Ripenso a quando Berlusconi aveva detto che con lui c'era una "nuova moralità in politica". Per il nostro illuminato Presidente del Consiglio la moralità si confonde con la fedeltà e la riconoscenza, ovvero due sentimenti legittimi che possono trovare asilo nella politica se sono supportati da una reale condivisione di programmi e prospettive. Ma in Italia il dibattito è da sempre concentrato sul brevissimo periodo e nel PdL non c'è uno straccio di visione strategica. L'idea fondante è quella di stringersi attorno a Silvio per entrare nelle sue grazie, e in questo modo si accetta di vivere di luce riflessa al fine di avere la possibilità di ottenere un posto a tavola.
Tra tutte le cose trovo incomprensibile la strenua difesa operata da molti cattolici. Lo spettro rosso, la paura del "comunismo", non possono bastare per giustificare i catto-berluschini perché nell'azione politica di questo Governo non c'è molto di cristiano. Certo, so già che qualche berluscones è già pronto a sventolare le iniziative di legge su fine vita, aborto (RU486), per non parlare poi di tutte quelle proposte del vecchio centro sinistra che ora sono nel dimenticatoio (penso ad esempio ai Dico). Da cristiano ho una mia visione dei problemi e posso anche condividere i risultati finali proposti da questo Governo, ma al tempo stesso non posso però chiudere un occhio dimenticando che anche il metodo (cioè come si arriva ad un risultato) ha una sua importanza e l'Italia resta, fortunatamente, uno Stato laico. Questo secondo aspetto è troppo sottovalutato e mi duole constatare come sia un'etichetta che da tempo appartiene al mondo dei non credenti. Penso che anche i cristiani dovrebbero riconoscere il valore della laicità dello Stato per ridimensionare l'arroganza di una parte del clero. Se gli individui hanno il diritto di essere liberi, allora il legislatore deve ricreare le condizioni per realizzare una vera libertà di scelta. Le esternazioni di Roccella (ex radicale, in prima fila nella campagna pro aborto e ora convinta cattolica), di Sacconi (ex socialista ora cristiano pure lui) e compagnia mi sembrano inopportune. I suddetti signori hanno la pretesa di imporre la loro visione etica al mondo intero, e se nel corso della loro vita hanno cambiato idea in merito alla religione, non si può dire lo stesso. Poi per riallacciare il filo con alcuni tormentoni del pensiero pidiellino (lo so è un ossimoro) vorrei anche sapere cosa hanno da dire quelli che hanno la filippica pronta sui cambi di pensiero di Fini, ma poi non muovono un dito se una persona da abortista diventa ultracattolica. Se sono inaffidabili i cambi di pensiero allora lo sono sempre. Personalmente penso che una persona non debba essere valutata per il numero di volte in cui cambia idea, piuttosto la si dovrebbe giudicare sulla base delle motivazioni e sul modo in cui ragiona.
Ma ora il Governo è in una situazione di oggettiva difficoltà e così vedo che i temi etici diventano una merce per ottenere un beneficio politico. Eutanasia, aborto, temi cari al mondo cristiano, sono trattati come una caramella per attirare i centristi - l'unico movimento cristiano credibile - e mettere in difficoltà il Terzo Polo. Si usano i temi etici per illudere l'elettorato cattolico, per far credere che la cristianità è difesa dal PdL e, in questo schema, Fini rappresenta invece l'emblema dell'ateismo. Qualche domandina la possiamo fare. Il referendum sulla fecondazione assistita è del 2005 e Fini andò a votare. Se i pidiellini ritenevano che quell'argomento fosse fondante allora dovevano avere la coerenza di escludere Fini fin da subito. Idem con Capezzone, con la Boniver e con la Prestigiacomo, tutte persone che appartenevano al Comitato per il Sì. Dico questo solo per far notare che, fortunatamente, i partiti non si possono basare solo su una visione condivisa in merito a questi temi. Anzi sulle questioni etiche, che in definitiva obbligano l'individuo a porsi alcune domande personali e scomode, è bene ricercare l'eterogeneità per costruire un confronto costruttivo, isolando chi era integralista ateo e ora pretende di passare per perfetto cattolico.
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