sabato 29 gennaio 2011

La difesa 3. La politica degli slogan, la tragedia di Sbirulino Rotondi e i "fattacci" alla luce del sole

Lo scandalo Ruby segnerà per sempre l'immagine di Berlusconi. I fanboy se ne dovranno fare una ragione, ma quando tra cento anni si scriverà sulla politica italiana, si racconterà la storia del berlusconismo e della degenerazione nella selezione della classe politica. I dialoghi tra il consigliere regionale Minetti e una delle sue tante amiche esplicitano quelle che tutti hanno sempre pensato: la rappresentanza nelle Istituzioni è gestita da Berlusconi come se si trattasse di una delle sue S.P.A., e le signorine vengono scaricate (nel senso che le pagano) sui cittadini.

Ma la difesa dei berluscones è commovente. L'altra sera la Gelmini è andato a "Otto e Mezzo" a snocciolare i fatti del Governo del fare, ovvero una sequenza di intenzioni, voti programmatici e slogan, ma dietro l'apparenza la sostanza è poca cosa. Per esempio dovrebbe suscitare ribrezzo il fatto che un avvocato, scappato a Reggio Calabria per passare l'esame di stato, sia oggi colei che prova a impadronirsi della parola "meritocrazia". Il bello è che il PdL, e i leghisti, credono ancora alla politica degli slogan, alla politica del facciamo una legge con attaccato un motto, et voilà, abbiamo trovato la panacea per risolvere tutti i problemi. Magari fosse così semplice! La battaglia contro i baroni è sacrosanta, ma non puoi trattare la gente come se il problema fosse banale. Anche perché se dovesse bastare una leggina per risolvere la maggior parte dei problemi della scuola e dell'università, allora verrebbe da chiedersi perché queste cose non sono state fatte in passato. Nello specifico, chi non si ferma agli slogan, sa perfettamente che la riforma Gelmini vieta le nomine dei parenti nella stessa facoltà, ma dato che un'università ha più di una facoltà (in genere) restano possibile le nomine incrociate. Se si vuole affrontare il problema in modo onesto deve però essere chiaro che per migliorare le cose serve coesione tra legislatore e cittadinanza. Per esempio, se il padre di Giulio Natta insegnava Chimica nella facoltà di Ingegneria dei Processi Industriali, allora il figlio, sia fosse una capra che un genio, non poteva insegnare in quella facoltà. Questo solo per dire che il divieto è di grande appeal sulla popolazione, soprattutto su chi ha il mal di tasse, ma in verità la "meritocrazia" deve nascere nella coscienza delle persone. Imposta per legge è un pastrocchio che taglia le gambe ai problemi. Idem sul fantomatico "federalismo fiscale", uno slogan buono per i creduloni che votano Lega. Personalmente penso che tra un federalismo fiscale con aumenti dell'addizionale Irpef (caro Tremonti, lei dice che i cittadini decidono, la realtà è che i comuni hanno già messo a bilancio sostanziosi aumenti!) o uno con ripristino dell'ICI ci sia una bella differenza. Certo per la propaganda è sempre "federalismo fiscale", ma vogliamo accontentarci degli slogan o passare a guardare i contenuti?

Cambiando tema torno alla strenua difesa dei berluscones. La palma del migliore resta a Lupi che, da cattolico, ha ricordato un principio cardine di CL: non conta com vivi (se vai a prostitute), ma cosa fai (dici che Eluana può fare figli per fare il finto interessato al tema dell'eutanasia). In pratica secondo Lupi il cristianesimo è una dottrina in cui io posso fare quello che voglio (privacy inviolabile), a patto di agire per rendere assoluti alcuni principi, anche a discapito di coloro che non credono...

Nella lista dei difensori, noti anche come D.D.P.P. (difensori della propria poltrona), entra Sbirulino Rotondi. Sì, proprio lui, quello che aveva fondato una nuova "Democrazia Cristiana" e, fra il disinteresse generale, si era fuso nel PDL portando il suo 1%. Rotondi in questi anni si è fatto distinguere per la crociata contro la pausa pranzo, vero pericolo per la produttività, senza però curarsi della qualità e degli ingenti costi, generati da chi amministra la cosa pubblica. Per Sbirulino lo scandalo di Ruby è gossip, ma la madre delle prova sta nella geniale idea: siccome era facilissmo entrare in contatto con B. (la metà delle escort italiane ha il suo numero? o forse di più?), quindi la cosa era troppo palese per essere losca. Insomma, il ragionamento è da primo asilo: se una cosa la faccio sfacciatamente, agisco in quel modo perché non c'è nessun reato. Un po' come dire, portando all'estremo il discorso, che se scendo in strada a volto scoperto e vado a rapinare la prima banca che capita, allora, dato che non ho preso alcuna precauzione per nascondere la cosa, non ho commesso niente di male. Grazie di esistere Sbirulino - Mr Mackey.

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