Quando si parla di ciclismo si corre il rischio di inciampare in una serie infinita, e fastidiosa, di luoghi comuni. Le opinioni delle persone riflettono i difetti della nostra epoca, in cui siamo troppo "impegnati" per approfondire le notizie (e sviluppare una riflessione personale), e al tempo stesso vogliamo anche apparire come quelli che hanno sempre la verità in tasca. Superficialità e arroganza caratterizzano la nostra società, e l'impressione che un uomo qualunque ha del mondo del pedale è figlia di questi due peccati originali.
Non è passato neanche un mese, ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il mite Gianni Letta, ha usato questa frase infelice "l’esempio di questi personaggi, di questi campioni (Coppi e Bartali), cercando di fare sport, in bicicletta, in maniera assolutamente pura….. …..poi la vicenda di Pantani ha rivelato, assieme a tante altre che si sono moltiplicate nel giro degli anni e nel “giro dei giri”, di Francia e d’Italia, che la realtà era un po’ diversa…". Il dottor Letta non sa che Pantani non è stato mai trovato positivo ad un controllo anti-doping e dimentica le voci che girano da sempre sui grandi campioni, anche del passato. Ma tant'è, la realtà la fanno i media con la loro interpretazione dei fatti, con le scelte editoriali e con le semplificazioni. Queste semplificano la vita al cittadino, che può bearsi coi suoi schemi manichei, ma all'atto pratico rappresentano la più grave ingiustizia che si può fare a chi viene accusato. Con buona pace di quella frase giusta (ma mai usata) che ci ricorda che chiunque è innocente fino a prova contraria.
Fortunatamente il ciclismo ci ha regalato tre bellissime settimane, in cui quasi 200 atleti hanno dato vita ad uno dei Giri d'Italia più avvincenti e umani degli ultimi anni. Alla fine l'ha spuntata Ivan Basso che era arrivato al Giro con molti punti interrogativi nella testa. L'anno scorso il varesino era tornato alle competizioni dopo la squalifica di 24 mesi per l'Operacion Puerto. Anche qui va riconosciuto a Basso il record di aver preso una maxi-squalifica senza aver avuto alcun controllo antidoping positivo (Emanuele Sella positivo all'Epo ha preso meno di 2 anni..mistero!). Il ritorno di Basso non era stato trionfale, ma non era stato neanche disastroso. Il quarto posto al Giro 2009 e alla Vuelta 2009, l'acuto al Giro del Trentino, sono stati i picchi della sua stagione, ma non erano bastati agli appassionati scettici / inquisitori. Per loro il dato emblematico era solo uno: nel 2006 Basso dominava, di rientro dalla squalifica era un corridore "normale". Ogni tentativo di spiegare che due quarti posti in due grandi giri non sono dei risultati pessimi cadeva nel vuoto. Per gli inquisitori questi risultati erano la prova limpida del doping passato (mai dimostrato dai controlli). Sono gli stessi che dicevano le stesse cose sul Pantani dopo Campiglio, e a tal proposito avrei qualche libro da consigliare per conoscere la vita d'atleta, se così vogliamo chiamarla, del Pantani nel terzo millennio. Zero allenamenti, zero voglia di gareggiare. Con queste premesse era impossibile per il Pirata rivaleggiare con atelti che, con o senza doping, avevano ben altre motivazioni e facevano vita da sportivi.
Come detto nel 2009 Basso pagava l'assenza dalle corse. Il fatto che fosse tornato competitivo testimoniava la sua professionalità, mostrata anche nei due anni di esclusione forzata, ma poi gli mancava la brillantezza per primeggiare quando il gioco si faceva duro. Fermo restando che ci sarebbero decine di atleti disposti a firmare per fare due volte nei primi cinque in due grandi giri. Quest'anno Basso ha migliorato quei dettagli che trasformano un buon atleta in un campione, che trasformano un regolarista in una Maglia Rosa. La vittoria al Giro è figlia dei sacrifici fatti in questi anni, e spero che non nasconda alcuna spiacevole sorpresa.
Ora la sfida è rivolta al Tour in cui incontrerà Contador (vero favorito), Armstrong (l'età si farà sentire) e i fratelli Schleck. Al Tour ritroverà anche Evans e Sastre con cui ha rivaleggiato sulle strade italiane. Spero che lo scalatore spagnolo della Cervelò possa recuperare quella determinazione che aveva fino ad un anno fa. L'unica constatazione tecnica che mi sento di fare riguarda l'impostazione della corsa. Basso ha mostrato di essere un fondista, di essere un uomo di resistenza che fa la differenza soprattutto quando la corsa è regolare (nel senso che non si va a strappi), ma il ritmo è medio - alto. Avendo queste doti avrà bisogno di una squadra competitiva anche al Tour, ma lì la concorrenza sarà più agguerrita e attrezzata.
