sabato 18 agosto 2012

Il caso Schwazer e lo sport in Italia


La positività di Alex Schwazer ha oscurato i successi ottenuti dagli atleti italiani. Il vizio (se così possiamo chiamarlo) di privilegiare le cose negative trova una giustificazione nel fatto che l’atletica sia la disciplina principe nel programma olimpico e nell’atleta altoatesino, già olimpionico a Pechino ’08, erano riposte le uniche speranze da medaglia per l’Italia.

Sul fatto che Schwazer abbia fatto un errore madornale non ci sono dubbi. Per evitare di rivedere un film che in Italia va in onda ciclicamente (e da tifoso ne so qualcosa dal 1999) sarei veramente felice se l’italiano medio iniziasse a smuoversi da alcuni luoghi comuni. Innanzitutto tralasciando le considerazioni guidate dall’invidia e dal vero sport nazionale che consiste nel gioire per le disgrazie del primo della classe. Ovviamente mi riferisco alla gioia espressa attraverso gli insulti, tipico infantilismo che suscita conati di vomito quando è messo in pratica da quelli che erano i fanboy più scatenati nei momenti del trionfo. Infine sarei ancora più contento se iniziassimo ad avere un atteggiamento maturo nei confronti dello sport e degli atleti. Lo sport è una bellissima allegoria ed è una palestra di vita, ma da solo non può bastare per costruire una persona. Spesso pensiamo che l’atleta sia un esempio anche al di fuori dell’ambito in cui eccelle. Errore grave, da matita rossa. Proiettiamo sull’atleta delle qualità che non ha mai dimostrato, e poi ci sentiamo traditi quando l’idolo si mostra umano e scopriamo che sbaglia. Non è che forse alcune nostre deduzioni sono un tantino esagerate?

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