Una classe politica inadeguata può usare solo il buon senso per gestire una crisi più grande di lei. Nell'intervento telefonico a Ballarò il premier ha detto che gli appelli all'ottimismo erano fatti con la finalità di non aggravare una situazione già preoccupante. Insomma il popolo italiano non è tanto meritevole da ottenere una spiegazione chiara su cause e rimedi, meglio accendere un cero in Chiesa, andare al centro commerciale e il mio problema è solo dove parcheggiare (cit).
Nel frattempo l'economia internazionale è ripartita, per quella italiana c'è ancora tempo, e il PIL statunitense ha registrato un ottimo +3,5% nell'ultimo trimestre. Le Borse hanno accolto con entusiasmo questa notizia e anche noi italiani abbiamo di che gioire. Il reddito pro-capite italiano ha da poco superato quello inglese, ma a pensarci bene si rischia di esaltarsi per delle cose insignificanti. Entrambi i paesi devono uscire da una recessione e vedremo quali delle due potenze riuscirà a cogliere le opportunità di crescita. Resta anche la constatazione che c'è un problema occupazionale e non penso potrà essere risolto nel breve periodo.
Per avere un quadro delle famiglie italiane sono più significativi i dati diffusi dall'Istat. Nel secondo trimestre la propensione al risparmio è scesa dal 15,6% al 15,2%; mentre la propensione ad investire è passata dal 9,4% al 9,3%. Ma analizzando la tabella excel fornita dall'Istat balza agli occhi l'andamento tendenziale di alcune grandezze economiche. Negli ultimi dieci anni la propensione al risparmio si è mantenuta praticamente costante. Il massimo si è avuto nel 2002 (17%), il minimo nel 2000 (13,9%). La tendenza a investire è anche lei rimasta stabile e oscilla tra l'8 e il 9,5%. Nel mezzo di tutto ciò spicca il fatto che, in 10 anni, il potere d'acquisto delle famiglie è cresciuto solo del 6%.
I dati su risparmio e investimento dimostrano come, al variare delle disponibilità, le famiglie si adeguano mantenendo un comportamento praticamente costante.
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