mercoledì 29 dicembre 2010

Meglio Dzeko di Gilardino

La Juventus ha il miglior attacco del campionato, ma aspetta il mercato di gennaio per comprare un nuovo centravanti. La cosa può sembrare illogica, ma in realtà non lo è, in quanto i bianconeri hanno bisogno di una punta di sfondamento per completare la rosa. Iaquinta è generoso, forse troppo, ma è poco preciso sotto porta ed è chiaro che Quagliarella potrebbe anche avere un calo fisiologico. Oltre alla coppia di italiani c'è Amauri, l'oriundo però non vive un periodo facile ed è probabile che finisca sul mercato.

Tra i tanti nomi che sono circolati ne ricordo tre su tutti: Benzema (Mourinho non lo lascia andare), Dzeko e Gilardino. Il centravanti della Fiorentina è dato come favorito, ma da tifoso la cosa non mi entusiasma. L'ex attaccante del Milan è una delle migliori prime punte italiane, però ha anche degli evidenti limiti tecnici e caratteriali. Non sono sicuro che possa aiutare il club a fare quel famoso salto di qualità di cui si sente parlare da mesi. Da juventino spero nell'arrivo di Dzeko perché è capace di fare reparto da solo, sembra avere più carattere e difende meglio la palla rispetto al Gila. Il costo del cartellino sembra essere un ostacolo insormontabile, ma l'affare Krasic ha mostrato che è sempre meglio puntare al top.

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lunedì 27 dicembre 2010

Se Di Pietro fa il Berlusconi..

Luigi De Magistris ha denunciato la disorganizzazione che regna nell'Italia dei Valori. L'improvvisa conversione di Razzi e Scilipoti è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, anche se bastava ascoltare questi due ex dipietristi per capire che qualcosa non funzionava. La lettera scritta dall'europarlamentare, Sonia Alfano e da Giulio Cavalli, ha messo in discussione i criteri adottati dall'IDV per selezionare la classe politica. Il problema è noto da tempo e, in una certa misura, anche il Porcellum di Calderoli ha alimentato questo deriva perché ha conferito un potere spropositato ai capi partito. Nel caso di Scilipoti si narra che Di Pietro lo scelse durante un'assemblea perché il valoroso agopuntore era il più agitato tra gli antiberlusconiani, ed è superfluo rimarcare che in tutto ciò non si veda alcuna traccia di meritocrazia. 

Se questo aneddoto fosse vero si potrebbero dedurre alcune cose. Per esempio che Di Pietro non  sembra essere molto furbo nel selezionare i politici e dovrebbe iniziare ad adottare dei criteri collegiali e trasparenti, in modo da premiare la professionalità e la competenza, a discapito della demagogia e della simpatia. Ad ogni modo bisogna ricordare che la reazione di Di Pietro alle critiche è stata sbagliata perché ha detto che De Magistris vuole fargli le scarpe, esattamente quello che Berlusconi diceva di Fini. Se Di Pietro si arrocca su queste posizioni fa una figura misera e danneggerà il suo movimento politico. 

L'altro aspetto è legato alla porcata che andrebbe cambiata per togliere potere alle segreterie di partito, anche se, senza un cambiamento culturale, non sarà una condizione sufficiente a risolvere definitivamente il problema. Nell'attuale Parlamento c'è un numero consistente di deputati e senatori che hanno cambiato partito. Questo fatto ha portato alcuni incauti onorevoli a dichiarare che la fedeltà e la riconoscenza sono dei valori (per il parlamentare si intende). Ma il male dei vassalli / servi in politica resta, perché infatti non si può accettare che qualche parlamentare metta fedeltà e riconoscenza (due cose che in politica hanno un'importanza secondaria!) davanti alle idee e ai contenuti. Ricordiamo che in Italia non esiste un vincolo di mandato proprio perché il parlamentare ha la libertà di cambiare idea (l'essere è mutevole) o, molto più semplicemente, perché durante l'incarico potrebbero emergere delle nuove criticità che creano delle forti divergenze tra persone che erano state elette con lo stesso partito. E' vero che questa libertà poi legittima i Razzi e gli Scilipoti, ma è un rischio da accettare. E' compito dei partiti adottare meccanismi adeguati per la selezione della classe politica.

