Sul sito di Rondolino si può
leggere un articolo irritante come pochi contro il direttore de “La Stampa”
Mario Calabresi (http://www.thefrontpage.it/2012/08/06/lorfanello/).
Rondolino (ex Unità, Stampa,
Giornale, ex consulente di D’Alema e del Grande Fratello, insomma uno tutto
d’un pezzo) ha iniziato questa polemica su Twitter. Qui è stato sfortunato
perché il limite sul numero di battute per tweet
non gli ha consentito di esprimere fino a fondo il suo profondo pensiero. Una
parte dei tweet sono su Dagospia.
Oltre alle divergenti opinioni
sulla figura del Commissario Calabresi, la polemica mi ha colpito perché: 1) siamo
in piena overdose da Twitter, tutti si sentono autorizzati ad ironizzare su
tutto, ma poi basta una replica altrettanto ironica per fare emergere la
permalosità di fondo. I social network alimentano a dismisura l’ego e molti
finiscono sopraffatti dallo strumento. 2) Rondolino ironizza su un fatto grave
che ha sconvolto la vita di Mario Calabresi. Dare dell’orfanello ad un uomo che
non ha mai visto il padre (quando morì Luigi Calabresi, Mario aveva solo due
anni) è una caduta di stile che non può essere giustificata da eventuali “risarcimenti”
(leggasi carriera agevolata) di cui Mario avrebbe beneficiato. In questo modo
Rondolino fa un autogol clamoroso perché parte da un legittimo risentimento
professionale dettato dal fatto che Calabresi ha deciso di interrompere la sua
collaborazione con “La Stampa”, e per fare il “simpaticone” mette sul tavolo
degli elementi che sviano l’attenzione del lettore e si ripercuotono contro di
lui. Se la sua critica fosse rimasta nel merito del problema, quindi parlando
delle capacità professionali di Mario Calabresi, forse avrebbe avuto meno eco,
ma sarebbe stata più ficcante, invece in questo modo si realizza il contrario,
perché Rondolino fa la figura del bambino che sbrocca quando vede colui che gli
vieta di entrare al campetto per giocare a pallone con gli altri.
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