sabato 5 dicembre 2009

La visione parziale di Ghedini e il tentativo di demolire un sistema basato sulla reciproca fiducia

Ad Annozero dovrebbero prendere in seria considerazione la possibilità di staccare il microfono a chi non sta parlando perché il comportamento tenuto da alcune persone è veramente fastidioso. L'onorevole Ghedini, tanto per citare l'ultimo, ha parlato ininterrottamente per tutta la trasmissione e ha dimostrato di essere un buon avvocato (almeno così dicono), ma di ignorare completamente la differenza tra il diritto alla difesa e le fondamenta di uno stato di diritto. Non è questione solo di comportamenti, ma di contenuti. Per oltre due ore l'avvocato ha immaginato di essere in un'aula di un processo, dove doveva battersi come un leone per difendere gli interessi di chi lo paga, ma così facendo ha creato una bella confusione dando l'impressione di ignorare (volutamente) la differenza che esiste tra una verità giuridica e un'ipotesi difensiva.

La ricostruzione di Travaglio e del team di Annozero sarà pure stata basata su sentenze non definitive, come ad esempio quella di Mills, ma si basa sugli atti depositati da chi svolge il compito di giudicare, sulle base delle ipotesi definite dalla accusa e dalla difesa. Ghedini invece dimostra di non rispettare questo principio cardine della democrazia perché ha continuato a recitare la parte del difensore ad oltranza, che prova a convincere il pubblico della validità della sua tesi. Ma a parte qualche scellerato leghista che vorrebbe imporre i giudici scelti dal popolo (cioè vuole il papocchio), non è il popolo che è chiamato a giudicare l'innocenza o la colpevolezza, ma è proprio chi esercita il potere giudiziario a giudicare e dovrebbe avere qualche competenza in più, rispetto al primo passante che capita, per valutare correttamente l'attendibilità delle ipotesi.

Del resto il nostro sistema sociale si basa sulla fiducia e sulla divisione dei compiti. Questo schema si scontra con quelle persone arroganti che portano nella testa l'idea egocentrica del "ghe pensi mi", ma è fondamentale per determinare il progresso dell'intera società. Se ci pensiamo bene viviamo in un mondo dove da sempre c'è stata una divisione delle attività, in modo da favorire la specializzazione dividendo allo stesso tempo le responsabilità. Questo discorso vale per il medico, per il tramviere, per il bancario e per il notaio, ecc, e guarda un po', include anche la giustizia. La mancanza di fiducia reciproca farebbe crollare l'intero sistema, ma è un prezzo che può essere ritenuto soddisfacente solo da chi non ha nulla da perdere.

Il discorso sulla fiducia vale anche per le dichiarazioni del pentito Spatuzza, la cui attendibilità sarà correlata alla sua capacità di portare riscontri oggettivi che confermano le sue parole. Come è stato detto da più fonti saranno i magistrati a svolgere il loro mestiere e a valutare l'affidabilità del presunto pentito. Sarebbe bello vedere una piena collaborazione anche delle persone chiamate in causa. Se come dicono sono innocenti, allora avrebbero tutto l'interesse a calpestare il sacrosanto diritto alla privacy per mostrare al paese intero la loro integrità. Svelare i presunti misteri sull'evolzione dell'azionariato di Fininvest, scoprendo le carte e raccontando per filo e per segno il sistema di scatole cinesi che governa la holding (e non è l'unica!), rappresenta una potenziale violazione della privacy, ma garantirebbe un beneficio d'immagine incredibile e metterebbe a tacere, una volta per tutte, i vari D'Avanzo & co.

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2 commenti:

  1. Sarebbe,sarebbe...se io (che sono nonno) avessi le ruote,sarei un carretto.
    Purtroppo la verità sulle origini economiche del cavaliere non le sapremo mai perchè in quel caso crollerebbe tutto il castello.

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  2. e quello che penso anch'io. Di certo se lui fosse "pulito" (come dice) non avrebbe nulla da perdere nel dimostrare pubblicamente la sua estraneità. Ma non fa questo passo e così lascia a tutti la libertà(!) di trarre le proprie conclusioni.

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