In Italia le cose vanno al contrario, di conseguenza al peggior
Presidente della Repubblica viene concessa una seconda possibilità tra
gli applausi grotteschi dei Parlamentari. I giornali più importanti
d'Italia si sono ben guardati dal fare il più semplice dei confronti tra
la folla festante che ha accolto con gioia l'inattesa scelta del nuovo
Pontefice, e la folla inferocita che ha assediato Montecitorio. Siamo al
trionfo del mainstream, del pensiero unico: Napolitano è saggio, bravo e
buono. Ma se scartiamo questa patina di buonismo superficiale, dobbiamo
anche avere l'onestà di ricordare tutte le cose negative fatte nel
settenato.
Le colpe politiche riguardano la gestione della crisi politica degli ultimi due anni. Alla caduta del Governo Berlusconi la Presidenza ha ovviamente giocato un ruolo determinante nella scelta di non andare ad elezioni anticipate. E' stato il Presidente a chiamare Monti, arrivato coi tecnici con il compito di salvare la patria. Ma poi la spinta riformatrice del Governo Monti si è scontrata con il materiale umano presente in Parlamento e dato che nelle Camere la maggioranza relativa era sempre in mano al centro destra, si poteva prevedere l'epilogo del Governo tecnico. Monti ha agito con la consapevolezza di avere un margine molto stretto: certi interessi non poteva toccarli, ma, ahimè, se si vuole cambiare il paese bisogna partire proprio da quelli. Chi dice che nei primi mesi poteva fare qualunque cosa, sostiene una fesseria o comunque un fatto non dimostrabile (quindi inutile). Bastano i fatti per dare un giudizio sulla scelta di non sciogliere le Camere dopo i disastri del Governo Berlusconi ad inizio novembre 2011, e i fatti ci dicono che non appena il Governo Monti ha toccato alcuni temi basilari come la corruzione, il PdL ha tolto il suo sostegno. Quindi la scelta di non anticipare le elezioni è stata sbagliata perché poggiava sull'idea di poter cambiare il paese attraverso il senso di responsabilità di Berlusconi & co, ma come è noto il loro senso di responsabilità ha un argine invalicabile: i loro interessi.
A parole, Napolitano, dice di rispettare in modo ossequioso i dettami della Costituzione, ma alla prova dei fatti ha un modo tutto suo di interpretare le regole. Per questo non stupisce sottolineare come fino ad una settimana fa dicesse che non avrebbe accettato un nuovo mandato. Lui dice che l'ha fatto perché la situazione è eccezionale (evidentemente fino ad una settimana fa tutto era nella norma) e bisognava sbloccare lo stallo. Sarà, però intanto ha creato un precedente pericoloso perché adesso il doppio mandato non è un tabù. Non abbiamo mai avuto un Presidente rieletto, di conseguenza tutti i predecessori si sono trovati nella condizione di salire al Quirinale dopo che un parte, più o meno larga del Parlamento, aveva trovato una convergenza sul loro nome. Ma prima di essere eletti nessuno dei vecchi Presidenti della Repubblica ricopriva quel ruolo. Questo li metteva nella condizione di essere veramente i Presidenti di tutti, anche se salivano soltanto con i voti di alcuni (Presidenti eletti col 100% non ci sono mai stati). Invece Napolitano ha spudoratamente trattato la sua rielezione escludendo dal gioco una parte politica e l'ha fatto costruendo una soluzione sulle caratteristiche del futuro Governo. Quindi, nel processo di elezione, è stato parte attiva da un ruolo che nessuno in passato aveva ricoperto. Per questo motivo non può essere il Presidente di tutti perché ha deciso con chi trattare le condizioni per la sua rielezione e chi invece non era degno di considerazione. Il fatto che nel paese non ci sia una stabilità politica è un'aggravante. I principi cui Napolitano dice di ispirarsi sono idee astratte che, magari limitano le funzioni del Presidente, ma servono a prevenire comportamenti negativi e opportunistici. Una rielezione non c'è mai stata e quanto avvenuto ieri è un fatto grave, perché in futuro un Presidente, nelle stesse condizioni e con più poteri (come auspicano molti incauti politologi) potrebbe creare uno stallo politico al fine di restare saldamente al potere. Quindi potrebbe usare l'instabilità per assicurarsi un beneficio personale. Ora, mi sento di escludere che Napolitano sia animato da un simile fine, anzi il suo è nobile, ma intanto il precedente è stato creato.
