Il ciclismo italiano non vive un momento felice e l'avvento di un nuovo sponsor intenzionato a costruire un top team è un evento che può segnare un'inversione di tendenza. Il declino del pedale è in atto da un decennio ed è dovuto al mancato ricambio generazionale - la generazione di fenomeni del '70 era di tutt'altro livello rispetto a quella degli '80 - e all'impressionante serie di disinvestimenti occorsa nell'ultimo decennio. La diaspora degli sponsor italiani è stata influenzata dalle vicende di doping e dal modo in cui esse sono state raccontate dai media. Tanto per esser chiari è bene ricordare che in Italia non c'è stato alcuno scandalo della portata dell'affaire Festina (un'intera squadra cacciata per doping nel Tour 1998), o del caso TVM sempre al Tour del 1998. Ma forse è più esplicito un parallelo spontaneo tra due grandi campioni estromessi da due grandi corse a tappe mentre erano leader della classifica generale. Pantani è stato espulso dal Giro 1999 per il più insignificante dei controlli, mentre Heras è stato squalificato dalla competizione perché trovato positivo all'EPO. Tra le due cose c'è una bella differenza, e la parola insignificante non vuole in alcun modo mettere in dubbio l'autorevolezza del test, che però va soppesato con il giusto equilibrio.
Nonostante il doping sia una questione internazionale, in Italia si è creato un clima di totale sfiducia, alimentato dalla lunga schiera di giornalisti avvoltoi. Sono così spariti diversi sponsor storici, come ad esempio la Mapei, la Mercatone Uno, la Fassa Bortolo, la Saeco, il Team Polti. Tutte squadre che avevano un occhio di riguardo per gli atleti italiani e permettevano loro di crescere, partecipando alle corse più importanti. Ad oggi nel circuito Pro Tour abbiamo solo la Lampre e la Liquigas. Il numero di atleti italiani ingaggiati dai team stranieri resta limitato, e ci troviamo con una miriade di team Continental che schierano buoni corridori, ma che non partecipano alle competizioni più importanti. Il campione italiano corre per la LSD Neri, poi ci sono la "Acqua & Sapone", la "Androni Giocattoli", la "Ceramica Flaminia", la "Carmiooro NGC", la "Colnago CSF-Inox" e la "De Rosa Plastic". Tutte squadre cui dobbiamo fare un plauso per la passione che alimenta meccanici, direttori sportivi e addetti vari, ma che non possono offrire ai loro atleti la ribalta internazionale. Insomma accanto a questi team che animano le competizioni nazionali (e che andrebbero invitati al Giro) servono almeno cinque top team che corrono Tour, Vuelta e grandi classiche. In un movimento in salute i team Continental dovrebbero essere il trampolino di lancio per i neoprofessionisti che poi devono mirare allo sbarco nei team Pro Tour.
L'avvento del team Geox è una buona notizia perché potrebbe segnare un'inversione di tendenza. Il primo colpo messo a segno da Mauro Gianetti - team manager del team Geox - risponde al nome di Carlos Sastre, tenace scalatore iberico che ha vinto il Tour 2008. Sastre mi sembra in fase calante perché ha 35 anni e nell'ultimo anno non ha mai convinto, sia al Giro che al Tour. Ma forse ha commesso degli errori nella preparazione e può ancora fare qualcosa di interessante nella prossima stagione. Di certo Sastre è un nome capace di dare grande visibilità al team italiano e spero che si aggiungano nuovi campioni, come ad esempio Menchov e Kreuziger, con la costruzione di una base costituita da giovani italiani.
Nonostante il doping sia una questione internazionale, in Italia si è creato un clima di totale sfiducia, alimentato dalla lunga schiera di giornalisti avvoltoi. Sono così spariti diversi sponsor storici, come ad esempio la Mapei, la Mercatone Uno, la Fassa Bortolo, la Saeco, il Team Polti. Tutte squadre che avevano un occhio di riguardo per gli atleti italiani e permettevano loro di crescere, partecipando alle corse più importanti. Ad oggi nel circuito Pro Tour abbiamo solo la Lampre e la Liquigas. Il numero di atleti italiani ingaggiati dai team stranieri resta limitato, e ci troviamo con una miriade di team Continental che schierano buoni corridori, ma che non partecipano alle competizioni più importanti. Il campione italiano corre per la LSD Neri, poi ci sono la "Acqua & Sapone", la "Androni Giocattoli", la "Ceramica Flaminia", la "Carmiooro NGC", la "Colnago CSF-Inox" e la "De Rosa Plastic". Tutte squadre cui dobbiamo fare un plauso per la passione che alimenta meccanici, direttori sportivi e addetti vari, ma che non possono offrire ai loro atleti la ribalta internazionale. Insomma accanto a questi team che animano le competizioni nazionali (e che andrebbero invitati al Giro) servono almeno cinque top team che corrono Tour, Vuelta e grandi classiche. In un movimento in salute i team Continental dovrebbero essere il trampolino di lancio per i neoprofessionisti che poi devono mirare allo sbarco nei team Pro Tour.
L'avvento del team Geox è una buona notizia perché potrebbe segnare un'inversione di tendenza. Il primo colpo messo a segno da Mauro Gianetti - team manager del team Geox - risponde al nome di Carlos Sastre, tenace scalatore iberico che ha vinto il Tour 2008. Sastre mi sembra in fase calante perché ha 35 anni e nell'ultimo anno non ha mai convinto, sia al Giro che al Tour. Ma forse ha commesso degli errori nella preparazione e può ancora fare qualcosa di interessante nella prossima stagione. Di certo Sastre è un nome capace di dare grande visibilità al team italiano e spero che si aggiungano nuovi campioni, come ad esempio Menchov e Kreuziger, con la costruzione di una base costituita da giovani italiani.
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