sabato 18 giugno 2011

Abbiamo un Governo?

Nell'ultimo mese sono successe alcune cose insignificanti. Il centro destra ha perso Milano, autentico fortino del berlusconismo, perdendo la faccia (vedi l'incresciosa caduta di stile della Moratti nel confronto con Pisapia trasmesso da Sky). Ha perso Napoli dove i cittadini hanno bocciato la pessima amministrazione del PD, senza mostrare alcuna fiducia per il PdL, nonostante la serie di promesse ridicole del nostro Presidente del Consiglio. Con questi due risultati salutiamo anche le analisi dei politologi da salotto che teorizzavano la barzelletta dell'elettorato moderato (il Terzo Polo dov'è?), dimenticando che Pisapia e De Magistris appartengono ad una tradizione politica che non rinnegano (e personalmente non condivido), ma hanno saputo catalizzare i voti dei "moderati"  grazie al fatto che sono percepiti come elementi di rottura rispetto ad un certo modo di fare politica. Poi l'attenzione si è spostata sui referendum, e mentre i due leader della coalizione dell'amore bifolco (la ditta B & B) invitavano i militanti ad andare al mare, ecco che gli italiani hanno avuto un sussulto d'orgoglio e si sono recati in massa alle urne. La vittoria dei sì passerà alla storia perché i due partiti che governano (si fa per dire..) il paese sono stati bocciati dalla maggioranza assoluta degli italiani. Ora i pidiellini e i leghisti sono tutti a minimizzare e nascondono la debacle dietro a sterili elucubrazioni sui quesiti: vedo vassalli preoccupati (della poltrona?) pronti a giurare che la gente ha votato spinta dalla paura del nucleare, poi tanto che c'era ha messo un sì pure per l'acqua pubblica e per ricordare che la legge è uguale per tutti. Questi discorsi, con cui i berluscones provano a minimizzare la sconfitta, sembrano disquisizioni sul sesso degli angeli. L'esito del voto è talmente forte (il legittimo impedimento ha preso più sì del nucleare), i sì sono maggioranza assoluta ovunque, da spazzare via le elucubrazioni da bar. E poi ci sono i rutti dei berlusconiani che non accettano il popolo quando non la pensa come loro: i giovani precari sono "l'Italia peggiore" (l'ha detto un piccolo, piccolissimo Ministro), chi va sul web è un fancazzista (chi guarda Forum è invece un illuminato?), chi vota De Magistris è senza cervello, i giudici sono una metastasi, e via. Il ritornello ormai lo conosciamo e quando Fini ricorda che Berlusconi cerca sempre un nemico, dice la più evidente delle verità. Altro che partito dell'amore, chi promuove il meccanismo manicheo del "noi" contro "voi" produce solo una politica basata sull'odio.

In mezzo a tutto c'è un paese senza Governo, dove i piazzisti dell'amore bifolco rincorrono il consenso nel breve periodo (leggetevi Tommaso Padoa Schioppa cosa scriveva sulla veduta corta). Tremonti, nonostante lo scempio dei tagli lineari, resta l'ancora di salvezza. Via lui e si preannuncia un disastro. Bossi pensa di spostare tre Ministeri per accontentare il popolo padano. Maroni chiede un taglio delle tasse e parla di coraggio, ma col debito pubblico che ci ritroviamo, tagliare le tasse è un atto di coraggio o demagogia? E Berlusconi continua imperterrito a parlare di riforma della giustizia e del risarcimento che dovrà a pagare a De Benedetti, senza capire che agli italiani non gliene importa una mazza dei suoi problemi. Davanti a quest'irresponsabilità le agenzie di rating sono sgomente e declasseranno il nostro debito pubblico. Mi aspetto numerosi articoli sui soliti giornali per ricordare che le agenzie di rating hanno sbagliato ogni previsione giudicando Lehman Brothers, reputata solidissima fino al giorno prima del fallimento, come se fosse vero che quando un soggetto sbaglia una volta allora sbaglierà sempre.

Come siamo caduti in basso! Domani si pende dalle labbra di Bossi, e già questo fotografa bene la mediocrità del Governo che non c'è, e a cui alcuni italiani restano affezionati.

domenica 17 aprile 2011

Quale futuro per un paese arrogante (e ignorante)?

Altro giro, altro temino. Dopo l'articolo pro-nucleare, in cui il professor Panebianco rivendicava la scelta nuclearista in nome di un'analisi pressapochista sul rapporto tra rischio e progresso, ecco un nuovo imperdibile pezzo sui mali dell'Italia e sulla contrapposizione destra / sinistra. Gaber ci aveva fatto una canzone ironica, il professor Panebianco usa lo stesso buonismo per fare un articolo serio. Alè.

Tornando al nucleare trovavo che l'articolo fosse superficiale perché veniva banalizzato il tema: non v'è dubbio che qualunque attività porti in dote un certo livello di rischiosità, ma non per questo possiamo dire che tutte le attività sono uguali, poiché ciascuna deve essere associata al livello di rischio che la distingue. Chi lavora, o ha studiato la finanza (o tutte e due) sa che il mercato si regge su due principi. In primis sulla relazione rendimento / rischio: comprare un'obbligazione decennale dal tesoro Italiano comporta l'assunzione di un rischio diverso all'analogo titolo di stato tedesco, francese (meno rischiosi), portoghese e greco (più rischiosi). La seconda architrave è la percezione / propensione al rischio, infatti lo stesso investimento per diversi soggetti può generare livelli di utilità differenti, perciò ciò che per me rappresenta un grande affare può essere per altri un'autentica sola. Queste due basi le traslerei sul tema del nucleare per precisare che quando una scelta influenza pesantamente la vita delle persone (a Fukushima la gente deve abbandonare la propria abitazione se vive nel raggio di 30Km dalla centrale) bisogna lasciare al popolo la possibilità di scegliere in base a come percepisce il rischio. La mia scelta antinucleare non è dettata dalla paura, ma, in termini brutali, dalla volontà di non avere preoccupazioni perché trovo che il rischio nucleare non sia accettabile. In secondo luogo trovo che il problema non si risolve costruendo nuove centrali, ma bisogna intervenire affinché si riducano i livelli di domanda interna (efficienza energetica, non usare l'auto per andare a pisciare...).

L'articolo di oggi invece affronta il tema destra / sinistra e ci spiega che non siamo disposti ad ascoltare le ragioni degli altri. Se devo essere sincero penso che un discorso simile sia figlio della retorica buonista e perbenista che riscuote successo nell'Italia intera. Uso la parola "buonista" perché dovremmo iniziare a chiamare le cose col nome che si meritano. Non tutte le idee sono degne di attenzione, le "cazzate" vanno chiamate con questo appellativo, e se non ascolto i deliri di qualche vassallo o di qualche vecchio arricchito, non mi sento cafone, ma penso solo di fare buon uso del mio arbitrio. I mali dell'Italia sono tre: 1) vittimismo diffuso, 2) uso sproporzionato del buon senso, 3) banalizzazione dei problemi. Il mostro si regge su queste premesse.

Il vittimismo lo coltiviamo dalla culla. A sei / sette anni i pargoli sono geni incompresi da professori incapaci e se non giocano titolari nella scuola calcio è per via di allenatori incapaci. La sfortuna si accanisce con i nostri giovani eroi che fino ai 18 anni incappano in educatori inadeguati. Poi, col passare degli anni, arrivano arbitri incapaci, docenti universitari raccomandati, burocrati che soffocano il genio ed infine magistrati comunisti. Il vittimismo ci rende forti e stronzi perché ci porta  a negare tutte le responsabilità: noi siamo perfetti e se non sfondiamo è per via di eventi esogeni contro cui non possiamo nulla (non dimentichiamo la percentuale altissima di "colleghi leccaculo" e di "capi stronzi e ignoranti"). Sempre colpa degli altri, noi invece siamo belli e bravi. Il paese dei geni incompresi si regge su queste basi e in questo modo siamo autorizzati a delegittimare i successi del nostro vicino di casa o del nostro collega. Attenzione, anche negli States c'è il culto della persona (fin da piccolo ti educano a pensare che sei il migliore), ma questo si accompagna ad un rispetto altissimo per istituzioni e controllori. In pratica si crea un sistema equilibrato in cui dai tutte le forze per emergere, ma al tempo stesso hai fiducia in chi ti valuta / promuove.

