sabato 31 ottobre 2009

La coerenza dell'incoerente

Il nuovo libro di Bruno Vespa contiene un'intervista a Silvio Berlusconi che annuncia di non essere intenzionato a dimettersi, neanche davanti ad un giudizio negativo della magistratura. Detta così suona male perché i magistrati non fanno altro che compiere il loro mestiere e, con la bocciatura del Lodo Alfano, tornano d'attualità i processi che coinvolgono il Cavaliere. Le dichiarazioni del premier non rappresentano una novità, sono perfettamente in linea con la sua persona e le interviste che rilascia da una quindicina d'anni.
Stupisce la determinazione con cui Mr B. si ostina a delegittimare gli organi di controllo e preoccupa la visione dello stato che impone Berlusconi. La democrazia di Berlusconi è una concezione di stato che di democratico ha solo il nome, a essere un po' perspicaci si tratta di un assolutismo con legittimazione popolare. Il popolo vota, sceglie il leader, e questo deve avere la possibilità di governare. Tralasciando i discorsi sull'elezione diretta del premier, che in Italia non è prevista, resta aperta la discussione su cosa intendiamo per "possibilità di governare". La Costituzione usa parole diverse, e esprime una concezione di stato basata sulla separazione dei poteri. Parlamento, Governo e Giustizia sono le tre principali fonti di potere, si controllano a vicenda e dovrebbero costruire una sorta di panottico, in cui il controllo reciproco garantisce la legalità e previene gli illeciti. Per Berlusconi invece la possibilità di governare implica la libertà di fare quello che si vuole (e lui è l'unico benficiario). Essendo eletto dal popolo è al di sopra del giudizio di chi esercita un potere diverso e non è scelto dalla popolazione. Ma magistrato e politico non si possono giudicare con lo stesso metro, hanno finalità diverse e il ragionamento che strumentalizza la volontà popolare è insensato.
Oltre a queste perle sulla democrazia, Berlusconi ne regala un'altra. La campagna diffamatoria contro di lui danneggia l'Italia ed è orchestrata dal potente quotidiano diretto da Mauro (Repubblica) che ha in mano un'egemonia sul mercato mondiale dell'editoria. Mi pare improbabile, ma quando Vespa gli chiede se non pensa che la guerra Sky-Mediaset possa influenzare alcuni articoli dei giornali di Murdoch, Berlusconi è fantastico. Risponde di no, e dice che lui certe cose non le fa. Infatti con Boffo non hanno scritto nulla, così come con il dissidente Fini o lo stravagante Mesiano. La coerenza dell'incoerente.

La Ferrari guarda al 2010

C'è ancora in ballo l'importantissimo (?) terzo posto nel Mondiale Costruttori, ma non ne parla nessuno. E dire che quando Luca Badoer gravitava intorno all'ultima posizione erano in tanti a ricordare l'importanza di quel fondamentale risultato. A conti fatti è stata solo la giusta causa, o pretesto, per allontanare un pilota che arrivava ultimo e prenderne un altro che arriva penultimo, realizzando così il sogno della sua carriera professionale. La scelta di affidare un volante a Fisichella è solo l'ultima di una serie di errori, aumentati in modo vertiginoso con l'addio di Jean Todt e l'avvento della nuova gestione sportiva. Il Mondiale 2008 è stato buttato al vento da una coppia di piloti sbadati, l'uno addormentato e l'altro limitato, e da una tattica folle adottata dal muretto Ferrari.
Lo sa bene Luca Cordero Di Montezemolo che è presente ad Abu-Dhabi, dove tra l'altro verrà inaugurato un parco tematico della Ferrari e domenica si corre l'ultimo gp della stagione. Il Presidente della Rossa ha dapprima ricordato la solita trafila di giustificazioni per il fallimento delle ultime due annate. Le solite scuse. La sfortuna, i regolamenti poco chiari su Kers e doppio fondo. Ma bisogna anche ricordare che l'eventuale vuoto legislativo ha garantito un'ampia libertà di manovra a tutti i team. La Brawn non ha nessuna colpa, se non quella di aver approfittato delle lacune regolamentari, riuscendo così a proporre un progetto considerato "borderline", ma ritenuto idoneo e di assoluta competitività. La Ferrari 2009 è stata invece un disastro totale perché ha mostrato scarse prestazioni di punta, una modesta affidabilità e uno sviluppo della macchina praticamente inesistente. L'unica vittoria è stata ottenuta a Spa (dove Raikkonen è solito esaltarsi), ma anche lì la macchina non è parsa la più forte del lotto.
Il 2010 è l'anno decisivo per Domenicali e il suo staff. Nessuno è a conoscenza di chi ha scelto la nuova coppia di piloti (Presidenza su indicazione della gestione sportiva? è un'ipotesi), ma di certo LCDM non sembra più disposto a fare sconti o accettare giustificazioni. E considerate le limitazioni ai test diventa decisiva la fase di interpretazione del regolamento e di sviluppo della F2010 (nome inventato). Nella speranza che il finlandese addormentato non si risvegli.


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venerdì 30 ottobre 2009

Morale e politica. Perché il caso Marrazzo è rilevante.