Oltre a questo dettaglio ci sono alcune colpe formali. In primis il caso delle intercettazioni con Nicola Mancino. Non è stato neppure sfiorato dall'idea che non è proprio opportuno per un Presidente della Repubblica, nonchè vicepresidente del CSM, ascoltare le lamentele di un privato cittadino per poi intervenire a gamba tesa su faccende giudiziarie. Non so cosa prova quando commemora quei magistrati che hanno sacrificato la loro vita perché avevano l'idea, nobilissima, di servire uno Stato che non scende a patti col crimine. Napolitano si è fatto beffe di quest'idea, e anzi, per la seconda volta, ha mostrato che lui interpreta il ruolo in un modo personale. I giornali la chiamano saggezza, io la chiamerei discrezionalità. Poi ci sono le leggi vergogna firmate senza esitazioni. Napolitano, ad un cittadino che si lamentava, rispose che tanto se non firmava, poi il Parlamento le poteva riproporre uguali, quindi giustificava con questa scusa la sua mania di fare autografi. Formalmente è vero quanto diceva il Presidente, ma forse non aveva ben capito che il potere di rispedire al mittente le porcate aveva un valore simbolico, se poi il Parlamento riproponeva le leggi uguali, allora si mostrava una situazione di scontro istituzionale e questa l'avrei giudicata comunque positivamente perché evidenziava in modo chiaro la posizione degli attori in gioco. Napolitano invece le cose le interpreta a modo suo, lui firmava subito, ma poi non aveva la coerenza di dire, come avrebbe dovuto, che metteva il suo sigillo proprio perché le apprezzava e non riteneva necessario rispedirle al mittente. Infine l'invenzione dei dieci saggi: una cosa inconcepibile perché tale scelta escludeva una parte politica dalla discussione e getta, per un nesso causa - effetto che non può sfuggire, un'ombra sulla riconferma visto che è arrivata proprio dai partiti coinvolti.
Per tutti questi motivi Napolitano è stato un pessimo Presidente e il suo nuovo settenato comincia male. Per concludere un'amara considerazione: Napolitano si è fatto eleggere con i voti di quelli che occupano i Palazzi di Giustizia per difendere vecchi che non verificano la carta d'identità delle concubine, con quelli di Monti (nominato Senatore a vita da lui meno di due anni fa, quindi indipendente), ma i voti di un Movimento che prende percentuali bulgare tra gli under 25 si è ben guardato dal prenderli. Insomma, adesso si farà il cambiamento, ma lo si fa senza i giovani. O meglio i saggi cucineranno le ricette e chi non le accetta è un disfattista.
Le colpe politiche riguardano la gestione della crisi politica degli ultimi due anni. Alla caduta del Governo Berlusconi la Presidenza ha ovviamente giocato un ruolo determinante nella scelta di non andare ad elezioni anticipate. E' stato il Presidente a chiamare Monti, arrivato coi tecnici con il compito di salvare la patria. Ma poi la spinta riformatrice del Governo Monti si è scontrata con il materiale umano presente in Parlamento e dato che nelle Camere la maggioranza relativa era sempre in mano al centro destra, si poteva prevedere l'epilogo del Governo tecnico. Monti ha agito con la consapevolezza di avere un margine molto stretto: certi interessi non poteva toccarli, ma, ahimè, se si vuole cambiare il paese bisogna partire proprio da quelli. Chi dice che nei primi mesi poteva fare qualunque cosa, sostiene una fesseria o comunque un fatto non dimostrabile (quindi inutile). Bastano i fatti per dare un giudizio sulla scelta di non sciogliere le Camere dopo i disastri del Governo Berlusconi ad inizio novembre 2011, e i fatti ci dicono che non appena il Governo Monti ha toccato alcuni temi basilari come la corruzione, il PdL ha tolto il suo sostegno. Quindi la scelta di non anticipare le elezioni è stata sbagliata perché poggiava sull'idea di poter cambiare il paese attraverso il senso di responsabilità di Berlusconi & co, ma come è noto il loro senso di responsabilità ha un argine invalicabile: i loro interessi.