L'uso sproporzionato del buon senso è un altro male. All'innamorato che si rende ridicolo nel suo egocentrismo infantile non si può dire nulla: in amore tutto è concesso. Ai genitori che viziano ai figli non si può dire nulla: i figli sono le stelle. Vige la regola del manichiesmo degli idioti: se è una cosa non è bianca, allora deve essere nera. E' giusto vietare ai genitori di concedere qualunque vizio ai figli? No, quindi gli si può concedere tutto. Su queste basi logiche fanno incetta di consensi quei partiti politici che parlano alla pancia, e parlare alla pancia non è mai un merito di cui vantarsi. Sul buon senso poi credo che se ne faccia troppo affidamento, basterebbe ricordare cosa diceva La Rochefoucauld  ("troviamo del buon senso solo nelle persone che la pensano come noi"), per capire che col buon senso si può stampare la carta igienica.

L'ultimo tema è la banalizzazione dei problemi. L'immigrazione si risolve col "fora di ball", i giovani "non sono umili e non vogliono fare certi mestieri". Poi per i problemi si perde tempo a discutere sugli slogan ("processo breve", "meritocrazia") dimenticando che una corda non basta per fare un impiccato (cit), e le cose si valutano nel merito. Se bastassero tre luoghi comuni e tre slogan potremmo progettare dei robot superefficienti che svolgono il ruolo dei pagliacci che legiferano. Invece queste attività devono essere svolte da uomini proprio perché è vitale la capacità di distinguere le qualità, di valutare le sfumature per vedere cosa si cela dietro l'abito usato per nominare le cose. La banalizzazione dei problemi si combina con i due punti sopra e crea l'Italia in cui viviamo: arroganza e scarsa capacità autocritica (punto 1), uso di mezzi di valutazione arcaici e inadeguati (punto 2), scarsa capacità di percepire la complessità (punto 3), il mostro è servito. Einstein diceva "make everything as simple as possible, but not simpler", chissà cosa direbbe se guardasse alla politica italiana.

mercoledì 30 marzo 2011

Piccoli (nuovi) vassalli crescono

E' più permaloso Marcello Lippi o un vassallo del re (meglio noto come berluscones)? Bella domanda. In questi giorni Alessandra Mussolini, una che starebbe bene nella casa di "Jersey Shore", si è guadagnata qualche minuto di gloria andando alla guerra contro la top model Bianca Balti, rea d'aver criticato il Presidente del Consiglio. Da queste piccole cose si capisce che ormai siamo al delirio: se non ami Silvio, allora sei irrispettoso verso chi lo vota e ti meriti ogni disgrazia professionale. Infatti l'appello della nipote del Duce finiva con la speranza di sostituire la Balti (testimonial della Tim), con Belen (altra mia candidata per Jersey Shore). Se invece dai del coglione a chi non ti vota sei un mattacchione e ricevi gli elogi di chi, tra una leccata e l'altra, ti elegge a maestro supremo nella nobile arte della comunicazione.

Nel frattempo sono comparsi personaggi angoscianti, come ad esempio l'onorevole Paniz. Ieri, nei 5 minuti giornalieri in cui mi sforzo di ascoltare le pirlate dei pidiellini, ad Otto e Mezzo ha sostenuto un interessante discorso basato sull'idea che i processi debbano essere giudicati sulla base dei benefici economici che generano. In pratica se spendo 5 per fare un'indagine allora devo indagare su qualcosa capace di farmi andare almeno in pareggio. Una simile baggianata può solleticare qualche ministro che potrebbe intavolare trattative per privatizzare la magistratura, costituendo una S.P.A. da cedere ai privati. Divagazioni a parte è chiaro anche a un cretino che i processi non si valutano solo in base al rapporto costi / benefici monetari (altrimenti che vantaggio avremmo a processare chi taccheggia merce di scarso valore al negozio di provincia?).

giovedì 17 marzo 2011

Perché rivendico il diritto di essere contrario a questo nucleare

Il dibattito sul nucleare mi lascia allibito per le logiche dominanti nei discorsi di ambientalisti e nuclearisti. Il Ministro Prestigiacomo ha definito "sciacalli" coloro che promuovono iniziative antinucleari a seguito dei tragici fatti di Fukushima. La cosa mi lascia perplesso, cosa dire allora di coloro che, per esperienza diretta (ma non sempre!), partono dalle stragi del sabato sera per promuovere meritorie campagne contro l'abuso di alcolici e per istruire alla guida sicura? Sciacalli pure quelli? La famigerata emotività non è un sentimento da ripudiare con sdegno snob e non può essere catalogata come male assoluto. L'uomo è una raffinata combinazione di istinto e ragione, senza una delle due saremmo animali o automi.

Piuttosto preme constatare come il dibattito sul nucleare si stia trasformando in una riproposizione del processo di Biscardi. I fondamentalisti del nucleare, giornalisti convinti di essere le uniche menti illuminate del paese (a proposito segnalo un temino di Panebianco) e politici impreparati (qui l'elenco sarebbe lunghissimo), a dire che gli ambientalisti sono una massa di rozzi, emotivi, avversi ad ogni forma di progresso. Gli ambientalisti fanatici (non tutti) rinfacciano agli altri di essere dei criminali che danneggiano l'umanità per intascare qualche beneficio economico. Così non si risolve nulla! Per quel che mi riguarda non ho tendenze luddiste, ma quando lessi "Abissi d'acciaio" (I. Asimov) parteggiavo per i medievalisti. E' per queste ragioni che trovo miope e patetico il tentativo di risolvere una questione complessa attraverso l'etichettatura e la denigrazione della controparte. Servono ben altre riflessioni.

1) Panebianco fa bene a ricordare che senza alcuna assunzione di rischi non c'è progresso, ma partendo da una simile constatazione trovo ardito il passaggio finale in cui l'antinuclearista è definito  come se fosse una persona irrazionale che pretende l'impossibile (ossia l'eleminazione del rischio) e perciò rinuncia a vivere. Mi spiace per l'autore, ma la sua ipotesi iniziale non implica la sua conclusione finale. 
La storia è fatta di scelte, ovvero di momenti in cui si è deciso di correre dei rischi e momenti in cui si è invece arrivati alla decisione opposta. I rischi non possono essere banalizzati e omologati: bisogna ricordare le diversità. Ogni individuo ha la sua percezione della realtà e la sua propensione al rischio. Ciascuna persona ha una sua, personalissima e insindacabile, soglia di tolleranza al rischio, ha anche una sua capacità interpretativa e arriverà ad una conclusione finale unica e rispettabile (nuclare sì, nucleare no). Negare questo diritto implica sostenere che dovremmo essere governati da un'èlite illuminata che sceglie per noi cosa è giusto, cosa è sbaglato, cosa è troppo rischioso, ecc..
Se non voglio il nucleare non voglio sentirmi dire che sono una persona disinformata che rinuncia a vivere. Semplicemente non reputo conveniente il rapporto rischi / benefici offerto da questa tecnologia e, magari, ho fiducia in attività che qualche nuclearista giudica sconvenienti. La valutazione resta personale e non può tener conto solo di fattori economici!