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domenica 26 dicembre 2010

Nuovi allenatori, ora nuova disciplina. L'Inter da Benitez a Leonardo

L'avventura di Benitez è finita con una risoluzione consensuale del contratto. Il bilancio dell'allenatore spagnolo è sostanzialmente negativo perché la squadra ha perso troppe partite, in campionato ora ha 13 punti da recuperare sul Milan che potrebbero diventare 7 se i nerazzurri dovessero ottenere due vittorie nei recuperi con Cesena e Fiorentina. In Champions l'Inter non ha impressionato e ha smesso di giocare dopo il fantastico primo tempo disputato con il Tottenham a San Siro. L'ottavo col Bayern non sarà una passeggiata, ma i bavaresi stanno disputando una stagione fin qui anonima e affidano le loro speranze a Robben, che rientrerà da un fastidioso infortunio. In definitiva Benitez porta a casa due trofei cui l'Inter ha partecipato grazie alle vittorie della passata stagione. E' chiaro che i suoi meriti sono limitati, ma questo non toglie alcuna responsabilità a giocatori e dirigenti. L'atteggiamento del gruppo è stato irritante, penso ad esempio al comportamento di Chivu nel match giocato all'Olimpico con la Roma o a quello di Maicon nell'incontro con la Juventus. L'allenatore non ha avuto il rispetto che si meritava e l'anomalia di Moratti (e degli interisti che esaltano questo Presidente) sta nel non capire un concetto chiave: una volta che la dirigenza sceglie un tecnico questo, fin dal primo minuto, deve avere il sostegno di tutti componenti della società. Sapevamo tutti che Benitez non sarebbe stato un sergente di ferro alla Mourinho, ma è implicito che qualunque allenatore, per poter esprimere le sue idee, deve contare sull'appoggio della società. Moratti ha preferito i giocatori a Benitez. Forse sarà anche giusto per un fantomatico debito di riconoscenza, ma in questo modo si è mandato un signor allenatore al macello e ora i nerazzurri sono costretti a recuperare.

L'arrivo di Leonardo può rappresentare un'inversione se cambia il rapporto tra allenatore, dirigenti e squadra. Moratti deve capire che, per provare a rivincere, deve fare blocco unico col nuovo mister per far capire ai giocatori che la società appoggia la nuova linea. Se così non sarà allora rivedremo scene patetiche come la pagliacciata che Materazzi ha orchestrato durante la premiazione del Mondiale per Club. Una società seria e autoritaria non dovrebbe accettare simili comportamenti.

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domenica 19 dicembre 2010

L'Inter sul tetto del mondo e Benitez si toglie qualche macigno dalle scarpe

Il Mazembe si è sciolto come neve al sole e, in onore alla tradizionale discontinuità del calcio africano, ha fatto una misera figura contro l'Inter. I nerazzurri salgono sul tetto del mondo e se è vero che in questa competizione hanno affrontato due squadre da Lega Pro Italiana (ad esser generosi..), non va dimenticato il cammino affrontato durante la scorsa stagione nella Champions League. L'Inter di Mourinho ha vinto una Coppa Campioni eliminando Chelsea, Barcellona e Bayern Monaco, ovvero le squadre che hanno vinto Premier League, Liga e Bundesliga. Il Mondiale per Club giunge quindi come ciliegina sulla torta e 5 trofei vinti in 7 mesi rappresentano un trionfo senza precedenti nella storia del calcio italiano. Se non sbaglio nel 2003 e nel 2007 il Milan si fermò a tre.

Oltre all'aspetto sportivo c'è anche da discutere sulle parole di Benitez. Sul Corriere Sconcerti ha criticato il tecnico spagnolo perché secondo lui non doveva rovinare la festa e rinfacciare i problemi in questo momento. Personalmente credo invece che Benitez ha fatto benissimo per diverse motivi. In primo luogo perché Moratti non ha fatto il mercato, ha puntato tutto su una rosa logora in cui, tra l'altro, non è più presente il talento più cristallino del calcio italiano. Balotelli avrà pure un caratteraccio, ma di certo sarebbe servito come il pane all'Inter attuale. La questione degli infortuni può avere cause molteplici. Per alcuni è colpa di Benitez, ma prima di criticare i metodi di preparazione del tecnico spagnolo bisogna anche conoscere lo stato di salute che avevano gli atleti dopo due anni di cura Mourinho. Quindi questo punto, considerato dalla stampa come una pecca di Benitez, in realtà è ambiguo e la responsabilità non può essere unica. Ma il vero motivo per cui Benitez ha approfittato del trionfo per sfogarsi è legato ai rapporti tra dirigenza, staff tecnico e giocatori. In questi mesi se sono viste di tutti i colori: Eto'o che decide di non giocare in alcuni ruoli, Chivu che manda al diavolo l'allenatore durante la gara dell'Olimpico con la Roma, Maicon che dà di matto in più di un'occasione (con la Juve). Insomma i nerazzurri hanno spesso i nervi fuori controllo e mostrano un atteggiamento irrispettoso nei confronti dell'allenatore spagnolo. Di base si può dire che Benitez non ha l'autorità di Mourinho e quindi è colpa sua, ma se l'allenatore non alza la voce, non fa il sergente di ferro e ha un carattere amichevole, allora la società ha il dovere morale di ricordare ai giocatori che devono portargli rispetto. Insomma, nell'Inter di Moratti il problema di fondo è rappresentato da una dirigenza dal comportamento ambiguo perché dovrebbe conferire autorità all'allenatore (difendendolo e schierandosi dalla sua parte), mentre troppo spesso si ha l'impressione che il Presidente sia troppo riconoscente verso i giocatori e finisce per togliere autorità a Benitez. Mourinho sapeva ovviare a questo storico difetto di Moratti, mentre gli altri 14 allenatori che ha avuto l'Inter non hanno questa capacità.

