mercoledì 16 dicembre 2009

Tanta voglia di censura

Dopo l'attentato subito da Berlusconi sono comparsi alcuni gruppi in facebook in cui si inneggiava all'attentatore. Il centro destra, o almeno la parte più becera di esso, ha inscenato una squallida caccia alle streghe per processare, in contumacia, i presunti colpevoli che, guarda un po', corrispondono con tutte quelle persone o aree della società che hanno un giudizio negativo sull'operato dell'esecutivo. L'attacco alla rete viene esercitato da un gruppo di parlamentari che non hanno mai mostrato il minimo interesse per comprendere le finalità e le potenzialità di Internet. Del resto buona parte dei parlamentari italiani appartengono ad una generazione che ha vissuto la rivoluzione televisiva, e lì s'è fermata. Lo scarso interesse per Internet è un limite rilevante per chi si propone l'obiettivo di regolamentarlo: se fossero un po' più esperti forse potrebbero comprendere i meccanismi di autogestione (automatici) e la difficoltà di legiferare su un settore così vasto ed eterogeneo.

Su Internet si trova di tutto (anche tante porcherie) e l'opera di prevenzione non deve essere fatta vietando le libertà, ma educando le nuove generazioni ad un uso più responsabile dello strumento. I gruppi su facebook hanno suscitato un vespaio di polemiche, ma forse dovrebbe preoccupare non il fatto che ci fosse un gruppo pro Tartaglia, ma le 60.000 adesioni che ha registrato in meno di un giorno! Se si vieta senza educare allora si accetta (consapevolmente) l'inciviltà, tanto quello che basta è non vederla.

Discorsi complicati per Maroni & co, gente che ignora persino l'eterogeneità che esiste tra il popolo della rete. La loro politica è bidimensionale, c'è posto solo per noi e per voi, per la destra e la sinistra, per il Bene e il Male (come disse il Presidente B., vero Alfano?). La rete è così catalogata come Male. Nello stesso calderone ci trovi il calunniatore e chi prova a pubblicare libere opinioni rispettose di quelli altrui (rispetto non significa condivisione!). E poi arriva la Carlucci che, dall'alto della sua competenza, vuole introdurre il divieto dell'anonimato. Del resto si mettono i divieti rigidi laddove non si capisce molto, educare ad un uso responsabile e rispettoso richiede troppa fatica, e forse non porta molti voti.

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