Il caso Marrazzo mette in evidenza tanti dei problemi che affliggono il sistema politico italiano e alcune caratteristiche del perbenismo nostrano. Innanzitutto è riemersa la questione del conflitto d'interesse. Berlusconi, in qualità di padre della Presidente di Mondadori, è venuto a sapere dell'esistenza del famigerato filmato, ha chiamato Marrazzo e gli ha garantito che nessuna delle sue società avrebbe comprato quel documento o pubblicato estratti da esso. Da buon primo Ministro ha dato anche l'esempio, invitando Marrazzo a pagare l'agenzia che deteneva il video per ritirarlo dal mercato. E' talmente superfluo ricordare che questa mossa del Cavaliere è una genialata (ma ad aver il controllo dei media l'avrebbero fatta tutti) che ho quasi vergogna a scrivere il resto. Non comprando il video, ma offrendolo al ricattato, Berlusconi si è mostrato generoso e corretto agli occhi dell'opinione pubblica. Al tempo stesso ha compiuto un'abile mossa politica, resa possibile dall'esistenza di un conflitto irrisolto, perché ha annullato la pericolosità di Marrazzo. Mentre alzava la cornetta e componeva il numero del Governatore del Lazio, sapeva che stava per demolire la credibilità politica del suo interlocutore., riducendolo ad un agnellino. Due piccioni con una fava.
C'è poi la questione del perbenismo italiano. Chi parla di "errore del Governatore" o usa espressioni del tipo "certe cose non devi farle in pubblico" non fa altro che avvalorare la tesi che esiste un'Italia bacchettona, e non è formata solo dai "paolotti". L'asticella che delimita ciò che è accettato dal popolo rispetto ai comportamenti proibiti si è spostata negli ultimi anni, ma alcuni atteggiamenti restano tabù e possono penalizzare la reputazione di chi li compie. Andare coi trans è una cosa scandalosa per l'italiano medio, e poco importa che quello sia un mercato florido e si pagano pure le prostitute donne (anche se trans non è sinonimo di prostituta). Trattasi di comportamento diffuso ma segreto, infatti il mondo dei transessuali sembra quasi essere una realtà parallela a quella quotidiana, che invece è allineata al buon senso. Nel momento in cui ha abbandonato l'autista per andare dall'amica Natali (o Brenda), Marrazzo sapeva di fare qualcosa che poteva distruggerlo come uomo pubblico, indipentemente dal vile ricatto messo in atto dai carabinieri. Bisogna quindi diffidare da quei giornalisti che si dicono garantisti, ma poi sono pronti a fare battutine se il comportamento non è allineato al senso comune. Quella carta stampata non è garantista, ma rappresenta l'espressione della cultura popolare. La storia dei ricatti nasce proprio da questa condizione abilitante, e Marrazzo non può essere perdonato (come politico) proprio perché ha accettato di tenere un comportamento che l'opinione pubblica non gli avrebbe perdonato e, implicitamente, ha accettato il rischio di essere ricattato.
La puntata di Annozero ha evidenziato la cronologia dei fatti, i personaggi coinvolti e una grandissima intervista a Fabrizio Corona. Sarà pure un estorsore, ma quando ha descritto la politica come un insieme di persone che hanno segreti da nascondere e che quindi sono costrette a farsi reciproci favori, ha raccontato una storia che oggi pare credibile. Per il resto da Santoro si è visto il solito spettacolo. Travaglio in grande forma ha ricordato che si può giudicare tutti con lo stesso metro, Storace e Polito han fatto una bella figura, mentre mi sono sembrati scontati sia Belpietro che la Serracchiani. Il primo sembrava non ascoltasse gli interventi degli altri (ha detto che Travaglio non ha parlato della decadenza del PD e dava la colpa ai ROS, vedersi il video sul tubo), mentre la seconda ha il pregio di saper tenere un confronto verbale con i lupi del PdL. Ma ieri c'era Storace, l'unico che a destra s'è preso un calcio nel sedere da Berlusconi, e l'attacco violento iniziale con cui l'eurodeputato ha provato a zittire Storace è parso fuori luogo.

giovedì 29 ottobre 2009

Esposto contro la Juve per le frasi di Blanc

Jean Claude Blanc è il primo straniero alla guida della Juventus. La nuova dirigenza che ha sostituito la storica Triade travolta dallo scandalo calciopoli, non gode di particolare stima tra il popolo bianconero. La squadra si esprime su buoni livelli, dopo la diaspora del 2006 ha brillantemente riconquistato la serie A e nelle ultime due stagioni ha conquistato due buoni piazzamenti. Sono mancate però le vittorie e per una piazza esigente come quella juventina questo comporta un surplus di critiche e scetticismo. Non c'è da stupirsi se i nuovi dirigenti hanno fatto a turno delle dichiarazioni - provocazioni populiste per accontentare gli spiriti della tifoseria. Rientra in questo ordine di idee la dichiarazione rilasciata da Blanc sui 29 scudetti e l'imminente terza stella (ma c'è da vincere "solo" un campionato..o tre?).
Fermo restando che stiamo parlando di sport, in particolare di gente che rincorre una palla, suona un po' ridicolo l'esposto presentato da un avvocato torinese, che molto probabilmente non tiferà Juve. "Blanc ha leso l'onore di UEFA, FIGC, CONI e FIFA". A onor del vero la decisione di buttare la Juve in B l'han presa solo le istituzioni sportive italiane, quelle estere non hanno deliberato nulla. Poi in tempi in cui alcuni individui vanno in tv ad insultare la giustizia vera (non quella sportiva!) e nessuno si preoccupa di presentare esposti, il tutto suona un po' ridicolo considerato che Blanc ha fatto una battuta, non ha delegittimato alcun giudizio degli organi competenti.
E' sempre piacevole vedere gente che si batte con ardore per questioni insignificanti.

