mercoledì 15 dicembre 2010

Nonostante l'amore dei pidiellini Fini resiste

Gli ultimi 8 mesi della politica italiana sono stati terribili. Il PdL, noto anche come partito dell'amore (un amore un po' egocentrico, ma sempre di amore si tratta!), ha mostrato la sua vera faccia. Gianfranco Fini e la sparuta pattuglia di finiani sono stati cacciati dal partito lo scorso 29 luglio e sono stati sottoposti ad un linciaggio mediatico vergognoso. La macchina del fango del Cavaliere si è aggrappata ad un'operazione sospetta tra parti correlate, peccato che i due soggetti fossero due entità private, da un lato infatti vi era il partito di Fini, mentre dall'altra parte il cognato. Non è ancora chiaro se Tulliani fosse il beneficiario finale dell'operazione, per il momento l'unica cosa certa è l'archiviazione da parte della Procura di Roma che ha ottenuto una perizia in cui venivano smentite le fantasiose stime pubblicate da Sallusti & Co. Il fatto di per sè aveva una rilevanza limitata, l'immobile in questione nel 1999 valeva 240.000 euro. Sallusti si è stracciato le vesti perché pensava che l'immobile valesse 1,5 milioni nel 2008, e pur non conoscendo i minimi dettagli, ritengo totalmente infondata una stima che prevede una rivalutazione del 525% in 9 anni, per un bene che non era stato oggetto di valorizzazione. Questo non toglie che il partito (AN) poteva adottare una politica più oculata, ma francamente non penso che la valorizzazione dei beni immobiliari sia una finalità dei partiti politici. E' comunque vero che la vicenda poteva sfociare in un dibattito costruttivo, in cui si chiedeva a gran voce una normativa più seria per le operazioni con le parti correlate e in cui si chiedeva ai partiti maggiore trasparenza.

Ma il fine dei vassalli del duce Silvio non era questo. Poverini, mica hanno la capacità di elaborare una proposta. Per loro basta picconare, agitando la penna con amorevole odio. Dopo mesi di prime pagine e scoop sul nulla c'è stata la rottura definitiva tra Fini e Berlusconi. A conti fatti, dopo la "vittoria" del partito dell'amore bifolco, possiamo dire che Fini è stato troppo precipitoso, ma in realtà non condivido i giudizi che lo danno per finito. Forse per Fini si riducono i margini di manovra in questa legislatura, ma qualunque politologo sa che i discorsi del Presidente della Camera hanno riscosso discreti consensi tra la maggioranza degli italiani (perché la maggioranza assoluta non vota B.). Insomma, Fini potrà anche perdere deputati e senatori, ma al contempo può uscire rafforzato in termini di risultato elettorale. I Moffa, la Polidori e la Siliquini, non sono una grave perdita. Certo, il loro voltagabbana è motivo di gioia per gli ex AN - ora berluscones, ma per FLI non è un dramma. Il partito di Fini non si rivolge ad un elettorato di colombe, anzi pesca a piene mani nell'antiberlusconismo, o meglio, in quell'insieme di persone che non si riconoscono nelle scelte politiche adottate da Berlusconi. Di certo qualche domanda ai Moffa & Co, andrebbe posta. Per esempio si potrebbe chiedere loro se leggevano i giornali o dormivano sul pero. Anche un analfabeta, leggendo il libro di Fini (o qualche stralcio), capiva che la rottura era inevitabile, e la presentazione di una mozione di sfiducia non poteva essere intesa come una pistola scarica. Era un atto politico costruito per far cadere il peggior Governo dell'Italia repubblicana. Chi pensava in un ritiro della mozione e sognava una riappacificazione è in palese malafede. Se non votano la sfiducia perché sono entrati in FLI?

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