2) Il nucleare, ma in generale il dramma del Giappone solleva il tema importantissimo (ma ahimè dimenticato) del rapporto scienza - natura. Ho ripensato ad un film mostratomi da un prete durante le scuole medie e dalla mia professoressa di filosofia del liceo. Il mini film si chiama "Non avrai altro Dio al di fuori di me" (Kieslowski). La storia è semplice. Un bambino vuole andare a pattinare sul laghetto ghiacciato e chiede a suo padre il permesso. Il padre (ingegnere come me!) prepara un algoritmo, raccoglie i dati ambientali e, con l'ausilio di un pc, esegue un calcolo per rispondere alla seguente domanda: il ghiaccio è nelle condizioni di reggere il pattinatore? La risposta è affermativa. Il padre per completare l'opera va a testare il ghiaccio e non riscontra problemi. Il giorno dopo il figlio va a pattinare, ma dopo poco si sentono le sirene. Il ghiaccio non ha retto e il povero bambino è affogato. Il colpevole è un barbone che, per scaldarsi, ha acceso un fuoco vicino al lago.
Racconto questo solo per dire che l'uomo di scienza sa costruire dei modelli complessi, e spesso si perde in atteggiamenti narcisistici (ah come sono bravo!), finendo così per dimenticare che ci può sempre essere una variabile impazzita, qualcosa che sfugge al modello. 
Davanti al film ci sono tre risposte.
La tentazione di alcuni è quella di dire che tutto il lavoro scientifico è da buttare, ma il modello non era completamente sbagliato: l'errore è stato quello di non comprenderne i limiti.
Partendo da questa considerazione c'è la risposta dei fanatici del trials & errors, capeggiati da Chicco Testa (leggere l'articolo di oggi sul Corriere). Si riconosce che il modello era incompleto ed è stato commesso qualche errore (si è sottovalutata qualche variabile), ma la risposta è quella di costruire un nuovo modello, ancora più preciso, capace di prevedere con certezze le mosse del barbone, per prevenire questo rischio. Tutto nell'attesa del prossimo cigno nero.
La mia posizione sta nel mezzo. Bisogna prendere atto dei nostri limiti per capire che non si può applicare la logica del "trials & errors"  in ogni disciplina  (se il postino sbaglia casella postale è una cosa, se salta il reattore un'altra) e non si può spacciare per certezza qualcosa che presenta una natura aleatoria, sfuggevole alla nostra ragione. Non voglio sminuire la figura dello scienziato, ma ribadire che l'arroganza della ragione è un atteggiamento fuorviante, da cui bisogna stare alla larga. Sono sicuro che i veri scienziati non si sentiranno offesi.

domenica 13 marzo 2011

Le certezze aleatorie del nucleare

L'Italia è più vicina all'Indonesia rispetto al Giappone (Free Map dice che Tokyo è a 9.864 km da Roma, mentre Phuket dista 9.075 km), ma penso che la catastrofe giapponese ci tocchi più da vicino rispetto a quella indonesiana. Quando si verificano terremoti o tsunami in paesi che consideriamo inferiori al nostro (Haiti, Iran, Indonesia, certe regioni della Cina) tendiamo a pensare che i danni, provocati da quei disastri, siano stati accentuati dalla carenza di infrastrutture e controlli che caratterizza quelle nazioni. Nel caso del Giappone il discorso cambia perché parliamo di un paese appartenente al G8; di una nazione che ha saputo convivere col rischio senza affidarsi a superstizioni e santini; di un popolo che dopo un conflitto mondiale perso per ko, ha saputo rimboccarsi le maniche, ha inseguito la manifattura occidentale, e a un certo punto l'ha anche superata, introducendo delle innovazioni fondamentali nei campi della tecnologia e della gestione dei sistemi logistico - produttivi. Il Giappone non è un paese in cui le case sono di paglia, e non ha nemmeno l'aria di essere un luogo in cui regna quell'abusivismo tipico di alcune aree del nostro paese. Ma tutta questa precisione, tutta questa prevenzione, non ha potuto nulla davanti alla furia della natura.

In Italia la politica ha dimostrato di non aver capito nulla (sai che novità). Cicchitto, quello che aveva la tessera del circolo di caccia e pesca (P2), rassicura tutti ricordando che il programma nucleare andrà avanti comunque. Lo stesso mantra è ripetuto da quei politici che hanno fatto qualche promessa di troppo all'aziende che già si fregano le dita immaginando i benefici economici derivanti dalla costruzione (e gestione) delle centrali. Chicco Testa (un uomo un perché, da Legambiente al Forum Nucleare, come se Vendola diventasse capo di Forza Nuova e Storace presidente di Rifondazione Comunista) va in tv a dire che il nucleare è sicuro e il terremoto è la prova lampante. Anche un intelligente giornalista come Oscar Giannino si è lanciato in una frettolosa analisi pro-nucleare sostenendo che le centrali hanno retto alla grande (infatti hanno evacuato solo 150mila persone). In tutte queste dichiarazioni si legge paura: c'è il timore di ottenere un nuovo effetto Chernobyl con il referendum previsto per giugno, e allora si prova a rassicurare l'opinione pubblica, dimenticando però alcune questioni basilari, prima fra tutte il fatto che gli effetti di un incidente nucleare non possono essere valutati dopo 96 ore.

La scelta di tornare al nucleare passa anche per la nostra avversione / propensione al rischio. I cittadini vanno informati su questo fatto e ognuno deve fare una valutazione personale. Nella scienza una probabilità pari al 99,9% non equivale ad una certezza, anche perché ad un'analisi preventiva è possibile assegnare delle probabilità ai diversi scenari che ipotizziamo, ma in futuro possiamo stare pur certi su una sola cosa: tra le tante ipotesi, mutuamente esclusive, che abbiamo formulato se ne realizzerà una sola. Studiare  le conseguenze dello scenario cui associamo uno 0,01% di probabilità non è un esercizio di retorica, ma è un'attività estramamente importante (anche per il discorso sulla propensione al rischio). Per esempio spesso leggiamo che il fumo è significativamente correlato con alcune patologie, ma non possiamo dire con certezza quale sarà il futuro riservato a ciascun individuo (non abbiamo strumenti per capire chi si ammalerà e chi no), si va per probabilità. Nel caso del nucleare è opportuno considerare quali sono gli eventi capaci di trasformare un'attività industriale (produzione di energia) in una minaccia per la popolazione. Le variabili in grado di far verificare lo scenario pessimistico sono due: l'uomo (Chernobyl) e la natura. Per arginare la prima si possono adottare particolari procedure organizzative e si possono predisporre dei sistemi di controllo capaci di correggere gli errori umani. Il discorso diventa diverso nel secondo caso. Non abbiamo la capacità di prevedere con precisione i terremoti, quindi partendo da una conoscenza di base da affinare (sennò potremmo fare previsioni migliori) si ricorre a delle stime. Di sicuro gli scienziati dispongono di stime puntuali per definire la probabilità che in una certa area si verifichi da qui a n anni un terremoto con potenza pari o superiore ad un certo livello della scala Richter. Costruiamo gli impianti per resistere a quel livello, ma per quanto ci sforziamo non possiamo dare per certa una variabile aleatoria, e ci sarà sempre una coda di probabilità che sfugge alla nostra attività di prevenzione. In Giappone il super terremoto di 8,9 gradi ha colpito impianti costruiti per resistere a 8,5 gradi della scala Richter. E' presto per capire gli effetti delle esplosioni, ma di certo possiamo dire che una certezza non può mai essere aleatoria. Una sicurezza al 100% non la può garantire nessuno. Chi lo fa dovrebbe avere il coraggio di mettere qualche garanzia personale, altrimenti è un mascalzone.

sabato 5 marzo 2011

Gli sfortunati casi della vita del signor Berlusconi

Berlusconi si è messo pure il fazzoletto verde per celebrare la vittoria di Pirro del suo preziosissimo alleato. Lo schema lo conosciamo da tempo perché una delle cose in cui il premier è maestro risiede nella capacità di adulare il prossimo e di celebrarlo, perdendosi in spericate e false lodi. Coi carabinieri si è messo in testa un berretto da carabiniere e ha detto che da piccolo sognava di entrare nell'Arma. Il baby Silvio di strada ne ha fatta molta e questa frase, pronunciata alla tenera età di 75 anni, suona come una tardiva, ma non per questo insignificante, conversione. Voleva entrare nell'Arma, ma per gli strani casi della vita ha ospitato a casa sua un mafioso condannato all'ergastolo che di nome faceva Vittorio Mangano e ha abbracciato quel suo allegro compare che ha definito il presunto stalliere "un eroe". 