Dati Istat sulle famiglie italiane - ottobre 2009

Una classe politica inadeguata può usare solo il buon senso per gestire una crisi più grande di lei. Nell'intervento telefonico a Ballarò il premier ha detto che gli appelli all'ottimismo erano fatti con la finalità di non aggravare una situazione già preoccupante. Insomma il popolo italiano non è tanto meritevole da ottenere una spiegazione chiara su cause e rimedi, meglio accendere un cero in Chiesa, andare al centro commerciale e il mio problema è solo dove parcheggiare (cit).
Nel frattempo l'economia internazionale è ripartita, per quella italiana c'è ancora tempo, e il PIL statunitense ha registrato un ottimo +3,5% nell'ultimo trimestre. Le Borse hanno accolto con entusiasmo questa notizia e anche noi italiani abbiamo di che gioire. Il reddito pro-capite italiano ha da poco superato quello inglese, ma a pensarci bene si rischia di esaltarsi per delle cose insignificanti. Entrambi i paesi devono uscire da una recessione e vedremo quali delle due potenze riuscirà a cogliere le opportunità di crescita. Resta anche la constatazione che c'è un problema occupazionale e non penso potrà essere risolto nel breve periodo.
Per avere un quadro delle famiglie italiane sono più significativi i dati diffusi dall'Istat. Nel secondo trimestre la propensione al risparmio è scesa dal 15,6% al 15,2%; mentre la propensione ad investire è passata dal 9,4% al 9,3%. Ma analizzando la tabella excel fornita dall'Istat balza agli occhi l'andamento tendenziale di alcune grandezze economiche. Negli ultimi dieci anni la propensione al risparmio si è mantenuta praticamente costante. Il massimo si è avuto nel 2002 (17%), il minimo nel 2000 (13,9%). La tendenza a investire è anche lei rimasta stabile e oscilla tra l'8 e il 9,5%. Nel mezzo di tutto ciò spicca il fatto che, in 10 anni, il potere d'acquisto delle famiglie è cresciuto solo del 6%.
I dati su risparmio e investimento dimostrano come, al variare delle disponibilità, le famiglie si adeguano mantenendo un comportamento praticamente costante.

Previsioni sull'Euribor

L'ultimo anno è stato caratterizzato da una variabilità senza precedenti sul mercato dei tassi. L'Euribor a 3 mesi è passato dai massimi storici (sopra il 5%) ai minimi (sotto l'1%).


Le previsioni per il futuro, elaborate a fine ottobre 2009 dalle principali istituzioni e quotidiani economici, prevedono una graduale risalita dei tassi. L'Euribor a 3 mesi dovrebbe superare la soglia del 3% in un periodo compreso tra la seconda metà del 2011 e l'inizio del 2012. Molto dipenderà da come l'Europa uscirà dalla crisi e dalle nuove relazioni di forza che si instaureranno tra le principali potenze economiche.
Queste previsioni devono interessare tutte le persone fisiche e giuridiche intenzionate a finanziarsi con un mutuo o desiderose di investire i loro risparmi attraverso titoli rappresentativi del debito. Il mutuo a tasso variabile potrebbe riservare delle spiacevoli sorprese future. Un rialzo dei tassi è praticamente certo ed è meglio scegliere quegli strumenti che consentono di porre un Cap (tetto massimo) al tasso d'interesse pagato sull'indebitamento.
Le cose sono simili anche per il risparmiatore / investitore. Le corporate bond bancarie spesso offrono una remunerazione fissa che parte dal livello di tassi attuali. Se oggi pare conveniente investire a quei tassi (IRR triennali compresi tra il 2 e il 3%), nel medio termine un'eventuale risalita dei tassi andrebbe a ridurne (di molto) la convenienza. Investire in titoli a tasso variabile + spread potrebbe essere una valida alternativa, a patto di valutare tutte le clausole contrattuali. La presenza di floor dà la garanzia di un rendimento minimo certo (in genere inferiore ai tassi fissi precedentemente menzionati), mentre dei Cap bassi potrebbe limitare il rendimento effettivo e generare delle perdite di opportunità.
Se prendiamo per buone le previsioni precedentemente illustrate è evidente come investire, per un'orizzonte temporale di 4 anni, in uno strumento con Cap di poco superiore al 3% può portare a perdere i benefici legati ad un'ulteriore crescita dei tassi.

N.B. Le valutazioni sono svolte nell'ipotesi che il rendimento dell'ipotetico titolo di debito è determinato solo dall'entità delle cedole. Quindi si parte dall'ipotesi che non vi è differenza tra prezzo di emissione e prezzo di rimborso.

mercoledì 28 ottobre 2009

Nei panni di Tremonti

E' dura fare il Ministro dell'Economia quando il tuo Presidente del Consiglio si diverte ad elargire promesse ed illusioni senza prima consultarti per imbastire una valutazione di fattibilità. L'intervento che ieri Berlusconi ha fatto a Ballarò è inqualificabile. Un concentrato di manicheismo, populismo e piagnistei contro la magistratura a cui ci ha abituato da tempo. Ha anche parlato, anzi insultato, l'opposizione. Forse anche lui ha capito che è bene convincere gli elettori di essere il meno peggio. Ma alle politiche mancano quattro anni e alla gente pragmatica interessava solo la risposta sulle manovre da adottare per rilanciare l'economia. Davanti ad una timida richiesta di Floris, che chiedeva lumi sul provvedimento promesso per annullare gradualmente l'IRAP, Berlusconi è stato impreparato. Vedremo, faremo, dobbiamo fare i conti..Provate a mettervi nei panni di quello che deve fare quadrare il bilancio accontentando le bizze di una scheggia impazzita. Peccato che comandi.

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Marrazzo - Berlusconi. L'istantanea di una politica troppo piena di sè!

