giovedì 11 febbraio 2010

Scandalo protezione civile. E se fosse un problema di governance?

La vicenda Bertolaso sta mostrando l'atteggiamento infantile che accompagna la società italiana. Davanti ad uno scandalo che coinvolge la protezione civile, e dovrebbe imporre una sana riflessione sull'adeguatezza dei sistemi di governance adottati per la realizzazione delle opere pubbliche, ecco che noi italiani ci perdiamo nelle solite guerre di Pirro. Ma questa volta la guerra si combatte su due fronti.

La prima battaglia la combattono i guardoni - bacchettoni. Quelli che si chiedono se Bertolaso andasse dalla massaggiatrice (senza doppi sensi) o se invece partecipasse ai festini organizzati dai presunti corruttori. Dilemma senza senso e, soprattutto, non di prima importanza. So perfettamente che se Bertolaso si lasciava corrompere non è una questione irrilevante, ma le informazioni sono talmente poche e incomplete, che è da pazzi costruire adesso una campagna contro l'individuo. Se ad oggi la stampa ha solo quelle intercettazioni telefoniche, mi riesce molto difficile attribuir loro un'interpretazione univoca, e in una società civile bisogna rispettare i diritti dell'accusato.

Questo però non vuol dire essere garantisti e lasciare che tutto finisca a tarallucci e vino. Berlusconi, da grande statista qual'è, ha provato ad usare la vicenda Bertolaso per trarne un vantaggio personale. In primo luogo ha chiesto al capo della "protezione civile" di non dimettersi, e poi si è prodigato nel suo discorso contro i magistrati. Per il Presidente del Consiglio abbiamo una classe di magistrati che spreca le risorse pubbliche perché costruisce indagini che non conducono a nessun risultato, e abbiamo il vizio di demolire le persone che fanno del bene a questo paese. Poi B., per non smentire la sua fama di barzellettiere, ha pure detto che tutte le sue cause si sono risolte in una bolla di sapone. Chiunque vuole informarsi sa che non è andata proprio così, ma non starò a riepilogare le sue peripezie giudiziarie.

Il punto chiave del discorso, che i Lupi e i Gasparri continuano a raccontare, è l'idea, malsana, che se un uomo ha fatto bene qualcosa, allora tutto gli è concesso. Non può però essere così in un paese civile. I meriti di Bertolaso sono tanti e non vanno dimenticati, ma questo non ridimensiona la gravità delle accuse. Essere corrotti è una colpa non da poco per un sottosegretario, e se le accuse fossero confermate allora si dimostrerebbe l'inadeguatezza di Bertolaso a svolgere un incarico di pubblica responsabilità. Ecco, è quest'ultima la parola chiave: responsabilità.

Come la gestiamo la "responsabilità" nelle opere pubbliche? E' coerente e sicuro lo schema adottato nella procedura d'emergenza? L'inchiesta potrebbe, tanto per fare un esempio, portare ad una situazione in cui c'era un sistema corrotto, ma Bertolaso non era direttamente coinvolto (magari le escort erano un diversivo). Una condizione assurda in cui il plenipotenziario non ha visibilità e controllo sul processo che gli è affidato. Non è fantascienza, ma è proprio il senso della dichiarazione rilasciata oggi da Bertolaso al tg1 e, sia che il sottosegretario avesse ragione, sia che fosse direttamente corrotto, la politica dovrebbe assumersi le sue responsabilità. La scelta di ricorrere eccessivamente alla procedura d'emergenza è degli ultimi due Governi, in particolare di quello in carica, e se non han visto le lacune allora sono incapaci e co-responsabili.

P.S. Bertolaso mi pare abbia assunto un atteggiamento più dignitoso rispetto alle persone che lo acclamano. Ma è presto per dare giudizi definitivi.


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