martedì 6 aprile 2010

Che confusione con Calciopoli

Dopo quasi quattro anni arrivano nuove intercettazioni che coinvolgono alcuni dirigenti sportivi ed uno dei designatori arbitrali. Da juventino non nascondo che proverei un enorme piacere se si riuscisse a dimostrare che la Juventus non aveva partecipato ad alcun illecito sportivo, ma nell'estate del 2006 gli organi preposti a tali valutazioni hanno retrocesso la Juventus in serie b e hanno riconosciuto che le colpe dei dirigenti bianconeri erano tali da dover ricadere anche sulla società. Quindi le nuove intercettazioni non smontano l'impianto accusatorio centrato sulla presunta associazione a delinquere, ma ci aiutano a comprendere alcuni retroscena e come gli "onesti" combattono i "disonesti".

Moratti, Facchetti, Meani e Galliani, chiamavano i designatori, esattamente come facevano Moggi e Giraudo. Da questo quadro si evince che la banda degli "onesti" non era guidata da uno spirito di giustizia, ma semplicemente mirava a raggiungere la posizione di privilegio occupata da altri. I dirigenti nerazzurri e rossoneri escono ridimensionati proprio perché agivano esattamente come Moggi (associazione a delinquere a parte, particolare non da poco): chiamavano per controllare / orientare l'operato dei designatori. Meani chiama Bergamo e prepara la griglia per Milan - Juventus, e quando si parla di Trefoloni si lascia andare un "gli tagliamo la testa noi" (noi chi?, la famiglia milan - mediaset?). Moratti si preoccupa delle scelte degli arbitri e Facchetti viene rassicurato da Bergamo ("vinciamo insieme"). Sarà pur stata una reazione allo strapotere Juventino, ma io vedo un tentativo di succedere al re, non la voglia di trasformare la monarchia in una repubblica.

Sarà pur vero che questi fatti, da soli, non modificano la posizione della Juventus rispetto all'associazione a delinquere, ma almeno chiariscono, una volta per tutte, quanto fosse stata inopportuna l'assegnazione dello scudetto a tavolino.

L'altro aspetto concerne il ruolo della stampa. Nell'estate del 2006, gli inquisitori del quotidiano più venduto d'Italia, continuavano ad osannare gli onesti e a dipingere la Juventus come l'emblema del male. La cosa gli riusciva assai bene, soprattutto se consideriamo l'esperienza maturata a cavallo del 2000 con la distruzione del più grande atleta italiano degli anni '90. Anche lì applicando un rigore morale che in Italia usiamo solo per i fatti sportivi, e non nascondo che la cosa mi sembra grottesca: è un po' singolare constatare che siamo garantisti con chi ha ben altre responsabilità (politica, protezione civile, ecc), poi siamo invece forcaioli con chi pedala o tira calci ad un pallone.  E' un mondo che va al contrario. La punizione morale che riserviamo all'atleta che sbaglia è sproporzionata rispetto alla pazienza che mostriamo verso la classe politica, ma se in un caso si vendono emozioni, nell'altro si esercita una responsabilità sociale che ha un'importanza infinitamente superiore.

Ad ogni modo, tornando a "moggiopoli", per la Gazzetta non contavano i fatti, che infatti venivano raccontati in modo caotico, ma l'obiettivo principale era quello di selezionare solo le cose che contribuivano a rafforzare la tesi che si voleva sostenere. La Rosa ha alimentato la confusione, pubblicando intercettazioni rilevanti e gossip (figlio di Moggi che si piglia un due di picche dalla D'Amico), alimentando l'odio viscerale che, in un paese malato di calcio, guida l'Italia non juventina. Chiediamoci solo una cosa: cosa avremmo pensato se le intercettazioni di Milan e Inter fossero state pubblicate quattro anni fa? Saremmo ancora tutti certi nel sostenere che c'era un sistema illecito e un sistema di buoni che reagivano? O forse è proprio l'ordine con cui sono uscite le intercettazioni che crea questa classificazione?

1 commento:

  1. è strano ma da qualche giorno mi sembra di non vedere più incursioni dei blogger interisti e milanisti....come mai? cominceranno mica a cacarsi sotto?

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