Forse è bene riepilogare la sintesi dei fatti prima di perdersi in elevate elucubrazioni al fine di paragonare il caso Marrazzo con le frequentazioni del premier. L'ex presentatore di "Mi Manda Raitre" è stato filmato mentre aveva una relazione extraconiugale con un trans. Sulla base di quel video è stato ricattato da quattro carabinieri che hanno reso grande onore all'Arma, e mi auguro vengano radiati. Marrazzo, travolto da uno scandalo più morale che politico, si è prima autosospeso e, dopo le estenuanti richieste delle menti eccelse del PdL (Cicchitto e Gasparri), si è dimesso. E qui verrebbe da dire che è una grande vittoria per la democrazia perché invece di votare a fine Marzo si anticiperà il tutto di qualche settimana. Sai che cosa in un paese dove il premier usa la televisione pubblica per insultare i magistrati!
Berlusconi ha invece frequentato minorenni e, in modo inconsapevole (?), escort. Anche qui grande scandalo morale perché queste azioni le ha fatte un uomo sposato sempre pronto a baciare le mani della Chiesa quando si avvicina qualche appuntamento elettorale. Ma uno scandalo morale non deve essere un buon motivo per abdicare e questo è proprio quello che sosteneva Indro Montanelli. Quando diceva di non indagare nelle lenzuola intendeva questo significato circoscritto, a patto di valutare le conseguenze politiche delle stesse azioni libertine. Gli affari sessuali non sono rilevanti se non mettono in pericolo l'indipendenza e la capacità decisionale del leader. Se anche solo ci sfiora il dubbio che certe azioni private possano avere una ripercussione sull'operatività, allora diventano delle questioni pubbliche perché ci consegnano dei leader politici a mezzo servizio (anche solo teorico). Berlusconi ha ospitato diverse ragazze (beato lui), ma non può essere così ingenuo da pensare che nessuna di queste gentili donzelle possa poi approfittare della sua passione per il gentil sesso ed, eventualmente, ricattarlo. E' un uomo di potere, deve saperle queste cose e non deve mai pensare di essere invincibile o inattaccabile. Le vicende Berlusconi e Marrazzo, oltre alla riflessione morale, ci invitano a pensare cosa sia diventata questa politica, dove gli "eletti" si prendono dei rischi incredibili che possono mettere in pericolo la loro capacità di governare in modo indipendente.

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martedì 27 ottobre 2009

L'insostenibile difficoltà di chiamarsi Berlusconi

Si accettano scommesse sul primo deputato che parlerà di giustizia ad orologeria per descrivere la condanna in secondo grado inflitta a David Mills (quell'avvocato inglese che Berlusconi dichiarò di non conoscere). Indipendentemente dalle proprie opinioni politiche sarebbe però buona cosa non mescolare le proprie passioni con le basi dello stato di diritto, e screditare la giustizia se emette un giudizio contrario non è un grande esempio di civiltà. Così come lo scellerato tifo per un'altra prescrizione pare inopportuno, questa è infatti nata con certe finalità per tutelare l’inquisito, ma di certo oggi viene tradita e usata al solo scopo di sfuggire ad un giudizio avverso. Un po' come quando uno studente firma l'uscita anticipata dall'aula prima dell'interrogazione.
La seconda sezione della Corte d'appello di Milano ha confermato la condanna di primo grado a quattro anni e sei mesi nei confronti dell'avvocato inglese David Mills. La difesa ha già annunciato il ricorso in Cassazione e il premier, in qualità di ipotetico corruttore, si vedrà così costretto a sottrarre tempo prezioso al suo incarico più importante, perché dovrà difendersi dalle polemiche che lo coinvolgeranno. Senza voler dare giudizi definitivi sul caso, però possiamo dire che suonano abbastanza inopportune le parole dell'avvocato Ghedini. Quando discute una sentenza (che fino a prova contraria con la politica ha ben poco a che fare) parla da storico avvocato del Presidente del Consiglio, o da rappresentante delle Istituzioni? Non credo sia molto edificante vedere un Parlamento che, tranne qualche rara eccezione, calpesta le basi dello Stato di diritto screditando chi esercita il potere giuridiziario.
In tempi di crisi (ma anche in tempi normali!) sarebbe opportuno avere un esecutivo impegnato solo in questioni politiche. Ben venga l’animata discussione tra Tremonti e alcuni Ministri. Ben venga uno scontro, anche acceso, sulle azioni necessarie per rilanciare l’economia e uscire da questa grave situazione di recessione economica. Le cose che non vanno bene sono tutte le questioni extra-politiche, anche se qualcuno si diverte a camuffarle per politica. Ma il nome con cui apostrofiamo le cose non ne cambia la sostanza. Il processo Mills, il Lodo Mondadori, di cui oggi è stata disposta la sospensione del pagamento da Fininvest a favore di Cir, sono tutti dei problemi del Presidente del Consiglio legati alla sua attività imprenditoriale. Con la politica hanno poco a che fare, anche perché affondano le loro radici in un periodo precedente all’entrata in politica del Cavaliere. Forse tutti i nodi stanno arrivando al pettine. Il partito ad personam che rappresenta la maggioranza relativa italiana sta mostrando la sua debolezza nel rapporto con la Lega Nord e a questa maggioranza serve nuova linfa. Serve gente senza distrazioni.

