martedì 13 luglio 2010

Si continua a scavare

I primi atti di un'inchiesta vanno presi con estrema cautela, ma devono comunque far riflettere. Per chi ci governa, l'atteggiamento che l'opinione pubblica dovrebbe assumere davanti ad un'inchiesta, dovrebbe essere un misto tra indifferenza ed omertà. Al raggiungimento di questo duplice obiettivo contribuiscono, in maniera decisiva, gli pseudo giornalisti della carta stampata, siano essi da osteria o da villaggio lunare, e i mega direttori dei telegiornali. Fortunatamente a La7 è tornato Enrico Mentana, uno dei pochi giornalisti bravi e col pregio di non essere fazioso. Ma i Minzolini, i Mimum & co, stanno svilendo il prodotto informativo che realizzano: riempiono lo spazio con servizi di costume o con le emergenze di comodo, e poi trattano con imperdonabile superficialità i temi cruciali.

La presunta associazione segreta creata da Carboni, Verdini, Dell'Utri e Cosentino, è solo un'ipotesi investigativa, e come tale deve essere trattata. Però è anche vero che si inserisce in un quadro nefasto, in cui sono scoppiati gli scandali che coinvolgevano Bertolaso, la Protezione Civile, Scajola, il solito Cosentino. E poi c'è l'indagine in corso per  ricettazione riguardante quel famoso nastro in cui Fassino esultava perché aveva una banca, indagine che dovrebbe coinvolgere anche l'avvocato Ghedini. Non spetta al sottoscritto pronunciare la sentenza, però questi fatti dovrebbero invitare ad una riflessione sul sistema di potere che esiste in Italia.

Tempo fa, quando scoppiò l'affaire Protezione Civile, avevo scritto che c'era un problema di governance. Le notizie di oggi confermano quella tesi. In Italia abbiamo tre emergenze distinte. La prima riguarda la selezione della classe politica, cui concorrono una legge elettorale pessima (Parlamento dei nominati) e il disinteresse degli italiani. A tal proposito sarebbe interessante proporre un sondaggio con la seguente domanda: cosa pensate di una persona che fa politica? Il secondo aspetto riguarda il sistema di controlli e controllori. Tutte le authority sono in mano ai partiti, che lottizzano e le affidano a persone di fiducia (politici trombati, ex manager delle proprie aziende). Accettiamo che ci sia un via vai squallido tra società pubbliche ed enti di controllo, come se quelle poltrone fossero dei centri di potere da usare per dare qualche contentino allo scontento di turno. Se i vertici delle aziende sono scelti con certe logiche, non deve poi stupirci scoprire che sono gestite in modo pessimo (vedi la Rai). Infine l'ultimo tema coinvolge i rapporti tra potere politico e informazione. E' il conflitto d'interessi che, nonostante esista da anni, resta un fatto anomalo in democrazia.

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