P.S. la lista dei 14 comprende: Ottavio Bianchi, Luis Suarez, Roy Hodgson, Luciano Castellini, Gigi Simoni, Mircea Lucescu, Luciano Castellini (2), Roy Hodgson (2), Marcello Lippi, Marco Tardelli, Hector Cuper, Roberto Mancini, Rafael Benitez.

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sabato 18 dicembre 2010

Per il futuro dell'Italia non serve un Governo autoreferenziale senza idee

Mentre Berlusconi continua la sua personalissima campagna acquisti, il mondo va avanti. Se avessimo un Governo decente, la crisi economica sarebbe l'unico tema rilevante e l'azione dell'esecutivo dovrebbe derivare da un'attenta analisi della situazione attuale, individuando un'idea di Italia capace di risultare vincente nel lungo periodo. Il prestigio dell'Italia nel mondo non si misura contando le pacche sulle spalle che il nostro Presidente del Consiglio dà a Putin, ma valutando la competitività e il livello di innovazione delle nostre aziende. Il paese non può perciò essere visto come un insieme di realtà in conflitto tra loro per ottenere le risorse pubbliche (giovani contro anziani, lavoratori dipendenti contro autonomi, italiani contro extracomunitari, ecc..), ma come un sistema ricco di interconnessioni in cui il livello di benessere è legato alla coesione sociale, alla capacità innovativa delle aziende e al livello qualitativo di alcuni servizi fondamentali. Il Governo sta fallendo su tutta la linea, ma preme sottolineare che i disinvestimenti nella scuola, nell'università, nel trasporto pubblico e nella giustizia (le riforme di cui si parla servono a salvare il Cavaliere dai processi, non risolvono i problemi veri), avranno un impatto molto forte sul futuro dell'Italia e sulla qualità della vita degli italiani. Il Governo che sogno dovrebbe innanzitutto cambiare approccio ai problemi, non più un atteggiamento tattico per la sopravvivenza nel breve periodo, ma un piano strategico per rafforzare i fattori critici di successo nel lungo periodo. La scuola e l'università sono un passaggio obbligato per sognare un futuro migliore, sono la base per installare quell'ascensore sociale che manca al paese. Nella sua relazione al Parlamento l'on. De Girolamo (PdL) ha detto che il figlio dell'operaio deve avere la possibilità di fare il notaio. Tutto molto bucolico a parole, ma poi se guardiamo la realtà dei fatti, vediamo che il Governo taglia gli investimenti nell'istruzione e riduce al lumicino le speranze di avere una vera meritocrazia.

Con Berlusconi, Bossi e il sopravvalutato Tremonti, tiriamo a campare. La visibilità arriva al massimo al prossimo weekend, e la gestione della spesa pubblica è puramente quantitativa, mancano quegli elementi qualitativi che qualificano le potenzialità future del paese. Fateci caso, ma avete mai sentito un discorso strategico da quei tre? Berlusconi ha dapprima negato l'esistenza della crisi e si prodigava in inviti continui a consumare come se non vi fosse lo spettro di una recessione. Poi in un secondo luogo, se ne usciva dicendo che eravamo i migliori nel mondo, e allora tutti i peones giù a celebrare il sorpasso del PIL pro capite sul Regno Unito e a raccontare che la Spagna ha le "pezze al culo". Ora, dopo due anni di recessione (finalmente terminata), ci resta solo l'ultima consolazione. Ma che futuro può avere un paese in cui la classe politica non sa offrire il meglio, ma riesce solo a farfugliare che non siamo il peggio? 

