I tifosi hanno ormai preso confidenza con alcuni termini che di sportivo hanno ben poco, ma da anni riempiono le pagine dei quotidiani sportivi. I concetti di plusvalenza, minusvalenza, ammortamento, ecc, rientrano nell'insieme delle competenze che dovrebbe avere un tifoso evoluto del terzo millennio. Ma alla fine il calcio è uno sport, e se un club è controllato attraverso delle S.P.A. che devono rispettare gli obblighi previsti dalla legge, questa non è una buona ragione per accettare che i discorsi sportivi si trasformino solo in discorsi economici. Con questo non voglio in alcun modo sminuire le capacità di quei manager che badano con efficacia ai risultati e al bilancio, ma voglio solo chiarire che il punto di vista del vero sportivo non deve essere quello dell'investitore.
L'ossessione del risultato economico è diventata una costante nei discorsi sul pallone. I club virtuosi erano, e sono, quelli capaci di costruire società sostenibili, ovvero team in cui l'ammontare dei costi operativi era più che bilanciato dai ricavi operativi. Il doping amministrativo si è sempre celato dietro giochetti sporchi fatti per salvare il risultato di bilancio nel breve periodo. Negli ultimi dieci anni, tanto per fare un esempio, abbiamo visto tantissime operazioni di mercato che coinvolgevano due club e prevedevano uno scambio alla pari tra diversi giocatori. Ricordo operazioni sull'asse Roma - Parma (Ferronetti, Mangone, Fuser) e anche tra le due milanesi. Milan ed Inter hanno scambiato alla pari buoni giocatori come Brocchi, Simic, Helveg, Guly, e campioni scambiati per comprimari come Pirlo e Seedorf. Ma oltre a questi casi famosi ci sono state anche svariate operazioni che hanno visto protagonisti giocatori del vivaio. Nella stragrande maggioranza dei casi (quindi escludiamo i casi Pirlo e Seedorf) si trattava di operazioni in cui si drogava il bilancio gonfiando il valore degli atleti scambiati. Il gioco permetteva di generare delle plusvalenze fittizie perché esistevano solo sulla carta, infatti, essendo determinate da operazioni di scambio, non c'era alcun beneficio di cassa.
Spero che lo scambio Kaladze - Grosso, di cui si parla da Ferragosto, non rientri nel filone sopracitato, anche se alcune cose fanno pensare in quella direzione. I due giocatori hanno stipendi sproporzionati rispetto all'attuale valore, quindi se Juventus e Milan dovessero scambiarseli non migliorerebbero la loro situazione operativa. In secondo luogo l'operazione sarebbe insignificante a livello tecnico - tattico. La Juventus ha una voragine a sinistra e, se non dovesse trovare un terzino all'altezza, avrebbe bisogno di Grosso. Il Milan a sinistra ha Antonini, Jankulosky (in rotta col club) e potrebbe utilizzare persino Zambrotta. Oltre a questo c'è anche da considerare l'età e la parabola dei protagonisti. Entrambi hanno 32 anni, e quindi possono dare qualcosa, ma sembrano in declino. Nel frattempo l'Inter se la ride.
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