lunedì 26 ottobre 2009

L'Italia del merito e il finto errore di Strasburgo

La moglie di Clemente Mastella è stata rinviata a giudizio dal gup. In questa triste storia di raccomandazioni e di ingerenze politiche esce rafforzata l’immagine di un Italia dove il merito e la trasparenza non trovano dimora. Più che il comportamento dei politici mi stupisce la complicità di tutte quelle persone (per Mastella si tratta di “povera gente”) che hanno deciso di usufruire di un canale preferenziale. Queste persone sono spesso le stesse che si fanno paladine della meritocrazia (a parole!), ma alla prova dei fatti fiutano il pericolo di non meritare la carica e finiscono per cedere alle lusinghe di una politica lieta di concedere favori e costruire reti clientelari. Poi la cosa diventa ancora più grave se pensiamo che molte di queste persone erano laureate, quindi teoricamente rappresentavano quella fetta della popolazione che può aspirare (per merito) ad incarichi di prestigio.
Preso atto che la meritocrazia è lontana dalla cultura italiana va anche ricordato che, mentre la signora Sandra Mastella è obbligata a stare alla larga dalla Campania, l’eurodeputato Clemente è chiamato a svolgere il suo ruolo di parlamentare europeo. La figura di Mastella è stata sempre discussa per l’incredibile peso politico nelle roccaforti campane, ma anche per comportamenti politici discutibili. Ministro della Giustizia col governo Prodi, Mastella ha dato un contributo decisivo nel determinarne la caduta e poi è stato premiato dal PdL che lo ha inserito nelle liste delle europee del 2009. Ecco, nel PdL fanno passare la presenza di Mastella come un fatto marginale, mentre non è così. L’elezione al parlamento europeo dipendeva, sulle base dell’attuale legge elettorale, da due condizioni. Innanzitutto bisognava essere nelle liste elettorali di un partito che, su base nazionale, raccogliesse una percentuale superiore al 4%. Poi bisognava prendere più preferenze rispetto ai compagni di partito inseriti nella propria circoscrizione. Mastella poteva contare su un grande consenso personale in Campania, ma aveva il problema di raggiungere la fatidica soglia di sbarramento. L’accorpamento con il PdL ha permesso a Mastella di trovare una tranquilla soluzione al problema del 4% e, di fatto, ha determinato la sua automatica ammissione al Parlamento Europeo, considerato che era inserito nell’area meridionale dove raccoglie grandi consensi. Sostenere che la sua elezione sarebbe stata inevitabile è sbagliato. Quale partito tra IDV, Lega Nord, PD e UDC, avrebbe avuto il coraggio di inserire Mastella nelle proprie liste? Al tempo stesso ogni discorso sul buon risultato personale ottenuto da Mastella è secondario, anche la Bonino, Pannella e Cappato hanno raccolto decine di migliaia di preferenze, ma, essendo inseriti in un partito che non ha raggiunto il 4%, sono fuori dal Parlamento Europeo.

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La vittoria di Bersani

Mentre si scopre che il video, alla base del ricatto a Marrazzo, era stato offerto e rifiutato dalla Mondadori, si sono svolte le primarie del Partito Democratico. A parte le differenze storiche tra Franceschini e Bersani è stato necessario l'ausilio del web per aiutarmi a comprendere in cosa si differenziavano i loro programmi. L'election day del PD ha avuto un risultato netto, a maggior ragione se consideriamo che si presentavano tre candidati veri, e non sarà neppure necessario ricorrere al famigerato ballottaggio o ad un gesto da galantuomo di Franceschini. Come è noto il regolamento per le primarie impone il ballottaggio qualora il vincitore non superi il 50% delle preferenze, ma Franceschini aveva già garantito che nel caso lui non vincesse, avrebbe dato i suoi voti al primo classificato.
Bersani si attesta al 52%, Franceschini è al 34.1%, mentre Marino ha raddoppiato i voti degli iscritti e naviga vicino al 14%. Un'analisi approfondita dei risultati non mi sembra significativa perché il nuovo segretario avrà poco tempo per godersi questa vittoria, ma dovrà dedicarsi per garantire l'unità del partito. L'unico dato rilevante è l'exploit di Marino. Poco conosciuto nelle regioni meridionali, ma capace di ottenere buoni risultati nelle grandi città del Nord.
Come già detto il nuovo segretario sarà chiamato subito all'operatività. In particolare dovrà da un lato garantire coesione, limitando al minimo le possibili scissioni, mentre dall'altro dovrà recuperare credibilità tra un elettorato che ha dimostrato di saper apprezzare anche l'opposizione dura dell'IDV. Ma queste due scelte non sono così scontate. Decidere se accontentare gli scissionisti non è detto che sia un bene, così come non è assicurato che un'eventuale partenza della Binetti (soprattutto dopo che si è preso atto di quando è assente e come vota) sia un danno d'immagine. Le decisioni che dovrà prendere Bersani saranno delicate perché sarà richiesta la sua lungimiranza politica e capacità di selezione delle persone. L'impresa è ardua perché l'area politica del centro sinistra ha il problema cronico degli eccessivi personalismi, ma il tutto non è impossibile se il raffronto è con quanto fatto da Veltroni nel suo anno scarso di opposizione parlamentare.

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domenica 25 ottobre 2009

La coerenza di Minzolini

Penso di non dire un'eresia sostenendo che una parte del PdL (quella costituita dagli irriducibili berluscones) concepisce la politica come l'espressione di un sentimento di devozione nei confronti del leader. In quest'ottica fideista è presumibile che qualcuno abbia anche gioito per lo scandalo che ha coinvolto Marrazzo. Poco importa se il Presidente della Regione Lazio fosse ricattato da mesi, dando in questo modo ulteriore ossigeno ai sentimenti mai sopiti di anti politica, quello che conta è che Marrazzo è del PD e, soprattutto, la sua storia può essere utilizzata per riqualificare la posizione di Berlusconi. L'ennesimo tentativo di salvare capra e cavoli livellando il tutto verso il basso. Ma per chi usa i valori e le idee come specchio per le allodole non è poi un grande dramma.
Le storie sono abbastanza diverse perché in un caso il ricatto è conclamato, mentre nell'altro è ipotetico. Marrazzo ha dovuto pagare il silenzio degli estorsori, mentre Berlusconi vuole farsi passare per l'ingenuo di turno che non coglie il nesso tra la presenza di un imprenditore alla ricerca di affari nel settore pubblico e le donne gentilmente offerte. Se l'uno era ricattato, per l'altro si correva il rischio che fosse corrotto. Del resto il metodo Tarantini si era dimostrato estremamente efficace allorché fu utilizzato coi politici del PD pugliese.
In tutto questo bel quadretto emerge anche la coerenza di Minzolini. Quando scoppiò il caso della D'Addario il direttore del tg1 annunciò, in un famoso editoriale, di non ritenere quelle notizie rilevanti. Il "chiacchericcio" non è da tg1. Meglio fare uno speciale di un'ora e passa sull'inutile G8 de L'Aquila. Poi su tutte lasciava basiti la motivazione forte del pensiero minzoliniano: essendo Berlusconi non indagato, la cosa non è rilevante per il cittadino. Ma questo significa che non bisogna parlare neanche di Ignazio Marino, per la nota spese gonfiata, e per assurdo anche di Marrazzo (a meno che esista il reato di "ricattato"). Molto meglio il Minzolini di qualche anno fa. Niente salti mortali per giustificare i vizi e le debolezze dei potenti, meglio richiamarli a rispondere dei loro atteggiamenti.
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I PERSONAGGI SCOMODI DELLA TV "ROSSA"