La tenuta nella crisi economica è stata causata anche da alcune virtù private, che onestamente non hanno molto a che fare con gli evidenti vizi pubblici. Draghi, in una recente relazione, ricordava che gli italiani avevano un patrimonio pro-capite molto alto rispetto agli altri paesi del G8. In una certa misura suggeriva che la caduta del PIL pro-capite era attenuata dalla ricchezza accumulata dalle generazioni passate. In parole povere si vive di rendita, e la cosa non è una buona prospettiva per lo sviluppo e l'innovazione. Al tempo stesso Confindustria ci ricorda che sono stati persi 540 mila posti di lavoro e il PIL crescerà del 1% nel 2011. La strada per tornare ai livelli pre-crisi è irta e ogni confronto con la Germania è impietoso.

Il Governo del fare invece è tutto preso dai complotti contro il premier, dal problema importantissimo delle toghe rosse, dai complotti internazionali per gettare discredito sull'Italia. Di crisi non si parla, le ricette per sostenere l'occupazione si sono limitate alla cassa integrazione. Per l'amor del cielo quello è stato uno sforzo apprezzabile e giusto, ma se non è accompagnato da un cambiamento nel trattamento fiscale del lavoro precario e del lavoro fisso, potremo dire che è stato un palliativo. Ma il Governo non sente da quell'orecchio, e trova coesione solo in una patetica chiusura a riccio, in cui vengono difese tutte le porcate dei faccendieri prestati alla politica che vedono in essa uno strumento per ottenere un arricchimento personale. Si difendono le clientele, si fanno consulenze opinabili (vedi il Ministero del Turismo, anche se bisogna aspettare un giudizio), per poi raccontare al cittadino che non è possibile garantirgli molti servizi fondamentali perché negli anni '70 si è speso troppo, quando invece il Governo del fare ha una scaletta di priorità completamente autoreferenziale. Se gli uomini di Governo volessero il bene del paese troverebbero il modo per potenziare la spesa nell'istruzione perché sarebbe la vera priorità per rilanciare la speranza di un futuro migliore.

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venerdì 17 dicembre 2010

Questo straordinario Governo del fare

Berlusconi può continuare ad esultare, grazie a tre finiani addormentati e a qualche transfugo accuratamente scelto da PD e IDV può governare. Chiunque vede l'inconsistenza di questa maggioranza, ma per Berlusconi l'obiettivo era tattico: mantenere la poltrona per non perdere il privilegio del legittimo impedimento. Poche storie, è per questo che continua a fare il Presidente del Consiglio e si ostina a non immaginare un altro leader nel centrodestra. I risultati però sono sotto gli occhi di tutti e il nostro premier sembra più interessato ai bunga bunga serali che ai problemi del paese. Per quanto Minzolini, Sallusti e Belpietro si sforzino, l'Italia sta perdendo, lentamente, competitività e sta scivolando in una posizione defilata rispetto alle altre potenze occidentali. Ma a questo Governo la cosa non sembra interessare.

Il rilancio del paese deve passare da un'oculata gestione del debito e così,il senatore Quagliarello è venuto a ricordarci che la responsabilità non è del Governo del fare, ma dei Governi di solidarietà nazionale di fine anni '70. La stucchevole disputa sulle colpe storiche dovrebbe imporci una riflessione: l'Italia si merita un Governo che fugge dalle responsabilità provanti? Non v'è dubbio che il debito abbia numerosi padri, ma è altrettanto chiaro che solo al Governo in carica spetta il compito di risolvere il problema (se ne ha le capacità). Del resto non so voi, ma personalmente non mi fiderei troppo di un medico abilissimo nell'effettuare una diagnosi e totalmente incapace nell'individuare una cura.

Forse corro troppo, ma gli scandali che hanno riempito le pagine dei quotidiani d'inchiesta hanno mostrato che l'attuale maggioranza non sta percorrendo la strada della vera efficienza finalizzata al riordino dei conti pubblici. Le cricche inseguono interessi privati e questi divergono con l'obiettivo di razionalizzare la spesa pubblica. Altro che "Italia migliore", abbiamo spesso letto la descrizione di un'Italia che cerca nella politica un interlocutore per arraffare tutto quello che può, danneggiando così la collettività. E' successo con alcuni Ministri (penso a Bondi che trova un lavoro pubblico a l'ex marito di sua moglie), con alcuni coordinatori nazionali, con il maxi scandalo della parentopoli romana (a proposito Alemanno, per sostenere il così fan tutti sono gradite delle prove, almeno risolviamo più problemi in una volta sola). E non è questione di destra o sinistra perché alcuni Ministri del passato esecutivo non li rimpiangiamo per le stesse ragioni. Purtroppo sono tutte queste inefficienze il vero male incurabile del nostro paese e alla base c'è una mentalità egoistica che ci porta a fottere lo Stato come se fosse una parte terza totalmente estranea. 