Ma il dramma di Berlusconi non finisce qui. Per esempio ha detto che, con tutti i soldi che ha, oltre ad avere l'imbarazzo della scelta su dove andare, nutre anche un grande sogno: costruire ospedali in Africa. Ma magari facesse queste cose! Invece, sempre per alcuni sfortunati casi della vita, la stessa persona che sogna di costruire ospedali e scuole nei paesi poveri, si ritrova a mantenere un gruppo di ragazze che io chiamo approfittatrici (qualcuno con un'altra parola che in inizia con p e fa rima con pane), e per queste ha speso, secondo l'Espresso, oltre 1.5 mln di euro nell'ultimo anno solare. Dobbiamo essere realisti, e non sorridere davanti a questi fatti: qui si celebra il dramma di un uomo in crisi d'identità.


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Il fotovoltaico di San Colombano

La vicenda del fotovoltaico merita grande attenzione. Attorno al tema è in corso una sana discussione tra giornalisti (penso agli articoli di Massimo Mucchetti e Sergio Rizzo sul Corriere), operatori del settori e politici (penso ai Ministri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente). Personalmente sono più vicino alle opinioni espresse dagli editorialisti del Corriere. Per non ricevere alcuna accusa di plagio pubblico il link ad una lettera di un'associazione su una vicenda lodigiana che, se avrò tempo e voglia, approfondirò. Certo, alcuni riferimenti sono legati al contesto specifico, ma alcune considerazioni sulla relazione tra le attività (agricoltura e fotovoltaico) e sull'esplicitazione dei criteri che guidano le scelte degli operatori, ovvero la sola massimizzazione della rendita personale a discapito di altre cose, sono, in una certa misura, universali.

Pubblico il link onde evitare problemi con la redazione del quotidiano che ha ospitato questo intervento
http://www.ilcittadino.it/p/opinioni/lettere/2011/03/01/ABr0SjH-integrazione_speculazione_agricoltura_bruno.html

martedì 1 febbraio 2011

Speriamo in Matri, ma la strategia di mercato della Juventus desta qualche perplessità

La Juventus è ancora una grande? O deve essere considerata come una provinciale di lusso? So che molti juventini storceranno il naso a sentire questa domanda, ma i fatti testimoniano il declino del club bianconeri. Dopo Calciopoli c'è stato un inaspettato ritorno al vertice perché le due stagioni con Ranieri furono positive. Gli acquisti furono sbagliati (Almiron, Tiago, Poulsen, Amauri, ecc..), ma la squadra aveva una sua dignità e mostrava carattere nelle difficoltà. Da due anni a questa parte, non si può però dire la stessa cosa. La Juventus di Ferrara prima e di Delneri oggi, è una squadra indisponente, falcidiata dagli infortuni e con una rosa di giocatori buoni per ambire ad un piazzamento in Europa League. La sconfitta col Parma del 6 gennaio è stata la vera svolta in negativo e, modestamente, l'avevo previsto. 

Domani a Palermo i bianconeri provano a ripartire, ma la vedo molto dura. Il mercato non ha portato quegli acquisti che i tifosi sognavano. Barzagli è un panchinaro di lusso per questa Juve, Matri non sfigurerà (ma in un club che punta al campionato potrebbe essere terza / quarta punta), ma questi due acquisti non bastano per soddisfare le aspettative dei tifosi. L'acquisto di Toni, tanto per citarne uno a caso, resta un'operazione incomprensibile, soprattutto se consideriamo che l'età è quella del bistrattato Trezeguet (sarà un caso, ma da quando hanno mollato alcuni giocatori della vecchia guardia, la squadra è senza carattere!). Per non parlare poi degli errori estivi che qui giudico col senno di poi. La scelta di puntare su un gruppo di una decina di discreti nuovi giocatori, nella speranza di pescare almeno tre / quattro atleti da Juve, si è rivelata sfortunata. Per il momento da Juve ci sono solo Krasic e Quagliarella, ma il primo deve tirare il fiato e il secondo si rivedrà a settembre. Tolti questi poi ci sono le mezze conferme, ovvero Aquilani e Bonucci, ma dopo questi c'è il deserto. Motta e Pepe sono due grosse delusioni, mentre Martinez e Traorè sono due oggetti misteriosi. Sarà che la Juve ha perso appeal e i top player vogliono giocare la Champions (o un mucchio di soldi), però non si poteva investire tutto quello che è stato speso per una dozzina di buoni giocatori per andare a puntarne tre con un livello di qualità più alto?

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sabato 29 gennaio 2011

La difesa 3. La politica degli slogan, la tragedia di Sbirulino Rotondi e i "fattacci" alla luce del sole

Lo scandalo Ruby segnerà per sempre l'immagine di Berlusconi. I fanboy se ne dovranno fare una ragione, ma quando tra cento anni si scriverà sulla politica italiana, si racconterà la storia del berlusconismo e della degenerazione nella selezione della classe politica. I dialoghi tra il consigliere regionale Minetti e una delle sue tante amiche esplicitano quelle che tutti hanno sempre pensato: la rappresentanza nelle Istituzioni è gestita da Berlusconi come se si trattasse di una delle sue S.P.A., e le signorine vengono scaricate (nel senso che le pagano) sui cittadini.

Ma la difesa dei berluscones è commovente. L'altra sera la Gelmini è andato a "Otto e Mezzo" a snocciolare i fatti del Governo del fare, ovvero una sequenza di intenzioni, voti programmatici e slogan, ma dietro l'apparenza la sostanza è poca cosa. Per esempio dovrebbe suscitare ribrezzo il fatto che un avvocato, scappato a Reggio Calabria per passare l'esame di stato, sia oggi colei che prova a impadronirsi della parola "meritocrazia". Il bello è che il PdL, e i leghisti, credono ancora alla politica degli slogan, alla politica del facciamo una legge con attaccato un motto, et voilà, abbiamo trovato la panacea per risolvere tutti i problemi. Magari fosse così semplice! La battaglia contro i baroni è sacrosanta, ma non puoi trattare la gente come se il problema fosse banale. Anche perché se dovesse bastare una leggina per risolvere la maggior parte dei problemi della scuola e dell'università, allora verrebbe da chiedersi perché queste cose non sono state fatte in passato. Nello specifico, chi non si ferma agli slogan, sa perfettamente che la riforma Gelmini vieta le nomine dei parenti nella stessa facoltà, ma dato che un'università ha più di una facoltà (in genere) restano possibile le nomine incrociate. Se si vuole affrontare il problema in modo onesto deve però essere chiaro che per migliorare le cose serve coesione tra legislatore e cittadinanza. Per esempio, se il padre di Giulio Natta insegnava Chimica nella facoltà di Ingegneria dei Processi Industriali, allora il figlio, sia fosse una capra che un genio, non poteva insegnare in quella facoltà. Questo solo per dire che il divieto è di grande appeal sulla popolazione, soprattutto su chi ha il mal di tasse, ma in verità la "meritocrazia" deve nascere nella coscienza delle persone. Imposta per legge è un pastrocchio che taglia le gambe ai problemi. Idem sul fantomatico "federalismo fiscale", uno slogan buono per i creduloni che votano Lega. Personalmente penso che tra un federalismo fiscale con aumenti dell'addizionale Irpef (caro Tremonti, lei dice che i cittadini decidono, la realtà è che i comuni hanno già messo a bilancio sostanziosi aumenti!) o uno con ripristino dell'ICI ci sia una bella differenza. Certo per la propaganda è sempre "federalismo fiscale", ma vogliamo accontentarci degli slogan o passare a guardare i contenuti?

