sabato 3 luglio 2010

Ad ascoltar chi urla spesso si sbaglia

Quando la legge bavaglio fu votata dal Senato, mi lanciai in una frettolosa invettiva contro Napolitano. Tra le altre cose ho visto che un pezzo del post Napolitano ha letto la Costituzione? è stato inserito in un articolo che riassumeva le reazioni del web e del popolo viola (di cui non faccio parte). In realtà quel post che scrissi si divideva in due livelli: da un lato alcune considerazioni generali sul curriculum del Presidente della Repubblica e sul suo modo di gestire le relazioni con il Governo, e dall'altra parte uno sfogo personale sulla legge bavaglio. Non è un'opinione ricordare la provenienza politica di Giorgio Napolitano, così come mi sembra assai discutibile il fatto che dia consigli al Governo su come scrivere le leggi. Ho sempre pensato che il Presidente della Repubblica dovesse lasciare un'autonomia totale all'esecutivo, salvo poi limitarsi ad analizzare le leggi che gli venivano presentate a giochi fatti.

Insomma per quanto riguarda quello specifico aspetto continuo a nutrire delle grosse perplessità, ma sulla legge bavaglio mi devo ricredere e devo chiedere scusa al Presidente. La fretta e la superficialità mi hanno fatto supporre che, le parole rivolte dal Presidente a coloro che lo invitavano a non firmare, fossero sinonimo di condivisione del provvedimento promosso dal Governo Berlusconi. Invece in questa settimana Napolitano ha fatto capire che non condivide quel provvedimento e che si sentì infastidito perché Di Pietro lo chiamava in causa nel momento sbagliato. Dopo il voto del Senato, con annessa espulsione degli agitatissimi senatori dell'IDV, Napolitano non doveva fare e dire nulla. E per una volta era esattamente quanto stava facendo, finchè non è stato tirato per la giacca dall'ex pm.

Detto questo volevo puntualizzare che le mie critiche su quella specifica circostanza erano infondate e sbagliate. Stessa cosa non si può dire per le parole dell'onorevole Ghedini, ma quella è un'altra storia.

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