Al tempo stesso l'Italia è il terzo paese per pressione fiscale e non offre, ai cittadini, quei servizi garantiti dalle democrazie nord europee. Per tenere i conti in equilibrio siamo così costretti a tagliare i servizi essenziali e il Governo prova a mistificare la realtà raccontandoci che tutto è normale, tutto va bene. Si tagliano i soldi alle forze dell'ordine, si tagliano i trasferimenti alla scuola e all'università, si tagliano i trasferimenti per il trasporto pubblico, e in questo quadro decadente i cittadini faticano a leggere il nesso che c'è tra alcune inefficienze e il degrado di alcuni servizi pubblici
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mercoledì 15 dicembre 2010

Nonostante l'amore dei pidiellini Fini resiste

Gli ultimi 8 mesi della politica italiana sono stati terribili. Il PdL, noto anche come partito dell'amore (un amore un po' egocentrico, ma sempre di amore si tratta!), ha mostrato la sua vera faccia. Gianfranco Fini e la sparuta pattuglia di finiani sono stati cacciati dal partito lo scorso 29 luglio e sono stati sottoposti ad un linciaggio mediatico vergognoso. La macchina del fango del Cavaliere si è aggrappata ad un'operazione sospetta tra parti correlate, peccato che i due soggetti fossero due entità private, da un lato infatti vi era il partito di Fini, mentre dall'altra parte il cognato. Non è ancora chiaro se Tulliani fosse il beneficiario finale dell'operazione, per il momento l'unica cosa certa è l'archiviazione da parte della Procura di Roma che ha ottenuto una perizia in cui venivano smentite le fantasiose stime pubblicate da Sallusti & Co. Il fatto di per sè aveva una rilevanza limitata, l'immobile in questione nel 1999 valeva 240.000 euro. Sallusti si è stracciato le vesti perché pensava che l'immobile valesse 1,5 milioni nel 2008, e pur non conoscendo i minimi dettagli, ritengo totalmente infondata una stima che prevede una rivalutazione del 525% in 9 anni, per un bene che non era stato oggetto di valorizzazione. Questo non toglie che il partito (AN) poteva adottare una politica più oculata, ma francamente non penso che la valorizzazione dei beni immobiliari sia una finalità dei partiti politici. E' comunque vero che la vicenda poteva sfociare in un dibattito costruttivo, in cui si chiedeva a gran voce una normativa più seria per le operazioni con le parti correlate e in cui si chiedeva ai partiti maggiore trasparenza.

Ma il fine dei vassalli del duce Silvio non era questo. Poverini, mica hanno la capacità di elaborare una proposta. Per loro basta picconare, agitando la penna con amorevole odio. Dopo mesi di prime pagine e scoop sul nulla c'è stata la rottura definitiva tra Fini e Berlusconi. A conti fatti, dopo la "vittoria" del partito dell'amore bifolco, possiamo dire che Fini è stato troppo precipitoso, ma in realtà non condivido i giudizi che lo danno per finito. Forse per Fini si riducono i margini di manovra in questa legislatura, ma qualunque politologo sa che i discorsi del Presidente della Camera hanno riscosso discreti consensi tra la maggioranza degli italiani (perché la maggioranza assoluta non vota B.). Insomma, Fini potrà anche perdere deputati e senatori, ma al contempo può uscire rafforzato in termini di risultato elettorale. I Moffa, la Polidori e la Siliquini, non sono una grave perdita. Certo, il loro voltagabbana è motivo di gioia per gli ex AN - ora berluscones, ma per FLI non è un dramma. Il partito di Fini non si rivolge ad un elettorato di colombe, anzi pesca a piene mani nell'antiberlusconismo, o meglio, in quell'insieme di persone che non si riconoscono nelle scelte politiche adottate da Berlusconi. Di certo qualche domanda ai Moffa & Co, andrebbe posta. Per esempio si potrebbe chiedere loro se leggevano i giornali o dormivano sul pero. Anche un analfabeta, leggendo il libro di Fini (o qualche stralcio), capiva che la rottura era inevitabile, e la presentazione di una mozione di sfiducia non poteva essere intesa come una pistola scarica. Era un atto politico costruito per far cadere il peggior Governo dell'Italia repubblicana. Chi pensava in un ritiro della mozione e sognava una riappacificazione è in palese malafede. Se non votano la sfiducia perché sono entrati in FLI?