Cambiando tema torno alla strenua difesa dei berluscones. La palma del migliore resta a Lupi che, da cattolico, ha ricordato un principio cardine di CL: non conta com vivi (se vai a prostitute), ma cosa fai (dici che Eluana può fare figli per fare il finto interessato al tema dell'eutanasia). In pratica secondo Lupi il cristianesimo è una dottrina in cui io posso fare quello che voglio (privacy inviolabile), a patto di agire per rendere assoluti alcuni principi, anche a discapito di coloro che non credono...

Nella lista dei difensori, noti anche come D.D.P.P. (difensori della propria poltrona), entra Sbirulino Rotondi. Sì, proprio lui, quello che aveva fondato una nuova "Democrazia Cristiana" e, fra il disinteresse generale, si era fuso nel PDL portando il suo 1%. Rotondi in questi anni si è fatto distinguere per la crociata contro la pausa pranzo, vero pericolo per la produttività, senza però curarsi della qualità e degli ingenti costi, generati da chi amministra la cosa pubblica. Per Sbirulino lo scandalo di Ruby è gossip, ma la madre delle prova sta nella geniale idea: siccome era facilissmo entrare in contatto con B. (la metà delle escort italiane ha il suo numero? o forse di più?), quindi la cosa era troppo palese per essere losca. Insomma, il ragionamento è da primo asilo: se una cosa la faccio sfacciatamente, agisco in quel modo perché non c'è nessun reato. Un po' come dire, portando all'estremo il discorso, che se scendo in strada a volto scoperto e vado a rapinare la prima banca che capita, allora, dato che non ho preso alcuna precauzione per nascondere la cosa, non ho commesso niente di male. Grazie di esistere Sbirulino - Mr Mackey.

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domenica 23 gennaio 2011

La difesa 2. Così fan tutti

Il secondo tormentone cantato dai difensori a oltranza di Berlusconi si riassume nel motto del "così fan tutti". Per uno strano scherzo del destino suona anche come il titolo di uno dei film di Tinto Brass (anche se la protagonista era Claudia Koll e perciò la i finale diventava una e). Gli pseudo giornalisti che appoggiano Berlusconi qualunque cosa faccia - e arrivati al punto in cui siamo, dando una breve vista al cv di Silvietto, ci manca solo una rapina a mano armata - hanno quindi scritti delle interessanti supercazzole in cui si descrivevano i casi storici di uomini potenti, donne famose e tradimenti clamorosi. Il trend della stampa indipendente ha avuto inizio con Vespa, che superata la soglia dei 60 anni, e dopo un'intensa carriera, ha deciso che proprio questo era l'anno ideale per pubblicare un libro dal titolo "Donne di cuori". Il tema, per una coincidenza fortuita, è proprio quello citato sopra e il libro, siccome sono malizioso, suona un po' come un patetico tentativo di sminuire le responsabilità del Cavaliere, anestetizzando l'opinione pubblica - anche se, quando uno legge il libro di Vespa, è masochista o già anestetizzato da tempo -. 

Dopo i libri del conduttore imparziale sono arrivate le finezze di Sallusti e di Minzolini. L'idea di fondo però è sempre la stessa e si compone di alcuni passaggi obbligati. Ma se decidessimo di perdere un minuto della nostra vita intensa per analizzare alcuni meccanismi logici, forse capiremmo la parzialità - o stupidità? - del ragionamento. L'ipotesi di base su cui poggia tutta la supercazzola consiste infatti nel tentativo di ridurre l'intera storia ad uno scandalo morale, quindi non possono trovare asilo i tre temi fondamentali, i quali nell'ordine sono: la telefonata in questura, la prostituzione minorile e l'esempio dato ai giovani. Questi tre elementi sono completamente ignorati, i primi due sono aspetti giuridici / morali, il terzo richiama quel concetto di meritocrazia ed equità che, a parole, sta tanto a cuore ai pidiellini, ma poi la realtà ci offre uno spaccato in forte contrasto con le dichiarazioni di facciata. La Minetti, che in tutta questa vicenda è un po' il simbolo della decadenza della politica e della meritocrazia in salsa ciello-pidiellina, è un esempio di un'immoralità devastante. Non (solo) perché accusata di organizzare i festini, ma perché il partito degli impresentabili l'ha inserita in politica e ora la difende a spada tratta, quando ormai è chiaro anche ai sassi che non pare avere particolari meriti politici. 

Comunque, tornando alla difesa dei vassalli, il tormentone del "così fan tutti" si caratterizza per l'accurata ricerca di precedenti nel passato (Clinton, Kennedy, Mitterand). Già una capra nota che i tre signori citati in precedenza erano infedeli, ma nessuno di loro era coinvolto in un giro di bunga-bunga. Però il ragionamento pidiellino, in fede ai principi base di deformazione della realtà, non si cura di essere preciso e completo, ma bensì di essere asservito e opportunistico. La questione è perciò ridotta ad uno scandalo di lenzuola (quindi morale),  ma in questo mondo non si affronta il tema politico centrale: quale esempio si dà ai giovani? Proprio in questa settimana il Corriere ha raccolto la storia di tre giovani italiani che, negli USA, hanno raccolto 100mila euro di finanziamenti da Youtube per iniziare la loro start-up. Superfluo rimarcare che in Italia il sistema del venture capital e dei business angels, aveva bocciato l'iniziativa dei tre cervelloni. La storia ci dirà se l'idea imprenditoriale era di successo (quindi se han sbagliato i finanziatori italiani o se sono troppo generosi quelli americani). Però fa riflettere il solo pensiero che alcune giovani prendevano delle cifre spropositate per sollazzare il duce Silvio, il tutto mentre nello stesso paese non c'è fiducia per i giovani desiderosi di iniziare un'attività imprenditoriale. Non è un paese per scienziati, ricercatori, imprenditori, ma in compenso, se non hai dignità, puoi fare pom***i a 300 euro. Pensiamo di avere un futuro roseo?

Lo scandalo di Arcore non può essere ridotto ad una storia di tradimenti (anche se per coerenza andrebbe affrontata la questione dei valori cristiani, cui B. dice di ispirarsi..).

