sabato 20 novembre 2010

Inter: crisi psicologica o atletica?

Tempo fa avevo letto una traduzione di un articolo di un quotidiano tedesco in cui gli operatori del private equity erano paragonati alle locuste. L'espressione era forte e provocatoria, però aveva la capacità di sintetizzare un concetto basilare. L'operatore di private equity rileva delle società, le riorganizza affinchè siano in grado di remunerare il capitale investito e alla fine le vende. Queste tre fasi vengono condotte in modo tale da massimizzare il valore dell'investimento. I detrattori del private equity sostengono che gli operatori spolpano le aziende del loro valore, e quando le vendono non cedono al nuovo acquirente una macchina riparata, ma una carcassa incapace di dare soddisfazioni. A dire il vero esistono degli studi che smentiscono questa interpretazione del fenomeno del private equity, però la figura dell'investitore che entra in una società ed estrae tutto il valore possibile, lasciando poi le ceneri, può essere efficace per descrivere l'Inter del 2010/11.

E' presto per parlare di crisi, la squadra ha tutto il tempo per risollevarsi e riconquistare la vetta del campionato, però lo stato di forma di alcuni giocatori suggerisce alcune considerazioni. La preparazione estiva forse non è stata ben pensata, e gli eccessivi carichi di lavoro hanno pesato più del dovuto su un gruppo di atleti logoro dopo una serie di stagioni sfibranti. Ma più che le gambe, la gravità dell'attuale involuzione dell'Inter deve essere valutata sulla base del nuovo atteggiamento dei nerazzurri. Spesso nervosi, meno propensi al sacrificio, rassegnati ancora prima del triplice fischio - derby -. L'Inter di quest'anno sembra una squadra completamente svuotata rispetto all'armata del triplete. La cura Mourinho ha regalato due scudetti e una fantastica Champions League (più una serie di trofei minori), però forse è lecito pensare che il portoghese ha raccolto il massimo spremendo una squadra che è andata oltre i suoi limiti. Non sono frasi fatte, del resto basta pensare alla tensione con cui Mourinho usava gestire i rapporti del club con stampa ed arbitri. Quel clima da "uno contro tutti", da perseguitati, alimentato da espressioni celeberrime - come il rumore dei nemici -, ha caricato a molla l'intero ambiente producendo risultati strabilianti nel breve periodo, ma non ha sicuramente aiutato l'Inter nel lungo periodo. Fermo restano che comunque Mourinho ha vinto tutto quello che c'era da vincere. E non è poco.

2 commenti:

  1. l'unica differenza che all'inter manca nei confronti degli ultimi anni ,sono solamente gli aiuti arbitrali perpetrati spudoratamente e che l'opignone pubblica mascherava vergognamente

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