A parole, Napolitano, dice di rispettare in modo ossequioso i dettami della Costituzione, ma alla prova dei fatti ha un modo tutto suo di interpretare le regole. Per questo non stupisce sottolineare come fino ad una settimana fa dicesse che non avrebbe accettato un nuovo mandato. Lui dice che l'ha fatto perché la situazione è eccezionale (evidentemente fino ad una settimana fa tutto era nella norma) e bisognava sbloccare lo stallo. Sarà, però intanto ha creato un precedente pericoloso perché adesso il doppio mandato non è un tabù. Non abbiamo mai avuto un Presidente rieletto, di conseguenza tutti i predecessori si sono trovati nella condizione di salire al Quirinale dopo che un parte, più o meno larga del Parlamento, aveva trovato una convergenza sul loro nome. Ma prima di essere eletti nessuno dei vecchi Presidenti della Repubblica ricopriva quel ruolo. Questo li metteva nella condizione di essere veramente i Presidenti di tutti, anche se salivano soltanto con i voti di alcuni (Presidenti eletti col 100% non ci sono mai stati). Invece Napolitano ha spudoratamente trattato la sua rielezione escludendo dal gioco una parte politica e l'ha fatto costruendo una soluzione sulle caratteristiche del futuro Governo. Quindi, nel processo di elezione, è stato parte attiva da un ruolo che nessuno in passato aveva ricoperto. Per questo motivo non può essere il Presidente di tutti perché ha deciso con chi trattare le condizioni per la sua rielezione e chi invece non era degno di considerazione. Il fatto che nel paese non ci sia una stabilità politica è un'aggravante. I principi cui Napolitano dice di ispirarsi sono idee astratte che, magari limitano le funzioni del Presidente, ma servono a prevenire comportamenti negativi e opportunistici. Una rielezione non c'è mai stata e quanto avvenuto ieri è un fatto grave, perché in futuro un Presidente, nelle stesse condizioni e con più poteri (come auspicano molti incauti politologi) potrebbe creare uno stallo politico al fine di restare saldamente al potere. Quindi potrebbe usare l'instabilità per assicurarsi un beneficio personale. Ora, mi sento di escludere che Napolitano sia animato da un simile fine, anzi il suo è nobile, ma intanto il precedente è stato creato.
Oltre a questo dettaglio ci sono alcune colpe formali. In primis il caso delle intercettazioni con Nicola Mancino. Non è stato neppure sfiorato dall'idea che non è proprio opportuno per un Presidente della Repubblica, nonchè vicepresidente del CSM, ascoltare le lamentele di un privato cittadino per poi intervenire a gamba tesa su faccende giudiziarie. Non so cosa prova quando commemora quei magistrati che hanno sacrificato la loro vita perché avevano l'idea, nobilissima, di servire uno Stato che non scende a patti col crimine. Napolitano si è fatto beffe di quest'idea, e anzi, per la seconda volta, ha mostrato che lui interpreta il ruolo in un modo personale. I giornali la chiamano saggezza, io la chiamerei discrezionalità. Poi ci sono le leggi vergogna firmate senza esitazioni. Napolitano, ad un cittadino che si lamentava, rispose che tanto se non firmava, poi il Parlamento le poteva riproporre uguali, quindi giustificava con questa scusa la sua mania di fare autografi. Formalmente è vero quanto diceva il Presidente, ma forse non aveva ben capito che il potere di rispedire al mittente le porcate aveva un valore simbolico, se poi il Parlamento riproponeva le leggi uguali, allora si mostrava una situazione di scontro istituzionale e questa l'avrei giudicata comunque positivamente perché evidenziava in modo chiaro la posizione degli attori in gioco. Napolitano invece le cose le interpreta a modo suo, lui firmava subito, ma poi non aveva la coerenza di dire, come avrebbe dovuto, che metteva il suo sigillo proprio perché le apprezzava e non riteneva necessario rispedirle al mittente. Infine l'invenzione dei dieci saggi: una cosa inconcepibile perché tale scelta escludeva una parte politica dalla discussione e getta, per un nesso causa - effetto che non può sfuggire, un'ombra sulla riconferma visto che è arrivata proprio dai partiti coinvolti.
Per tutti questi motivi Napolitano è stato un pessimo Presidente e il suo nuovo settenato comincia male. Per concludere un'amara considerazione: Napolitano si è fatto eleggere con i voti di quelli che occupano i Palazzi di Giustizia per difendere vecchi che non verificano la carta d'identità delle concubine, con quelli di Monti (nominato Senatore a vita da lui meno di due anni fa, quindi indipendente), ma i voti di un Movimento che prende percentuali bulgare tra gli under 25 si è ben guardato dal prenderli. Insomma, adesso si farà il cambiamento, ma lo si fa senza i giovani. O meglio i saggi cucineranno le ricette e chi non le accetta è un disfattista.