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mercoledì 19 gennaio 2011

I vassalli e il cristianesimo (di comodo)

Il modo in cui usciremo dal caso Ruby servirà per capire se saremo ancora una vera democrazia. Provo in più post a riassumere alcuni degli aspetti comici delle difese pidielline, che d'ora in avanti saranno chiamati servi o vassalli. Oggi il ciellino Lupi, che si professa cattolico, ha detto che la coerenza non è un valore distintivo del cattolicesimo. Già da questo si capisce la differenza tra il sottoscritto e gli affaristi di CL. Per quanto mi riguarda mi sembra superfluo consigliare un'attenta lettura del Vangelo per capire che Gesù Cristo non promuoveva una stile di vita libertino. Certo, esistono i vangeli apocrifi, ma se uno si professa cristiano cattolico non dovrebbero avere alcuna validità. Ma quasi dimenticavo, la prova suprema dei ciellini (vedasi Formigoni) sta nella frase "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Trovo che solo un gruppo di opportunisti possa avere la superficialità di citare un passo del Vangelo senza contestualizzare situazione e finale, e non è poco perché se dobbiamo contestualizzare le bestemmie, allora mi sarà concessa l'opportunità di fare una breve descrizione del contesto cui si riferisce il passo vangelico. La donna in questione non era accusata di concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile, era un'adultera che rischiava la morte per lapidazione. Ora un paragone col nostro premier mi pare quanto meno azzardato considerando che in Italia (fortunatamente) non c'è la pena di morte. Nel nostro caso c'è solo un vecchio fifone che scappa dai problemi e vive come un monarca persiano. Ma della citazione va anche citato il finale, in cui Cristo dice alla donna di andare e non peccare più. Insomma, non si dice che siccome c'è un'altra adultera nel villaggio vicino allora il suo peccato non è mai esistito. Il peccato resta, non è una condizione sufficiente per mettere fine alla vita della peccatrice, ma resta. Ora, pensare che i ciellini riescano ad usare quel pezzo per salvare il loro "bancomat" è blasfemia.

Questa è la prima cazzata che i vassalli usano per buttarla in vacca. Il manuale del perfetto coglione (sinonimo di pidiellino) prevede anche altri ritornelli (la persecuzione, il così fan tutti, ecc..). Li affronteremo uno ad uno. Per il momento vado a letto perché per guadagnare le cifre che alcune puttane (chiamiamole per nome, please) ricavano in una sera devo lavorare.

Silvio dice a Ruby che non deve dire nulla sulla loro frequentazione, deve negare tutto e deve farsi passare per pazza. Primo giorno di programmazione libera e il viscido Signorini invita Ruby che, guarda caso, dice di non aver fatto sesso con Silvietto. Se qualcuno si beve queste bugie si meriterà il destino che aspetta l'Italia se non caccia il Presidente del Consiglio e l'armata brancaleone di nani e ballerine che dovrebbe governarci.

P.S. la notizia buona della giornata è la possibile candidatura di Ambrosoli come candidato sindaco del Terzo Polo. Il padre fu ucciso per ordine di Michele Sindona (P2). Spiegate a Cicchitto che quell'associazione non era un circolo di pensionati dediti al bridge.

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domenica 16 gennaio 2011

Vassalli in trincea. Silvio nel panico.

Negli ambienti vicini a Berlusconi c'è una tensione fortissima. Nelle giornate di giovedì e venerdì, ad Otto e Mezzo (La7, trasmissione condotta da Lilly Gruber) erano ospiti l'onorevole Biancofiore (PdL) e l'ex piduista Cicchitto (PdL). Quest'ultimo è uno di quei soggetti che, quando lo riascolteremo tra 20 anni, susciterà ilarità perché vive in un suo mondo fuori dal presente. Per lui il mondo è quello degli anni '80, con la minaccia comunista da arginare, e infatti sa solo usare argomentazioni scadute da qualche decennio. Cicchitto oggi è uno degli esponenti più in vista nel Popolo delle Libertà (quest'ultima di nome, ma non di fatto) e se qualcuno ritira fuori la storia della sua iscrizione alla P2 reagisce in modo fermo, provando a minimizzare quel fatto, come se l'iscrizione ad una loggia massonica fosse paragonabile alla tessera del circolo locale di caccia e pesca. Ma Cicchitto è devoto alla causa berlusconiana, e così, pur non avendo alcun apparente qualità, ricopre un ruolo più grande rispetto ai suoi meriti.

In questi giorni però il PdL è sotto assedio. La difesa dei pidiellini per giustificare le turbe ormonali del Presidente del Consiglio è commovente e ne abbiamo sentite di ogni. Oltre alla stucchevole litania su fantomatici complotti internazionali per scalzare il "più amato dagli italiani", c'è stato chi si è spinto oltre, sostenendo che nel caso Ruby c'è stata una violazione della privacy. E' il bello è che una simile affermazione è stata fatta da un avvocato, come se nel proprio domicilio non valessero le leggi nazionali.

La triste realtà è scoprire di avere un irresponsabile al capo del Governo. Berlusconi continua però a insistere con i suoi modi provinciali (infatti giura sulla testa di figli e nipoti..), ma ormai appare sempre più debole e aggrappato al potere per succhiare fino all'ultimo i benefici tipici che ha chi legifera. Benefici che sono molto consistenti quando, in contemporanea, si hanno enormi interessi commerciali. Il caso Ruby mostra l'inaffidabilità di Berlusconi e pone alcune domandine, da usare per riflettere sulla qualità umana di chi ci governa. Ha senso avere un premier che usa i valori cristiani e poi vive una vita immorale (nell'ipotesi che sono vere le rivelazioni pubblicati dai quotidiani)? Ha senso avere un movimento d'ispirazione cattolica, Comunione e Liberazione, che pretende di essere giudice moralista e poi sostiene un personaggio simile? Ha senso parlare di legittimo impedimento e di Presidente del Consiglio impegnato "h24" (espressione figa per dire che lavora tutto il giorno), quando poi passa diverse serate a rilassarsi con le ragazze di Lele Mora? E' decente avere un Presidente del Consiglio che ospita persone tipo il suddetto Lele Mora?

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lunedì 10 gennaio 2011

Il Pallone d'Oro a Messi è ridicolo

Il Pallone d'Oro 2010 è andato a Lionel Messi, e la decisione è discutibile. Iniesta e Xavi, rispettivamente secondo e terzo, sono stati fondamentali nella vittoria del Mondiale 2010 e la Spagna meritava un riconoscimento individuale. Con tutto il rispetto che posso portare a Cannavaro credo che se il capitano azzurro ha vinto il Pallone d'Oro 2006 (dopo la vittoria dell'Italia al Mondiale di Germania), allora era doveroso riconoscere la qualità del calcio offerto dalla Spagna, premiando un'atleta della selezione iberica.

La scelta di preferire Messi è una soluzione politica. Il fantasista argentino è un giocatore straordinario, ma gode anche di una fama che supera i suoi meriti. Nell'ultimo anno Messi ha fatto il fenomeno nella Liga, ovvero in un campionato dove con 100 punti rischi di non vincer lo scudetto, e per il resto ha disputato un pessimo Mondiale (vogliamo parlare della gara di Messi con la Germania?) ed è mancato nella semifinale di Champions League con l'Inter. Se c'era un minimo di giustizia il tris d'assi doveva comprendere Iniesta, Xavi e Sneijder. Purtroppo sono prevalse alcune considerazioni sul blasone, sul prestigio di cui godono alcuni atleti indipendentemente da quello che fanno sul campo. Messi ha vinto perché è cool e questo riconoscimento è una buffonata (o blatterata?). Forse la fusione tra Pallone d'Oro e Fifa Football Player non è stata una grande trovata.

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sabato 8 gennaio 2011

Ecco Toni, ma non poteva restare Trezeguet?

Con l'infortunio di Quagliarella la Juventus ha dovuto accorciare i tempi necessari per annunciare il nuovo acquisto. Luca Toni sarà il nuovo centravanti dei bianconeri e ha firmato un contratto biennale con scadenza a giugno 2012. L'ex punta del Genoa, classe 1977, ha realizzato solo 3 gol nella stagione in corso, ma penso che alla Juventus possa fare bene. 

