Anche davanti ad una tragedia sfiorata osserviamo il rivoltante populismo dei soliti noti. Qualunque osservatore onesto concorderà sul fatto che in Italia c'è un clima politico pesante e le cause vanno ricercate in entrambi gli schieramenti, evitando però di confondere la garbata critica politica mossa da alcun aree, coi toni da osteria che portano avanti alcuni piazzisti. Di Pietro ha deciso, da tempo, di adottare un linguaggio verbale, magari onesto, ma sicuramente volgare e inadeguato per il ruolo politico che ricopre. Partendo da questo dato di fatto non dobbiamo però dimenticarci dei toni usati dalla vera vittima (Berlusconi), che non ha mai perso occasione per attaccare indistintamente sia chi lo critica che chi lo offende. Il premier ha contribuito a questo decadimento verbale e chi si ostina a non considerare questa porzione della realtà commette una grave leggerezza. Così come suonano ridicole le parole di tutti quei leghisti che, da buoni cristiani, vedono la pagliuzza degli altri, ma ignorano la trave nei loro occhi.
In mezzo a questa confusione bisogna lodare l'impegno del Presidente Napolitano che, da mesi, continua a richiamare tutti ad un abbassamento dei toni. Qualcuno però fa orecchie da mercante e così assistiamo ad una nuova offensiva dei soliti noti. Cicchitto vede solo le responsabilità altrui e riversa il suo odio personale contro Travaglio, reo di aver scritto inni all'odio contro Berlusconi. Quest'atto di sfida mostra l'opportunismo senza limiti di alcuni personaggi (che si fanno chiamare politici), prima accusavano Travaglio di scrivere cose false, ora invece usano l'effetto emozionale al fine di demonizzare lo storico rivale. Ma Travaglio ha sempre criticato Berlusconi perché non ne condivide le scelte politiche. Certo, non ha scritto mai pezzi di elogio per le (poche) cose fatte da B. che condivide, ma non dobbiamo dimenticarci che il Travaglio deve anche "soddisfare" il suo mercato e ciò che conta è che scriva cose in buona fede. Del resto lo stesso Confalonieri ha elogiato Feltri perché con lui "si vendono più copie", peccato che l'obiettivo venga raggiunto attraverso l'uso ripetuto di falsi scoop (Di Pietro e Boffo). Insomma, l'informazione non si misura col bilancino per contare il numero di articoli pro o contro, ma ciò che conta è solo l'onestà di chi scrive.
Capita così che un certo Sallusti se ne esca con un articolo che Granata (PdL) ha definito "un delirio". Il vice di Feltri ha esposto il suo teorema: essendo stato Berlusconi sfregiato, sono da considerarsi "mandanti morali" tutti quelli che hanno ostacolato il premier. Corte Costituzionale, CSM, Fini, Casini, Di Pietro, Repubblica, Espresso, PD, ecc, tutti insieme appassionatamente, in questo modo emerge chiaro l'obiettivo assolustico: chi non è con lui è un terrorista! In questo calderone Sallusti mette quegli organi di garanzia che sono alla base delle vere democrazie e soprattutto, prova ad attuare il misero gioco da bambini di annullare la fondamentale distinzione tra politica e osteria, accumunando Fini e Casini con altri personaggi di altra caratura. E tutto è perfettamente in linea con le parole di Napolitano, che invece descrivono una colpa collettiva, la quale può essere risolta solo attraverso un abbassamento dei toni generalizzato. I provetti Sherlock Holmes dovrebbero starsene zitti.
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