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sabato 11 dicembre 2010

L'uomo che porta la moralità

Il 14 dicembre sarà un giorno come gli altri e l'esito della votazione è ininfluente. Se fossimo in una situazione normale anche lo stesso Berlusconi non si dannerebbe l'anima e come tutti ben sappiamo l'anormalità non è causata dalla vera emergenza di questi tempi (la crisi economica, per chi non se ne fosse accorto), ma dal fatto che senza la carica di Presidente del Consiglio cade lo scudo giudiziario e il Cavaliere ritorna processabile. L'esito del voto tormenta solo Berlusconi quindi, per gli altri attori della contesa non è così rilevante come lo si vuole far credere. Certo, il trio del terzo polo, ovvero Fini, Casini e Rutelli, si è speso per far cadere l'esecutivo, ma se anche il Governo dovesse ottenere una fiducia risicata, chiunque sa che l'unica certezza sarebbe l'ingovernabilità. I vari soggetti poi che hanno abbandonato la nave dell'opposizione per approdare nell'area dell'amore bifolco non sembrano neanche tanto affidabili. A proposito preme sottolineare la differenza che esiste tra finiani e i voltagabbana. In un caso la rottura ed il cambio di bandiera è determinato da motivazioni precise, politiche e chiare. La distanza che esiste tra Fini e il PdL è abissale. Nel caso dei nuovi transfughi approdati nella maggioranza non sono invece chiare le motivazioni. Sui giornali si è parlato di affari privati e piccole leggi ad hoc per accontentare la clientela locale. Anche un cieco è in grado di capire la differenza esistente tra le due cose.

Ma del nostro straordinario Cavaliere stupisce la fantasia. Nel tentativo di commentare il voto del 14 dicembre, Berlusconi ha parlato di "moralità", usando il termine per indicare che un parlamentare eletto col centro destra aveva il dovere di rimanere nel partito con cui era stato eletto. Non v'è dubbio che il cambio di casacca sia un gesto ambiguo che pone delle domande serie. Ma la frase di Berlusconi dimostra la visione della democrazia che quest'uomo ha in testa. Una visione medioevale, in cui si prova a gabbare la Costituzione approvando in fretta e furia una legge porcata dagli effetti devastanti. La legge elettorale pensata da quel gran genio di Calderoli offre a Berlusconi il pretesto di trattare i parlamentari come vassalli, in cui il senatore o deputato di turno viene nominato dal gran capo in persona, e perciò gli deve essere riconoscente. Ma questo meccanismo, che i pidiellini accettano, è esattamente l'opposto dei principi che hanno guidato la stesura della Costituzione. Indipendenza, responsabilità, agire nell'interesse di tutti (e non di chi ti vota o nomina!) sono principi base che in una sana società dovrebbe animare non solo chi ci governa, ma addirittura chi ricopre cariche sociali nelle società private. Insomma, più che nuova moralità, e a giudicare dai disastri combinati da alcuni parlamentari forse era meglio la vecchia, qui abbiamo un PdL che ci riporta nel medioevo. I vassalli ci sono già e sono pure felici di esserlo.

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Idioti e contenti

Wikileaks ha avuto l'enorme merito di svelare il vuoto che si cela dietro ad una politica estera basata sulle pacche sulle spalle. E' vero che i documenti pubblicati riflettono l'opinione degli Stati Uniti, e quindi i leaks non devono essere presi come il Vangelo, ma bisogna valutare la differenza, se esiste, tra ciò che conviene agli americani e ciò che conviene agli italiani. Mi spiego meglio, prendiamo ad esempio il caso del South Stream e dei rapporti commerciali tra Eni e Gazprom. Non v'è dubbio che quell'opera suscita fastidio negli ambienti statunitensi perché potrebbe danneggiare i loro interessi, ma da italiani dovremmo preoccuparci della convenienza del nostro paese. La relazione Eni - Gazprom dovrebbe assicurare stabilità energetica all'Italia, ma sul Corriere Massimo Mucchetti ha scritto tre articoli in cui pone delle questioni che mettono in dubbio la convenienza economica dell'intera operazione ("Tutti i dubbi sugli affari dell'Eni in Russia", "Eni, Gazprom e i sospetti su due affari", "Alcune domande su Eni e Mosca"). Insomma, non è chiaro se l'Eni ha perseguito la creazione di valore per gli azionisti e, considerando che l'ENI è una S.P.A. quotata, la cosa non è irrelevante. Grazie a Wikileaks risulta invece chiaro un altro aspetto: le manovre Italia - Russia ci allontanano dagli Stati Uniti.