In tanti, compreso il sottoscritto, rimpiangono i tempi in cui Fabio Fazio conduceva "Quelli che il calcio". Quella trasmissione forse ha rappresentato il punto più alto della sua attività televisiva e il confronto con lo spettacolo trash messo in piede da Simona Ventura non si può neanche immaginare. Non regge perché l'idea originale è stata stravolta per fare posto ad un altro pezzo di tv demenziale. Fazio oggi conduce "Che tempo fa", a dire il vero lo fa da qualche anno, e svolge il suo lavoro con addosso l'etichetta scomoda del piantagrane sinistrorso. Oddio, non è nulla di grave, del resto se l'etichetta te l'attacca una pseudo destra totalitaria e permalosa come non mai, non c'è da preoccuparsi. Forse però a Fazio giova questa immagine di finto personaggio scomodo.
Prendete l'intervista di ieri sera con Antonio Di Pietro, leader dell'IDV. Un presentatore veramente critico (tipo Luttazzi nel 2001, do yu remember?) avrebbe preso al volo tutte le opportunità che offriva un intervistato scomodo come l'ex pm. L'unica occasione sfruttata da Fazio è stata invece quella di rimarcare la scarsa capacità di Di Pietro a costruire una frase chiara. Sai che coraggio! Del resto lo spirito da leone si è visto quando Di Pietro ha parlato dei processi per mafia, lì Fazio ha ricordato la necessità di avere un contraddittorio in studio (quindi prossima puntata ospitata di qualche mafioso per avere la controreplica?). Così come lo stesso Fazio ha tenuto a precisare che si dissocciava dagli applausi, esplosi spontanei nello studio quando Di Pietro ha apostofrato il governo con i suoi soliti aggettivi sbraitati. Precisazione superflua perché non ha senso associare l'opinione del conduttore con le reazioni del pubblico presente in studio.
Da personaggio scomodo moderno Fazio ospita la personalità politica meno desiderata dalla tv italiana, ma si guarda bene dall'affondare il colpo o dal costruire un ragionamento elaborato. L'intervista è stata a compartimenti stagni. La storia di Luttazzi ha insegnato che c'è un limite da non superare (se si vuole continuare a lavorare in tv) e Letterman resta lontano anni luce.
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sabato 24 ottobre 2009

L'ottovolante Euribor

L'Euribor è il tasso d'interesse a breve termine corrisposto sui depositi interbancari in euro. Questo tasso è stato introdotto il 1 gennaio 1999 a seguito dell'adozione dell'euro e rappresenta il tasso d'interesse del mercato interbancario dei depositi in euro per le operazioni di breve durata tra banche primarie. L'Euribor viene calcolato dalla Federazione Bancaria Europea, la quale comprende circa 2.800 banche appartenenti a 15 paesi europei. Le scadenze vanno da 1 a 12 mesi e, ai fini del calcolo, si utilizzano i dati forniti da 68 banche europee (area euro e no) e global player. Il tasso è la media delle rilevazioni escludendo gli outlier superiori e inferiori.
Questo tasso è noto a tutti perché i mutui a tasso variabile sono ancorati a questo indice. Nel grafico sotto riportato è indicato l'andamento dell'euribor a 3 mesi.



L'Euribor a 3 mesi si è mantenuto costante per due anni scarsi compresi tra giugno 2003 e ottobre 2005. Il grafico l'ho riportato solo perché credo che aiuti a smitizzare le polemiche per l'emergenza mutui (di un anno fa circa). Ogni risalita dei tassi è stata accompagnata da considerazioni (sacrosante) per ricordare gli aumenti cui avrebbero dovuto far fronte i mutuatari. Questo ragionamento portava a considerare inadeguato il mutuo a tasso variabile. In realtà è un ragionamento che non tiene conto della capacità predittiva che le banche hanno e che invece manca a una buona fetta dei potenziali mutuatari. Il gap cognitivo è talmente ampio da generare un gioco in cui la banca ha le possibilità per costruire dei contratti tale da garantirsi una redditività minima. Insomma, pure in tempi di euribor ai minimi, le banche riescono a far fruttare bene il denaro prestato, magari giocando sugli spread o sulle clausole di conversione. Spender tempo su tasso variabile e fisso non ha molto senso perché questo è un problema secondario. Prima bisogna capire come potrebbe evolvere l'euribor (magari informandosi), e poi sulla base dell'orizzonte temporale d'investimento, adottare la scelta di timing adeguata. Il tipo di tasso è la logica conseguenza finale a queste scelte preliminari.

NBA 2009 - 2010. LA GRIGLIA DI PARTENZA

La scorsa stagione è stata caratterizzata da un duplice dominio. La stagione regolare è stata dominata, in lungo e in largo, dai Cleveland Cavaliers che hanno presentato delle statistiche individuali e di squadra spaventose. Il team dell'Ohio ha concluso con il record di 66 vittorie e 16 sconfitte, ma non era solo questo dato a darle il ruolo di super favorita per l'anello perché faceva ancora più impressione il dato casalingo (39 vinte su 41 giocate). A livello di logica pareva che per LeBron e compagni fosse l'anno buono. Fattore campo garantito per tutti i playoff, record casalingo quasi perfetto, difesa fantastica in tutta la regular season e l'impressione che Cleveland fosse diventata una vera squadra, e non più 4 comparse più il miglior giocatore della lega.