Non è passato neanche un mese, ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il mite Gianni Letta, ha usato questa frase infelice "l’esempio di questi personaggi, di questi campioni (Coppi e Bartali), cercando di fare sport, in bicicletta, in maniera assolutamente pura….. …..poi la vicenda di Pantani ha rivelato, assieme a tante altre che si sono moltiplicate nel giro degli anni e nel “giro dei giri”, di Francia e d’Italia, che la realtà era un po’ diversa…". Il dottor Letta non sa che Pantani non è stato mai trovato positivo ad un controllo anti-doping e dimentica le voci che girano da sempre sui grandi campioni, anche del passato. Ma tant'è, la realtà la fanno i media con la loro interpretazione dei fatti, con le scelte editoriali e con le semplificazioni. Queste semplificano la vita al cittadino, che può bearsi coi suoi schemi manichei, ma all'atto pratico rappresentano la più grave ingiustizia che si può fare a chi viene accusato. Con buona pace di quella frase giusta (ma mai usata) che ci ricorda che chiunque è innocente fino a prova contraria.
Fortunatamente il ciclismo ci ha regalato tre bellissime settimane, in cui quasi 200 atleti hanno dato vita ad uno dei Giri d'Italia più avvincenti e umani degli ultimi anni. Alla fine l'ha spuntata Ivan Basso che era arrivato al Giro con molti punti interrogativi nella testa. L'anno scorso il varesino era tornato alle competizioni dopo la squalifica di 24 mesi per l'Operacion Puerto. Anche qui va riconosciuto a Basso il record di aver preso una maxi-squalifica senza aver avuto alcun controllo antidoping positivo (Emanuele Sella positivo all'Epo ha preso meno di 2 anni..mistero!). Il ritorno di Basso non era stato trionfale, ma non era stato neanche disastroso. Il quarto posto al Giro 2009 e alla Vuelta 2009, l'acuto al Giro del Trentino, sono stati i picchi della sua stagione, ma non erano bastati agli appassionati scettici / inquisitori. Per loro il dato emblematico era solo uno: nel 2006 Basso dominava, di rientro dalla squalifica era un corridore "normale". Ogni tentativo di spiegare che due quarti posti in due grandi giri non sono dei risultati pessimi cadeva nel vuoto. Per gli inquisitori questi risultati erano la prova limpida del doping passato (mai dimostrato dai controlli). Sono gli stessi che dicevano le stesse cose sul Pantani dopo Campiglio, e a tal proposito avrei qualche libro da consigliare per conoscere la vita d'atleta, se così vogliamo chiamarla, del Pantani nel terzo millennio. Zero allenamenti, zero voglia di gareggiare. Con queste premesse era impossibile per il Pirata rivaleggiare con atelti che, con o senza doping, avevano ben altre motivazioni e facevano vita da sportivi.
Come detto nel 2009 Basso pagava l'assenza dalle corse. Il fatto che fosse tornato competitivo testimoniava la sua professionalità, mostrata anche nei due anni di esclusione forzata, ma poi gli mancava la brillantezza per primeggiare quando il gioco si faceva duro. Fermo restando che ci sarebbero decine di atleti disposti a firmare per fare due volte nei primi cinque in due grandi giri. Quest'anno Basso ha migliorato quei dettagli che trasformano un buon atleta in un campione, che trasformano un regolarista in una Maglia Rosa. La vittoria al Giro è figlia dei sacrifici fatti in questi anni, e spero che non nasconda alcuna spiacevole sorpresa.
Ora la sfida è rivolta al Tour in cui incontrerà Contador (vero favorito), Armstrong (l'età si farà sentire) e i fratelli Schleck. Al Tour ritroverà anche Evans e Sastre con cui ha rivaleggiato sulle strade italiane. Spero che lo scalatore spagnolo della Cervelò possa recuperare quella determinazione che aveva fino ad un anno fa. L'unica constatazione tecnica che mi sento di fare riguarda l'impostazione della corsa. Basso ha mostrato di essere un fondista, di essere un uomo di resistenza che fa la differenza soprattutto quando la corsa è regolare (nel senso che non si va a strappi), ma il ritmo è medio - alto. Avendo queste doti avrà bisogno di una squadra competitiva anche al Tour, ma lì la concorrenza sarà più agguerrita e attrezzata.
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