I documenti pubblicati ci invitano anche a fare altre due riflessioni. In primo luogo chiunque (a patto di conoscere l'inglese) può leggere i documenti per capire che la fitta rete di diplomatici americani lavora per servire il proprio paese. Nei leaks ci sono interessanti analisi geopolitiche e si percepisce una cosa fondamentale: gli Stati Uniti si credono padroni del mondo e vogliono interferire con le principali scelte geopolitiche - economiche. Non so se la cosa sia un bene o un male, su questo tema ognuno ha la sua opinione, da italiano però stupisce vedere che ci sono paesi in cui avverti l'orgoglio di appartenenza, in cui avverti la voglia di fare "sistema" per servire una causa comune. In Italia invece abbiamo una visione diametralmente opposta perché lo Stato è visto come un estraneo, come una controparte da fregare, e per riuscire nell'impresa di arraffare tutto quello che si può ci si costituisce in cricche di comodo. Mentre gli Stati Uniti attuano la loro politica finalizzata al controllo dell'economia mondiale noi assistiamo allo spettacolo desolante offerto da una politica di incapaci concentrati sul proprio ombelico. Berlusconi non vuole perdere la poltrona di Presidente del Consiglio per non correre il rischio di andare a processo (se avesse veramente a cuore il bene comune avrebbe rinunciato a qualche bunga bunga per dedicare quel tempo al suo paese..) e al massimo per difendere i suoi interessi imprenditoriali. Poi, mano mano che si scende, la storia si ripete con le dovute proporzioni. C'è qualcuno capace di intravedere qualcosa di nobile nei Verdini (col suo mitico credito fiorentino) e in tutta la schiera di Ministri capaci solo di piazzare amici, parenti e concubine nelle municipalizzate? L'ambasciatore Spogli fa una relazione semplice e a prova di deficiente per spiegare i rapporti Italia - Russia, pensate di trovare un simile approccio analitico nel lavoro dei parlamentari che ci rappresentano?

L'altro tema riguarda invece il prestigio dell'Italia nel mondo. Ormai, ad eccezione di fanboy e vassalli irriducibili, deve essere chiaro che con Berlusconi siamo al centro dell'attenzione solo perché tutti si aspettano la gaffe per ridere un po'. Stiamo diventando un fenomeno da baraccone, e direi che per giunta siamo anche un fenomeno tragico perché ci illudiamo di contare qualcosa. Wikileaks ci spiega che i nostri amici americani non vogliono intermediari nei loro rapporti con la Russia, e vedono con fastidio il tentativo di Berlusconi di mettersi in mezzo tra le due superpotenze. Questo non perché temono che Berlusconi possa trasformare l'Italia in una superpotenza, ma in quanto pensano che sia una marionetta succube a Putin. Nel frattempo possiamo però continuare ad illuderci, ascoltando i Rossella, i Frattini e i La Russa di turno. Forse basterebbe poco per capire che un utile idiota non dà fastidio a chi lo comanda.


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martedì 7 dicembre 2010

Tutta colpa di Benitez?

Nel giro di sei mesi l'Inter è passata dalle stelle alle stalle. Per gli interisti la colpa è tutta di Benitez, ma se vi fosse un briciolo di obiettività si dovrebbero valutare anche le responsabilità da attribuire al Presidente e ai dirigenti. So già che qualche interista potrebbe obiettare che con quel Presidente e con quei dirigenti si è vinto tutto, ma se la pensano così, e credono di dover riconoscenza eterna a Moratti, Branca & co, allora dovrebbero anche rinunciare al diritto alla critica. L'anno scorso i successi sono andati ben oltre le possibilità della rosa. Mourinho è stato grandissimo nel riuscire ad ottenere il 110% da una squadra di giocatori esperti e affamati.

