La retorica del Governo cattivo e dei sindacati che difendono i diritti dei più deboli, mi lascia alquanto perplesso. Sarà per la mia giovane età, ma fatico a comprendere la polemica sugli esodati. O meglio, capisco quanto sia antipatica la situazione (cambiano le regole del gioco), ma penso che ci si dimentica di fare uno più uno e collegare dati apparentemente sconnessi. Ammetto il mio conflitto d’interessi (sono giovane), ma ne vedo uno grosso come una casa tra i sindacati che, legittimamente, tutelano l’interesse dei loro affiliati. Per carità, la cosa è giusta, però almeno si potrebbe evitare tutto il teatrino.
In una fase storica in cui una percentuale compresa tra il 30% e il 40% dei giovani è stabilmente disoccupata, nessuno fa la domanda più logica: ma perché a fronte di un certo numero di esodati abbiamo una disoccupazione giovanile alta? Se i sindacati avessero a cuore il bene del paese, dovrebbero ammettere che non hanno mai pensato, in nessuna fase storica, di inserire nelle trattative con le aziende (intendo le trattative per definire la buonuscita degli esodati) una clausola per assicurare un doveroso ricambio generazionale.