giovedì 29 luglio 2010

Da compagni di partito a martiri

A leggere il Giornale e Libero c'è da pensare che non ci sia una grossa differenza tra l'affittare un'abitazione del partito ad un parente piuttosto che essere indagati per ipotesi d'associazione segreta. La non morale di Feltri, Belpietro e della schiera di berluscones incalliti la conosciamo benissimo: siccome tutti hanno piccoli o grandi scheletri nell'armadio, allora nessuno può permettersi di fare il moralista. In pratica per questi "giornalisti" l'umanità dovrebbe accontentarsi della mediocrità. Davanti agli scandali finanziari e politici dovremmo scrollare le spalle e porgere l'altra guancia, del resto chi siamo noi per criticare, quando ne abbiam fatte di cotte e di crude?

In realtà già Aristotele aveva zimbellato chi ragionava in questo modo. Non ci vuole molto per capire che quando un giornalista usa l'inchiostro per nascondere la politica, scrivendo a vanvera sui rimborsi elettorali di Grillo (o sugli affari della moglie di Bocchino, o sulla casa di Fini, o  sul nemico di turno di B.), per provare a non parlare di cose ben più serie come  ad esempio gli affari della cricca, le tangenti, la 'ndrangheta e la movida milanese. Lo fa per nascondere qualcosa che c'è, ma è imbarazzante.

Le cronache degli ultimi mesi hanno mostrato i limiti strutturali di un potere carismatico, e le bugie di chi si dichiara liberale anche se non lo è. Con l'aggravante che certi signori sputtanano una parola ed una scuola di pensiero senza eguali, il pensiero liberale meriterebbe ben altri rappresentanti. L'autoproclamatosi liberale al capo del Governo varerà norme che impongono ai blogger l'obbligo di rettifica entro 48 ore, pena il pagamento di una sanzione di 12.500 euro. E' fin troppo chiaro che chi non può controllare quotidianamente il computer finirà per evitare di scrivere, e, a casa mia, quando un Governo propone norme che disincentivano la discussione, è un Governo illiberale. O forse è solo un Governo di gente miope che non ha mai usato Internet (vero B? la I di Internet era buona per fare gli slogan dato che poi non sappiamo neanche cosa sia Google!!), e ha paura della vera libertà, che non è quella di farsi gli affari propri, ma consiste nell'accettare quella altrui, rispettando le regole della convivenza civile.

Il tema del giorno è invece la cacciata dei finiani che dimostra tre cose. In primo luogo la totale assenza di un'opposizione di sinistra. Bersani va bene, ma presiede un non-partito, Di Pietro sa solo urlare, e Casini non si è capito cosa voglia fare da grande. Il secondo tema coinvolge i politologi filo Berlusconi. Dopo la lite di Aprile, molti dicevano che Fini non aveva seguito e andava verso il suicidio politico. Se dopo soli tre mesi lo cacciano è perché invece sta diventando troppo ingombrante. Avrà pure 30 deputati e una decina di senatori, ma i sondaggi di Mannheimer parlano chiaro: un terzo polo oggi prenderebbe il 20%. E più si scioglie la neve, più emergono le falle del berlusconismo e più cresce la popolarità dei finiani (non va dimenticato che in tempi di crisi cresce l'appeal del giustizialismo). Altro che quattro sfigati, se la rottura si fosse consumata ad aprile forse ora non saremmo in questa situazione numerica. I berluscones che esultano devono fare affidamento sul potere mediatico di B. perché questa scelta drastica trasformerà i finiani in martiri del berlusconismo. Agli occhi della gente han fatto più opposizione loro che D'Alema in quindici anni. Minzolini e compagnia bella dovranno fare gli straordinari. Il terzo tema invece riguarda i politici del PdL. Degli ex-colonnelli (ora sono vassalli, sono scesi di grado) non parlo, sarebbe come sparare sulla croce rossa. Di certo c'è l'ambiguità di un partito liberale a parole, e incapace di tollerare il dissenso. Granata finirà ai probiviri per aver espresso opinioni, discutibili, ma pur sempre opinioni. Bocchino e gli altri pure, mentre le persone coinvolte nelle tristi vicende di questi mesi (P3, scandali in Lombardia su tutte) resteranno ancorate ai loro posti, potendo del resto contare sull'infinità stupidità di chi li vota. Quasi quasi vien da rimpiangere Scajola. E' vero che non era, e non è, indagato, ma almeno lui ha avuto la dignità di capire che i confini della morale non sono quelli della legge.

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