Le prime due giornate di campionato hanno offerto un Milan a due facce. I tifosi, se confrontano la pessima prestazione offerta contro la Sampdoria (sconfitta 1 a 0) con la buona partita disputata a Bologna (vittoria 3 a 1), rischiano di passare dalla disperazione all'euforia. Una settimana fa l'esordio casalingo del club più titolato al mondo (espressione tanto cara alla dirigenza) è stato deprimente sia per la sconfitta maturata contro un avversario non irresestibile che per le lacune nel gioco dei rossoneri. La manovra era lenta e quindi prevedibile, l'atteggiamento della squadra era dimesso e alcuni presunti titolari hanno fatto rimpiangere gli illustri predecessori. Senza voler individuare un solo responsabile penso per esempio alle difficoltà e agli errori marchiani che ha commesso Bonera ogni volta che veniva pressato da Eder, ossia un giocatore che con ogni probabilità non avrebbe minimamente infastidito Nesta e Thiago Silva.
Con il Bologna c'è stato un evidente passo in avanti a livello di voglia e concentrazione. La formazione iniziale è cambiata per tre undicesimi: Yepes, Flamini e Robinho, sono stati sostituiti da Acerbi (ottimo esordio), Ambrosini e Pazzini. Grazie alla presenza di una prima punta di ruolo, la squadra è parsa più ordinata e meno confusa, mentre nella prima giornata il tridente iniziale non prevedeva alcun centravanti classico e questo ha disorientato il centrocampo. Non bisogna poi dimenticare come il calcio sia legato agli episodi e se contro i blucerchiati i rossoneri avrebbero potuto ottenere un meritato pareggio se solo uno dei due pali si fosse tramutato in gol, al tempo stesso contro il Bologna i gol che hanno portato in vantaggio il Milan sono stati per certi versi casuali. Il rigore è molto dubbio, mentre il raddoppio di Pazzini è un gentile regalo di Agliardi. La terza realizzazione dell'ex nerazzurro è un colpo di puro istinto. Nel complesso la prestazione del Milan è stata più che positiva anche se il Bologna, a differenza della Sampdoria, non ha fatto le barricate e quindi resta da testare la capacità dei rossoneri contro gli amanti del catenaccio. Cosa non da poco perché le squadre italiane che lottano per non retrocedere applicano un calcio simile a quella mostrato dai blucerchiati a San Siro.
Insomma tra qualche partita potremo comprendere la reale dimensione dei rossoneri. Il rischio è quello di ripercorrere una stagione simile alla Juventus di Del Neri in cui ottime prestazioni si alternano a periodi pausa. E la cosa mi sembra probabile considerando anche il curriculum di alcuni giocatori chiave dello scacchiere milanista, Pazzini in primis.
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