I playoff hanno invece determinato la metamorfosi. I primi due turni, con Detroit (postuma in vita) e Atlanta, sono stati una passeggiata di salute per arrivare alla finale con Orlando persa in modo netto. Considerato il record con cui si presentava Cleveland ogni risultato diverso dalla vittoria sarebbe stato considerato un mezzo disastro, ma se possibile, la sconfitta con i Magic è stata ancora più grave perché ha fatto riemergere i limiti mostrati nelle finals 2007. Tutti i compagni di LeBron hanno reso ben al di sotto delle aspettative e dei loro standard stagionali, trasformandosi così da valore aggiunto a minusvalore. Su tutti le delusioni più grandi sono stati Mo Williams e Delonte West, fantastiche spalle di LeBron in regular season e anonime presenza nella sfida con Orlando.

Salutata la finale NBA, alcuni giocatori dei Cavs si sono lasciati andare a comportamenti discutibili. LeBron si è segnalato per magliette imbarazzanti sfoggiate dopo l'eliminazione (prima di criticarmi controlla le statistiche..no comment), per un video bloccato in cui un ragazzino gli schiacciava in testa, mentre Delonte West ha deciso di andare in giro per strada con due pistole in tasca. Adesso è arrivato Shaq a Cleveland, ma dubito possa aiutare la squadra nei momenti clou. Lo Shaq visto a Phoenix è un giocatore discreto, capace di giocare metà delle partite, inutilizzabile in un back to back, e con un'autonomia buona per dare 20-25 minuti di contributo alla causa. Ma la vera scommessa per Cleveland sarà quella di recuperare le certezze psichiche che la regular season ha rafforzato, e una serie di playoff nefasta con Orlando ha cancellato.

I favoriti d'obbligo restano i Los Angeles Lakers. Oltre al trio Bryant, Gasol e Odom, tutti si aspettano la definitiva esplosione di Bynum (quando rientrerà dall'infortunio alla spalla) e un contributo decisivo da Ron Artest. Farmar, Fisher e Vujacic danno solidità al reparto dei piccoli, mentre a livello di lunghi resta l'incognita Walton, oltre ad una serie di giocatori buoni a far numero (Powell, Brown..).

La concorrenza per l'Ovest resta comunque agguerrita. Denver sembra che l'anno scorso abbia dato il massimo. Dallas ha preso Gooden, Marion, Humpries e Tim Thomas, per dare maggiore profondità ad un roster ristretto e quindi troppo vincolato alla performance dei soliti quattro (Nowitzki, Kidd, Terry e Howard). Sulla carta dovrebbe essere una delle rivali più accreditate dei Lakers. I Jazz sono i soliti, buoni per una semifinale di Conference, mentre gli Spurs, a patto di recuperare il vero Ginobili, potranno far male nelle gare che contano. La griglia a Ovest è: Lakers, Mavericks, Spurs, Nuggets, Jazz, Rockets (Yao fuori tutto l'anno), Hornets.

A Est la situazione è tale da proporre una competizione che, sulla carta, è ristretta ad un numero minore di team. Cleveland resta la squadra di riferimento, ma Boston che recupera Garnett e ha aggiunto Rasheed, è alla pari con i Cavs. Orlando saluta Turkoglu e si affida a Carter. Atlanta ha aggiunto al suo roster l'estro indisciplinato di Jamal Crawford, mentre c'è grande attesa per le prestazioni di Toronto e NY. Ai Raptors hanno fatto le cose in grande, è partito Marion e sono arrivati Turkoglu, Jack e Belinelli. Le performance in pre season sono state poco incisive, ma ci si aspetta un salto di qualità da Bargnani e Belinelli, e un record positivo dall'unica squadra canadese. A New York si prospetta un altro anno di transizione, ma gli occhi saranno puntati su Gallinari, finalmente operativo in una franchigia che ha trattenuto sia Lee che Nate Robinson. La griglia parrebbe meno incerta che a Ovest, personalmente vedo i Cavs favoriti, poi Celtics, Magic, Bulls, Hawks, Raptors.

Via Raikkonen. La vittoria dei ruffiani (e della stampa)

Il team Ferrari ha annunciato le sue scelte per la stagione 2010. Dopo un lungo corteggiamento arriverà Fernando Alonso, che porterà in dote il ricco contratto da sponsor del Banco Santander. Accanto a lui si è optato per confermare il simpatico (?) perdente brasiliano, mentre Giancarlo Fisichella avrà l'opportunità di svolgere uno dei lavori più ambiti e meno faticosi al mondo, infatti sarà il collaudatore della Rossa. L'arrivo di Alonso determinerà il trasferimento di Rober Kubica alla Renault e, soprattutto, apre la possibilità per un ritorno di Kimi Raikkonen alla McLaren.

Così sta prendendo forma uno scenario che Giancarlo Mazzoni ed Ivan Capelli (i due commentatori imparziali della Rai) hanno sempre sognato. L'effetto di una campagna di stampa pro Massa e Fisichella inizia a dare i suoi frutti, e queste sono soddisfazioni. Mi tornano in mente i discorsi sulla scarsa competitività di Luca Badoer. Non compete da 10 anni, non ha la stoffa del campione e mette a rischio il prestigioso terzo posto del mondiale costruttori. Colgo l'occasione per ricordare che Luca Badoer, pur essendo collaudatore Ferrai, ha potuto provare poche volte la vettura 2009 perché le restrizioni sul kilometraggio dei test non consentono un uso ampio del terzo pilota. Comunque dopo poche gare anonime dello storico collaudatore ferrarista si è passati al campione incompreso romano. Peccato che in 3 gare Fisichella abbia fatto la bellezza di 0 punti e l'unico pilota a dare un contributo per la classifica costruttori è il finlandese poco ruffiano.