Non so se la Juventus possa comprare anche altre punte. Qualche giovane sarebbe utile per ringiovanire un reparto dove Amauri, Del Piero e Iaquinta veleggiano oltre i 30 anni. Purtroppo Dezko era fuori portata e alla fine è finito al Manchester City dove andrà a fare compagnia ai vari Tevez, Balotelli, Adebayor, Santa Cruz..Magari si potrebbe guardare ai giocatori dati in uscita dalla squadra di Mancini. Di certo l'arrivo di Toni pone un quesito: non è che la cessione di Trezeguet (classe 1977 pure lui) è stata un po' affrettata?

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Le questioni etiche meritano maggiore rispetto

Ripenso a quando Berlusconi aveva detto che con lui c'era una "nuova moralità in politica". Per il nostro illuminato Presidente del Consiglio la moralità si confonde con la fedeltà e la riconoscenza, ovvero due sentimenti legittimi che possono trovare asilo nella politica se sono supportati da una reale condivisione di programmi e prospettive. Ma in Italia il dibattito è da sempre concentrato sul brevissimo periodo e nel PdL non c'è uno straccio di visione strategica. L'idea fondante è quella di stringersi attorno a Silvio per entrare nelle sue grazie, e in questo modo si accetta di vivere di luce riflessa al fine di avere la possibilità di ottenere un posto a tavola.

Tra tutte le cose trovo incomprensibile la strenua difesa operata da molti cattolici. Lo spettro rosso, la paura del "comunismo", non possono bastare per giustificare i catto-berluschini perché nell'azione politica di questo Governo non c'è molto di cristiano. Certo, so già che qualche berluscones è già pronto a sventolare le iniziative di legge su fine vita, aborto (RU486), per non parlare poi di tutte quelle proposte del vecchio centro sinistra che ora sono nel dimenticatoio (penso ad esempio ai Dico). Da cristiano ho una mia visione dei problemi e posso anche condividere i risultati finali proposti da questo Governo, ma al tempo stesso non posso però chiudere un occhio dimenticando che anche il metodo (cioè come si arriva ad un risultato) ha una sua importanza e l'Italia resta, fortunatamente, uno Stato laico. Questo secondo aspetto è troppo sottovalutato e mi duole constatare come sia un'etichetta che da tempo appartiene al mondo dei non credenti. Penso che anche i cristiani dovrebbero riconoscere il valore della laicità dello Stato per ridimensionare l'arroganza di una parte del clero. Se gli individui hanno il diritto di essere liberi, allora il legislatore deve ricreare le condizioni per realizzare una vera libertà di scelta. Le esternazioni di Roccella (ex radicale, in prima fila nella campagna pro aborto e ora convinta cattolica), di Sacconi (ex socialista ora cristiano pure lui) e compagnia mi sembrano inopportune. I suddetti signori hanno la pretesa di imporre la loro visione etica al mondo intero, e se nel corso della loro vita hanno cambiato idea in merito alla religione, non si può dire lo stesso. Poi per riallacciare il filo con alcuni tormentoni del pensiero pidiellino (lo so è un ossimoro) vorrei anche sapere cosa hanno da dire quelli che hanno la filippica pronta sui cambi di pensiero di Fini, ma poi non muovono un dito se una persona da abortista diventa ultracattolica. Se sono inaffidabili i cambi di pensiero allora lo sono sempre. Personalmente penso che una persona non debba essere valutata per il numero di volte in cui cambia idea, piuttosto la si dovrebbe giudicare sulla base delle motivazioni e sul modo in cui ragiona. 

Ma ora il Governo è in una situazione di oggettiva difficoltà e così vedo che i temi etici diventano una merce per ottenere un beneficio politico. Eutanasia, aborto, temi cari al mondo cristiano, sono trattati come una caramella per attirare i centristi - l'unico movimento cristiano credibile - e mettere in difficoltà il Terzo Polo. Si usano i temi etici per illudere l'elettorato cattolico, per far credere che la cristianità è difesa dal PdL e, in questo schema, Fini rappresenta invece l'emblema dell'ateismo. Qualche domandina la possiamo fare. Il referendum sulla fecondazione assistita è del 2005 e Fini andò a votare. Se i pidiellini ritenevano che quell'argomento fosse fondante allora dovevano avere la coerenza di escludere Fini fin da subito. Idem con Capezzone, con la Boniver e con la Prestigiacomo, tutte persone che appartenevano al Comitato per il Sì. Dico questo solo per far notare che, fortunatamente, i partiti non si possono basare solo su una visione condivisa in merito a questi temi. Anzi sulle questioni etiche, che in definitiva obbligano l'individuo a porsi alcune domande personali e scomode, è bene ricercare l'eterogeneità per costruire un confronto costruttivo, isolando chi era integralista ateo e ora pretende di passare per perfetto cattolico.

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venerdì 7 gennaio 2011

Juventus: come rovinare tutto in 15 minuti

La sconfitta col Parma brucia perché la formazione emiliana non è più quella di una volta e, con la concomitante squalifica di Zlatan Ibrahimovic, molti supporter bianconeri immaginavano che il turno infrasettimanale dell'Epifania sarebbe stato un'ottima occasione per ridurre il divario dal vertice della classifica. Ma il calcio è bello perché è irrazionale, la Juventus è crollata col Parma e il Milan ha ottenuto una striminzita vittoria col Cagliari. In molti hanno speso fiumi d'inchiostro per raccontare la storia della vendetta di Giovinco e Palladino, ovvero di due fantasisti cresciuti nel vivaio bianconero e scartati dalla prima squadra. Per la Juventus però non c'è tempo per rimpiangere i due ex, anche perché le loro opportunità le hanno avute e hanno offerto delle prestazioni imbarazzanti, piuttosto bisogna leccarsi le ferite e ripartire. Sarà che la lunga sosta offusca il ricordo delle buone prestazioni del 2010, ma si ha come l'impressione che questa gara rappresenti una svolta in negativo. Dopo 3 minuti di gioco Quagliarella, ossia l'attaccante più in forma tra i bianconeri, si è procurato un gravissimo infortunio che lo terrà lontano dai campi di gioco per tutta la stagione e ne sono bastati altri 15 (circa) a Felipe Melo per farsi cacciare. Il mediano brasiliano ha fatto un fallo di reazione, ma il gesto è talmente violento da far sembrare che le 3 giornate di squalifica siano poche. In 15 minuti la Juventus ha perso la gara col Parma. Resta da capire se quel quarto d'ora di follia inciderà anche sulle prossime partite. Il calendario propone un'insidiosa trasferta a Napoli, e tutti sanno che i partenopei giocano alla morte quando vedono bianco - nero.

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Tremonti e i bambini

Quando parli con un bambino devi avere molta pazienza e devi anche capire che non puoi avere la pretesa di fare dei discorsi troppo articolati. Qualunque cittadino che si approccia con un esponente del PdL deve immaginare di avere davanti a sè un bambino. Niente discorsi complicati, parole semplici e, soprattutto, massima attenzione a stare sempre sul pezzo (niente voli pindarici). Bisogna affrontare un capitolo alla volta e bisogna avere la tranquillità per chiuderlo senza accettare il gioco del "buttiamo tutto in vacca", cosa in cui i pidiellini sono abilissimi. Parli di una cosa e sai già che il tuo interlocutore non ti risponderà nel merito, ma butterà un luogo comune su un argomento che non ha nulla a che fare con quanto dicevi. Alla fine è la retorica di Berlusconi, se sei in difficoltà ti conviene cambiare le regole del gioco o l'argomento della contesa.

