domenica 11 aprile 2010

Berlusconi va dagli industriali e prova a spiegare che i suoi problemi sono le priorità dell'Italia

Diversi articoli sul Corriere della Sera e sul Sole 24 Ore esprimono i punti di vista che sono maturati durante l'assemblea di Confindustria. Emma Marcegaglia ha chiesto fatti e non promesse, ha sfidato il Governo ad un taglio della spesa dell'1% e ha fissato l'obiettivo da raggiungere: una crescita del PIL del 2% all'anno. Il traguardo è ambizioso e considerando che la Presidente di Confindustria ha parlato di "paese in declino", si tratta di un obiettivo che richiede uno sforzo enorme da parte dell'esecutivo (oltre che alcune capacità di base).

Berlusconi ha espresso altre osservazioni. Il Presidente del Consiglio ha dapprima sparso ottimismo. La cosa, di per sè, non è negativa perchè è impossibile immaginare una ripresa senza quella sana voglia di fare che induce l'imprenditore ad intraprendere quelle iniziative rischiose che sono alla base della produzione di benessere economico / sociale. Il problema è semmai l'uso che Berlusconi fa dell'ottimismo. Fino a prova contraria il Presidente del Consiglio non è proprietario dell'Italia, ma è stato scelto dagli italiani per gestirla. La diffusione dei dati sull'andamento del paese ha quindi una duplice funzione: da un lato ci aiuta a comprendere la competitività del Belpaese, mentre dall'altra parte ci aiuta a valutare l'efficacia e l'adeguatezza delle decisioni dell'esecutivo in carica. Berlusconi usa l'assunto che "i dati negativi spingono al pessimismo e non aiutano il paese perché disincentivano la ripresa", ma il problema è che se vietiamo la diffusione di quei dati (o come fa Tremonti diciamo che sono inutili) come facciamo a capire se le scelte dell'esecutivo sono buone? Come possiamo pretendere di dire che la situazione è buona, o migliore rispetto agli altri paesi, se non ci affidiamo a dei riscontri oggettivi? Nel suo discorso Berlusconi ha detto che suo figlio gli ha confermato che il mercato pubblicitario è in ripresa. Sicuramente questa è una bella notizia per la famiglia Mediaset - Fininvest, ma non può essere la risposta che un Presidente del Consiglio dà all'intero paese. Dubito che un umore di un figlio sia più significativo rispetto all'istantanea che tracciano diversi indicatori.

Se pensiamo che l'Italia sia un paese maturo, allora possiamo essere intimamente ottimisti e, allo stesso tempo, guardare senza alcuna paura ai dati diffusi da Istat, Ocse, ecc. Solo attraverso una diffusione delle informazioni può nascere quel dibattito che dovrebbe portare alla formazione di quelle proposte che sono necessarie per il rilancio del sistema. Il singolo imprenditore, per rilanciare la sua impresa, può affidarsi ad un'intuizione estemporanea o ad un'idea che è applicabile solo in quello specifico contesto. Fa un mestiere diverso chi gestisce un paese, deve dare risposte sistemiche capaci di accrescere la competitività di aziende che potrebbero essere in competizione tra loro. Se uno si preoccupa della fetta (Mediaset, Fiat, ecc), l'altro deve guardare alle dimensioni della torta. E' una semplificazione forte, ma dobbiamo capire che gli interessi del bravo politico sono diversi da quelli di un politico che giudica la situazione economica sulla base dell'andamento delle sue aziende.

Nel complesso il discorso di Berlusconi è stato un inno al suo ego, infatti dalla crisi (analizzata dicendo che il PIL è calato solo del 5% e la ricchezza delle famiglie si è contratta solo dell'1,8%) si è spostato verso i temi che più gli stanno a cuore: poteri del premier e giustizia. Per mettere a tacere chi lo accusa d'incapacità ha sostenuto di avere pochi poteri (infatti il Lodo Alfano l'ha approvato in meno di due mesi) stretto come è nella morsa di questa democrazia parlamentare. Poi ha parlato di intercettazioni e mala giustizia. Non vi è dubbio che la giustizia italiana abbia molti problemi, ma considerato che parlava ad una platea di industriali avrei preteso altre riflessioni. Se l'Italia è un paese che attira pochi investimenti stranieri è anche perché la giustizia è inaffidabile. Altro che squilibrio tra accusa e imputato, o problemi di privacy, la realtà è che se subisci un torto tra prescrizioni e sottodimensionamenti dei tribunali (che restano i più produttivi in Europa) hai una buona possibilità di non vedere rispettati i tuoi diritti. Chi emana norme che ingolfano la giustizia, ed allegerisce le pene per i reati di corruzione, contribuisce a ridurre l'attrattività dell'Italia perché crea un paese in cui l'onestà non è premiata.

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