Non ci vuole una sfera di cristallo per immaginare i commenti di Sallusti e di Belpietro. A dire il vero qualche articolo delle due testate filo berlusconiane è comparso sul mio computer, e se non sbaglio era a firma dell'onnipresente Sallusti che rileggeva, alla sua maniera, le vicissitudini del PdL. Per il vice di Feltri la regola numero uno è quella di provare ad attaccare Fini, e non avendo motivazioni intelligenti (ne ha mai avute? ah sì, quando Tartaglia aggredì Berlusconi scrisse che i mandanti morali erano Fini e Casini..) ha deciso di allenarsi coi temini da diario adolescenziale.
Va detto però che buona parte degli italiani vive la politica con spirito ideologico. Ci sono un sacco di persone che votano il centro destra perché hanno l'allergia ai "comunisti", così come ce ne sono altrettante che arrivano alla conclusione opposta perché non vogliono regalare il paese ai "fascisti". Questa parte dell'elettorato non valuta la proposta politica, ma il colore di chi la espone. Non sto a spiegare il mio schifo per chi ragiona in questo modo, soprattutto se ha meno di cinquant'anni perché per gli altri si può fare un'eccezione. Ad ogni modo oggi è ridicolo parlare di "comunisti" e "fascisti", ed è altrettanto certo che al Giornale pensino di avere dei lettori manichei e ideologizzati (gente che non mangia la pasta col pomodoro perché è rosso). Forse è per questo che l'analisi comico - politica del Sallusti si intitolava "Povera sinistra: da Gramsci a Fini". Come se Fini fosse di sinistra perché contrario a parte della politica berlusconiana. Come se Berlusconi, con una politica orientata alla risoluzione dei propri interessi, fosse di destra.
Potrà piacere o no, potrà ispirare fiducia o meno, ma è oggettivo constatare che Fini, negli ultimi quattro anni, ha seguito una linea che rappresenta una forte rottura col suo passato. La decisione di confluire nel PdL resta una macchia, anche se politicamente aveva una sua logica. Però, se restiamo concentrati sui temi caldi (legalità, ruolo del Parlamento, federalismo, ruolo dell'informazione, ecc) Fini ha mantenuto una sua coerenza nel breve periodo. Alla fine è dalle elezioni del 2006 che ha condiviso queste posizionii. Chi si nasconde dietro la frase del "è inaffidabile perché ha cambiato idea", dovrebbe allora ricordarsi anche dei Ministri Socialisti che ora sono nel PdL, del signor Bondi che stava nel PCI, di Capezzone che stava nei radicali, dei La Russa & co che in piena Tangentopoli avevano le t-shirt inneggianti a Di Pietro. Se cerchiamo gente dura e pura, allora è meglio non votare.
Dall'altra parte invece il vuoto politico sta diventando enorme. Bersani ha anche preparato alcune proposte interessanti, ma paga la disgregazione del PD. Nel complesso le opposizioni non hanno la capacità di allestire una valida alternativa e questa loro debolezza ridà ossigeno ad un Governo in difficoltà. Sia da una parte, che dall'altra, i nodi irrisolti vengono al pettine.
Va detto però che buona parte degli italiani vive la politica con spirito ideologico. Ci sono un sacco di persone che votano il centro destra perché hanno l'allergia ai "comunisti", così come ce ne sono altrettante che arrivano alla conclusione opposta perché non vogliono regalare il paese ai "fascisti". Questa parte dell'elettorato non valuta la proposta politica, ma il colore di chi la espone. Non sto a spiegare il mio schifo per chi ragiona in questo modo, soprattutto se ha meno di cinquant'anni perché per gli altri si può fare un'eccezione. Ad ogni modo oggi è ridicolo parlare di "comunisti" e "fascisti", ed è altrettanto certo che al Giornale pensino di avere dei lettori manichei e ideologizzati (gente che non mangia la pasta col pomodoro perché è rosso). Forse è per questo che l'analisi comico - politica del Sallusti si intitolava "Povera sinistra: da Gramsci a Fini". Come se Fini fosse di sinistra perché contrario a parte della politica berlusconiana. Come se Berlusconi, con una politica orientata alla risoluzione dei propri interessi, fosse di destra.
Potrà piacere o no, potrà ispirare fiducia o meno, ma è oggettivo constatare che Fini, negli ultimi quattro anni, ha seguito una linea che rappresenta una forte rottura col suo passato. La decisione di confluire nel PdL resta una macchia, anche se politicamente aveva una sua logica. Però, se restiamo concentrati sui temi caldi (legalità, ruolo del Parlamento, federalismo, ruolo dell'informazione, ecc) Fini ha mantenuto una sua coerenza nel breve periodo. Alla fine è dalle elezioni del 2006 che ha condiviso queste posizionii. Chi si nasconde dietro la frase del "è inaffidabile perché ha cambiato idea", dovrebbe allora ricordarsi anche dei Ministri Socialisti che ora sono nel PdL, del signor Bondi che stava nel PCI, di Capezzone che stava nei radicali, dei La Russa & co che in piena Tangentopoli avevano le t-shirt inneggianti a Di Pietro. Se cerchiamo gente dura e pura, allora è meglio non votare.
Dall'altra parte invece il vuoto politico sta diventando enorme. Bersani ha anche preparato alcune proposte interessanti, ma paga la disgregazione del PD. Nel complesso le opposizioni non hanno la capacità di allestire una valida alternativa e questa loro debolezza ridà ossigeno ad un Governo in difficoltà. Sia da una parte, che dall'altra, i nodi irrisolti vengono al pettine.
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