Oggi mi va di parlare in merito al rapporto tra Tremonti, Governo e opposizione. Dopo 16 anni di intensa attività politica, il nostro amato premier rispolvera il quoziente familiare. Nessuno osa fare due domandine insignificanti. Perché non è stato fatto nei tempi di vacche grasse? E poi, c'è un legame tra la voglia di allargare la maggioranza all'UDC e il ritorno in auge di questo tormentone? La mia opinione è che Berlusconi usi la politica per i suoi interessi privati e per soddisfare il suo egocentrismo, quindi vi lascio immaginare le mie risposte. Di certo Tremonti fa bene a stringere i cordoni della borsa. I saldi non si toccano, sono quelli stabiliti nella Finanziaria (o come diavolo la chiamano ora) ed è necessario rispettarli per garantire la sostenibilità del debito pubblico italiano. Tremonti non si fida dei suoi compagni di sventura e, a conti fatti, fa bene. 

Il pidiellino ragiona però come un bambino e infatti l'osservazione più acuta che riesce a fare è la seguente. Ma come, i finiani prima attaccavano Tremonti per i tagli lineari, e ora invece lo difendono. Questo (secondo il pidiellino medio) basta per dimostrare che Silvio è un perseguitato e i finiani hanno la bava alla bocca, infatti il ragionamento è amplificato dagli acuti editoriali dei giornali berlusconiani. Il discorso sopra non è stato fatto da un bambino, ma da un onorevole del PdL, tale Bertolini. Basta però aver passato l'età delle poppate per capire che quel discorso è una cazzata. I saldi di bilancio si possono ottenere in infiniti modi. Un Governo è chiamato a fare delle scelte politiche per definire le priorità della sua azione e i settori in cui la spesa potrà essere aumentata o tagliata. Nel caso del Governo Berlusconi i saldi sono un punto fermo e, fino ad oggi, sono stati l'unica preoccupazione di Tremonti. La scelta di come si arriva ad ottenere quel risultato è però una scelta politica, e quindi si può tranquillamente gioire per il risultato senza però condividere fino in fondo i metodi. Per esempio sappiamo che ci saranno dei tagli nella scuola e nell'università, così come diminuiranno i trasferimenti alle regioni per il trasporto pubblico. La critica che si muove a Tremonti è proprio quella di dire che si poteva ottenere lo stesso traguardo, andando però a ridurre la spesa di altre voci (costi della politica, abolizione delle Provincie, ecc). Lo so, è un discorso talmente banale da essere offensivo, ma con i bambini bisogna essere pazienti.

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lunedì 3 gennaio 2011

Il caso Cassano

La storia di Cassano la conoscono tutti. Durante lo scorso autunno, l'ex fantasista della Sampdoria, ha avuto uno screzio con il suo ex Presidente (Garrone, il patron della ERG) e l'ha insultato. Garrone non ha tollerato quella mancanza di rispetto, ha deciso di mettere Cassano fuori rosa e ha presentato un esposto all'arbitrato al fine di arrivare ad una risoluzione del contratto. Nelle prime settimane di Dicembre è arrivata la sentenza dell'arbitrato che ha reintegrato in rosa il barese e ha disposto per un dimezzamento dello stipendio. Quest'ultimo provvedimento è stato sottovalutato dalla stampa sportiva, forse anche perché Cassano ha molti sostenitori tra i giornalisti, ma a livello morale rappresenta una vittoria per Garrone. Il patron della Sampdoria però non era intenzionato a perdonare Cassano e, col mercato di gennaio, è stato disposto il trasferimento del fantasista al Milan dove, stando alle indiscrezioni apparse sui giornali, percepirà lo stipendio previsto dal suo contratto con il club blucerchiato (ovvero i 3 mln che percepiva prima dell'arbitrato). Non voglio passare per anti milanista a prescindere, ma trovo che tutta questa storia sia ingiusta. Un paragone nel passato lo possiamo trovare col caso di Mutu che, dopo lo scandalo cocaina, venne licenziato dal Chelsea e passò alla Juventus a parametro zero. 

Non dico che agli atleti non debba essere offerta l'opportunità di ripartire, ma deve essere altrettanto chiaro che ad un errore non dovrebbe corrispondere un miglioramento delle condizioni. Nei fatti Cassano ha sfanculato il suo Presidente, ovvero una di quelle poche persone che ha creduto in lui quando sembrava finito, ed ora si ritrova con lo stesso stipendio in un club ben più blasonato. Questa storia sembra insegnare che, quando si vuole cambiare squadra, si può sempre insultare qualche dirigente per arrivare ad una rottura. La chiamano "hard life".

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domenica 2 gennaio 2011

L'impavido Belpietro

La notizia non è nuova, però ritengo sia opportuno ricordarla per sottolineare la parzialità di alcuni pseudo giornalisti. Durante la scorsa settimana Belpietro ne ha sparata una nuova per annunciare che Fini stava progettando un attentato e voleva incolpare Berlusconi. Il nostro amorevole direttore, col sorriso  stampato sul viso, dimostra di avere delle difficoltà nel distinguere la dietrologia dai fatti, nel notare la distanza che esiste tra una voce di corridoio e una notizia verificata. Adesso restiamo in attesa delle prossime puntate perché il teatrino andrà avanti, e fioccheranno interviste a fantomatici testimoni, esattamente come con la casa di Montecarlo e l'appassionante mistero della cucina Scavolini.

La disonestà di questo giornalista è sotto gli occhi di tutti, e la vede anche un bambino dell'asilo. Belpietro ha detto che ha fatto un favore a Fini, ma un vero giornalista fà un favore alla comunità (incluso Fini) se svolge con coerenza il suo mestiere, rispettando quei principi etici che danno credibilità all'intera categoria. Un vero giornalista pubblica solo le notizie verificate perché sa che, attraverso il suo giornale, offre un'ampia cassa di risonanza e può orientare le preferenze dei lettori. Formare un'opinione sulla base di una notiza falsa o non verificata, è una cosa che dovrebbe far inorridire qualunque scrittore. Un vero giornalista sa che ad ogni azione corrisponde una reazione, e se scrivi che Fini si vuole auto attentare per danneggiare Berlusconi, forse in qualche modo, autorizzi chiunque ad attentare alla salute del Presidente della Camera (tanto, se c'è un attentato si potrà dire che aveva ragione Belpietro..). Un vero giornalista non guarda le cose in modo superficiale, applicando categorie talmente fumose e vaste, da dare una lettura falsa della realtà. Di conseguenza solo un'idiota può dire che le "strane voci" devono essere pubblicate, e devono diventare di dominio pubblico, perché lo stesso trattamento è stato riservato al Cavaliere. Come dicevo solo un  principiante non può vedere la differenza che c'è tra questi due casi per capire che le voci hanno un fondamento. Basta ascoltarsi i nastri della D'Addario nel lettone di Putin, e basta anche ricordarsi che tutto lo scandalo ha acquisito maggiore vigore quando l'ex moglie del Presidente del Consiglio inviò una lettera alla redazione di Repubblica. Insomma in un caso c'è gente che si firma (nome e cognome) e si espone con prove inconfutabili, nell'altro invece ci sono piccioni viaggiatori. Voler fare passare l'idea che Fini e Berlusconi sono uguali poiché per entrambi girano strane voci (vanno con le escort e si organizzano autoattentati) è ridicolo perché le voci hanno un senso se sono suffragate dai fatti. Non v'è dubbio che se Fini avesse tenuto certi comportamenti sarebbe criticabile e dovrebbe rinunciare al suo ruolo politico, ma in un paese garantista (a maggior ragione nel caso dei giornali di area pidiellina) l'onere della prova spetta all'accusa, e nei casi di Berlusconi è stato provato che le voci erano veritiere, nel caso di Fini invece Belpietro getta il sasso, ma nasconde la mano. Scrivere un articolo all'insegna del "girano strane voci", e pensare che con quell'espressione ci si sottrae dalle proprie responsabilità, è una scelta da quaquaraquà.

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