molto interessante osservare come un'ex comunista proponga queste idee, mentre una maggioranza di anti comunisti auto proclamatisi liberali non ha mai fatto nulla per snellire certi meccanismi che bloccano il paese. L'Italia ha retto benino alla crisi, ma i facili entusiasmi da mediocri (perché comunque la crisi c'è e consola poco l'esser i meno peggio) devono lasciare spazio ad una rivoluzione culturale, capace di incentivare la libera iniziativa. Questa cosa non solo avrebbe degli impatti positivi a livello economico, in particolare perché migliorerebbe l'attrattività del paese, ma sarebbe pure una risposta concreta ad un'intera generazione di giovani che sono soffocati da quei parrucconi che si conquistano la fiducia per difendere i loro privilegi.

Questa semplice riforma renderebbe più dinamico ed equo il sistema. Fino ad oggi l'unica proposta attuata è quella di una flessibilità che piace alle imprese perché non mette in discussione il loro potere e scarica tutti i rischi sulla forza lavoro. Una riforma che favorisce la libera iniziativa deve passare attraverso una modernizzazione del paese, associata ad uno snellimento dei processi burocratici. Questo creerebbe una nuova flessibilità capace di sorridere anche a quei meritevoli e capaci, che però non hanno santi in paradiso.

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2 commenti:

  1. berlusconi futte (il popolo italiano) e chiange-piange (non è ancora sicuro di non essere processato) e a mezzo dei suoi lacchè (bonaiuti:ho ancora speranza nel pd) ci vuole fottere,noi della sinistra. Dico a Bersani,NON PARLARE CON COSTORO,quando porteranno le riforme in parlamento,con leggi chiare( per es.riforma della giustizia senza processi brevi o escamotage della mente perversa di ghedini),allora dopo discussioni limpide ,chiare e trasparenti si collabora.
    Il ponte di messina serve a costoro solo per farsi propaganda :da B. ai suoi alleati ecc...
    Io che la sicilia la conosco,vi posso assicurare che le priorità sono altre.I collegamenti ferroviari:per andare da palermo a siracusa ,via agrigento,si parte la mattina e a notte profonda forse non si è ancora arrivati.La viabilità interna è una tragedia .Per andare dalla costa cefalù a enna circa 120 km,non bastano 4-5 ore,attrversando strade tortuose che salgono,scendono,con curve e controcurve,insomma un disastro.e dopo il lavoro che non c'è, e tante altre cose ,altro che ponte!
    Mi fermo qui.
    carlo di figlia pignatello

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  2. Ho fatto sempre molta fatica a capire perché tutti i governi, bianchi o rossi, non hanno mai fatto riforme decisive.
    L'unica spiegazione autonoma, in proposito, la deduco conoscendo i costumi dei politicanti italiani e cioé: quando si raggiunge il gotha del potere, occorre soddisfare le petulanti esigenze clientelari prima di pensare alle necessità del popolo. Quando si propone una modifica, prima occorre soddisfare i veti incrociati delle lobbies, poi si attua la modifica; ma ormai essa non danneggia più nessuno dei potentati, ma solo il popolino.
    SCHIFO E VERGOGNA.
    veleno.

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