Ovviamente tutte le giustificazioni che per Badoer valevano poco sono sufficienti per nascondere il mezzo flop dell'avventura di Fisichella, ma la legge dei due pesi e delle due misure è spietata. La stessa solfa, ma con un gradimento allargato (e contagioso) si ripropone nel valutare Raikkonen e Massa. In tutte le telecronache, fateci caso, veniva sempre esaltato il parziale record del brasiliano, mentre veniva sottolineato il momento di difficoltà del finlandese. Lo senti dall'intonazione della voce. In genere con Massa traspare emozione, giubilo, e anche la scelta dei termini è abbastanza eloquente. Magari mi sbaglio, ma un certo criterio di valutazione giornalistico ha avuto il suo effetto e ne è ampia dimostrazione il raffronto con Hamilton.

Il papà di Lewis, sempre presente nel box McLaren, è un ostacolo per la crescita del figlio. La famiglia Massa è invece una simpatica presenza (anche se esultano come degli ultras) e nessuno osa mai dare a Massa del bamboccione, come invece tutti fanno con Hamilton. Per non parlare poi del rapporto col team. Hamilton è stato da sempre nelle grazie di Ron Dennis e, tralasciando che poi non è tanto brocco, questa constatazione viene fatta passare come fosse una colpa per giungere alla conclusione che nel 2007 Alonso era sfavorito dal team. Invece Massa è diverso. Il manager era il figlio di Todt, ma a parlare di favoritismi si metteva in dubbio la capacità della Ferrari di allestire due macchina competitive. In un caso è fuoco contro il nemico, nell’altro è lesa maestà.

La perla finale è data dalla valutazione e dalla trafila di giustificazioni per commentare i risultati. Il Mondiale di Raikkonen del 2007 è una botta di culo, mentre Massa ha avuto la sfortuna di perderlo all'ultima curva (Dio benedica Timo Glock). Per non parlare della Ferrari di quest'anno, lo sviluppo è fermo da mesi e nessuno ha avuto il coraggio di esaltare i buoni risultati del finlandese nell'ultimo scampolo di stagione. Nessuno si è mai sognato di sindacare le scelte, già note da tempo, della dirigenza del Cavallino.

Comunque un’analisi accurata mostra l’abisso che esiste tra un campione del mondo e un mezzo pilota. Nel 2007 furono necessari 110 punti per vincere un Mondiale con 17 gare e due team nettamente sopra la concorrenza (ma all’ultima gara solo un top driver era già fuori dalla lotta, gli altri erano spalla a spalla fino all’ultimo respiro). Nel 2008 si è alzato il numero di pretendenti alla vittoria, ma più per errori marchiani dei piloti di vertice. A ben pensare il mondiale è comunque rimasto una questione tra Ferrari e McLaren. Alonso, Vettel e compagnia hanno vinto qualche gara sfruttando situazioni anormali e la scarsa vena dei piloti alla guida delle due supercar. Raikkonen è incappato nella peggior stagione della sua carriera, Hamilton ha avuto un’enorme paura di ammazzare il campionato e il brasiliano è rimasto fedele alla sua nomea. Avrà pur dato il 200%, avrà pur lottato fino all’ultima curva, ma ha commesso una serie di errori incredibile e il saldo fortuna / sfortuna pende decisamente dalla prima parte. E nonostante tutte queste cose ha perso.

Questo è bene ricordarlo perché tutti riassumono il Mondiale 2008 nella rottura di Budapest e nel giro sciagurato di Glock. In realtà Massa ha beneficiato e gettato alle ortiche occasioni uniche. In Malesia, quando le gerarchie erano ancora con Kimi nettamente superiore, è andato fuori negli ultimi giri buttando così via l’opportunità di regalare una doppietta e di mettere in cascina 8 punti. A Silverstone ha pagato l’emozione per aver raggiunto la vetta del Mondiale, così ha regalato attimi di ilarità al pubblico inglese esibendosi in una serie infinita di testa coda. Il tutto mentre l’addormentato finlandese lottava sotto la pioggia con Hamilton, salvo poi pagare dazio per una scelta disastrosa del box. L’elenco non finisce qui perché ci sono pure il pasticcio di Singapore e il week end di Monza. Pochi ricordano, ma durante le qualifiche della gara italiana Raikkonen ed Hamilton furono eliminati nel Q2. L’unico top driver nella fase finale era Massa, che prese una sonora legnata da Vettel e che poi disputò l’ennesima gara anonima su pista umida (Hamilton ad un certo punto lo umiliò passandolo). Poi c’è pure la fortuna. Ricordo un gran premio di Francia con un Raikkonen avanti anni luce che dovette cedere la testa al brasiliano per un guasto meccanico che rallentava la sua vettura (aveva circa 20 secondi di vantaggio, altri 2 punti regalati). Infine c’è il 6 al superenalotto, gli ultimi giri di Spa. Hamilton e Raikkonen erano impegnati in un’imperdibile gara di errori (simil duello Hayden – Edwards a Assen nel 2006 se non sbaglio). Risultato del duello fu Raikkonen contro il muro e Hamilton declassato. Massa beneficiò di quello, recuperò 4 punti sul suo ruolino e il suo rivale inglese ne perse 10.

Piuttosto che vendere fumo, maledicendo la sfortuna (che non c'è), sarebbe meglio riconoscere i meriti e le reali potenzialità dei vecchi piloti Ferrari, ammettendo anche che si vuole costruire un team con delle gerarchie chiare. In genere si fanno a priori valutando il potenziale delle risorse umane. E in questo caso non c’è proprio storia.
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