Benitez quest'anno si è trovato però a gestire una rosa svuotata. Forse non ha programmato una buona preparazione, ma a giudicare dal numero di infortuni che hanno Milan e Juventus, non credo che se ne debba fare un dramma. Il problema vero è determinato dalla qualità della rosa perché l'Inter di oggi ha una rosa più ristretta rispetto alle due rivali storiche, e non riesce a sopperire alle assenze. L'anno scorso l'Inter aveva un attacco stellare, con Milito, Eto'o, Pandev, Sneijder e Balotelli. Grazie a Mourinho, e con l'intercessione di Raiola, l'Inter è riuscita nell'impresa di bruciare il talento più esplosivo del calcio italiano. Balotelli non è stato rimpiazzato da nessun nuovo acquisto, e se sommiamo questa cessione con il legittimo calo degli altri quattro (con la sola eccezione di Eto'o) abbiamo spiegato l'involuzione dei nerazzurri in fase realizzativa. Ad oggi l'Inter si ritrova a giocare con Coutinho, talento da verificare, e Biabiany. In due non fanno mezzo Balotelli.

Ma quando si critica Benitez bisognerebbe avere l'onestà di guardare ai giocatori che compongono la rosa. Dopo la sconfitta dell'Olimpico con la Lazio si è detto che non doveva schierare Natalino ed invece doveva riproporre Cordoba terzino e Materazzi al centro. Ma chi sostiene questo ha visto per caso il derby, la gara col Chievo e quella con il Parma? Materazzi è calato paurosamente, ormai è impresentabile ad alti livelli. Per non parlare degli altri reparti, dove Benitez è stato costretto a schierare Obi, Alibec. Giocatori che non conoscevano nemmeno gli interisti più accaniti. Moratti potrà anche cacciare Benitez, ma la qualità della rosa è imbarazzante e l'Inter non riesce a rimpiazzare gli infortunati. Forse più che a Benitez (mi pare volesse Mascherano e Kuyt, sarebbero serviti) bisogna chieder conto a qualche dirigente. Chi dorme non piglia pesci, e all'Inter stanno dormendo da giugno.


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sabato 4 dicembre 2010

L'amore secondo Belpietro

Maurizio Belpietro ha deciso di pubblicare l'elenco dei traditori finiani, fornendo foto e indirizzo web. L'iniziativa dimostra l'imparzialità di "Libero" (edito dalla famiglia Angelucci) ed è il secondo segnale di un nervosismo crescente. Il primo sono state le parole sconclusionate di Verdini. Ad ogni modo nei prossimi giorni mi aspetto il peggio perché il padrone del Partito dell'Amore è arrivato al capolinea, e il 14 dicembre dovrà affrontare, in un solo colpo, i due esami che ha sempre cercato di rimandare. La mozione di sfiducia presentata dal terzo Polo è un documento politico pensato per far cadere questo Governo. Non penso che l'obiettivo di Casini, Fini e Rutelli, sia quello di andare alle urne, piuttosto ritengo che vogliano arrivare ad una situazione in cui Berlusconi è spodestato dalla Presidenza del Consiglio, il PdL si frantuma e nasce una nuova maggioranza parlamentare diversa da quella uscita dalle elezioni. Personalmente la cosa non mi scandalizzerebbe perché siamo una Repubblica Parlamentare e ciascun deputato, o senatore, è libero di cambiare partito. Le dichiarazioni dei pidiellini su un'eventuale sovvertimento della volontà popolare sono una bella cazzata perché la Costituzione prevale sulla legge elettorale, ed è lei che definisce le prerogative ed i compiti del Parlamento e dei suoi componenti. Tra tutte le scuse, quella più ridicola riguarda la constatazione che con la porcata di Calderoli la gente vedeva stampato il nome del candidato della coalizione, come se quell'iniziativa fosse sufficiente per modificare il ruolo del parlamentare. Se proprio vogliono essere coerenti allora dovrebbero abolire i parlamentari.

Ad ogni modo sia "Libero" che "Il Giornale" hanno dato ampio spazio alle tesi dei Verdini, La Russa e vassalli vari. Ora però la temperatura si è alzata grazie alla trovata giornalistica del buon Belpietro. Molto probabilmente l'incresciosa aggressione che ha subito non è servita a molto. Quando Belpietro subì l'attentato fallito, gridò contro il network dell'odio. Personalmente non credo che fosse colpa di chi, giustamente, sbeffeggiava questa sottospecie di giornalista. Ma la regola aurea dice di non fare agli altri quello che non vorresti subire. Ora, se Belpietro parlava di clima d'odio e diceva che quel clima metteva in pericolo la sua vita, allora cosa dovrebbe dire lo stesso Belpietro se dovesse commentare la sua lista dei traditori? Se fosse coerente si dovrebbe dare del cattivo maestro, lo farà?